Il Kiev-gate punto per punto
Ecco chi ci perde e chi ci guadagna dopo lo scoppio dell’ultimo intrigo internazionale che coinvolge Donald Trump
La prima vittima del Kiev-gate non è Donald Trump, ma il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky. Al telefono con il tycoon ha criticato gli alleati Merkel e Macron e, ora che la conversazione è stata resa pubblica dalla Cia, deve ricucire. La seconda vittima è «Sleepy Joe» Biden: le consulenze ucraine da 50 mila dollari al mese del figlio Hunter, su cui Trump ha chiesto a Zelensky d’indagare a fondo, rischiano di rivelarsi politicamente letali proprio come lo furono le mail private per Hillary Clinton nel 2016. Lo scandalo intanto favorisce nella corsa alle primarie democratiche la senatrice Elizabeth Warren, che si è battuta in prima linea affinché venisse avviata la procedura d’impeachment. Paradossalmente, Trump potrebbe uscire rafforzato dalla vicenda, come accaduto per il Russia-gate, quando la percentuale di elettori a favore del magnate aumentò a mano a mano che emergevano nuove accuse. Oggi dai sondaggi trapela che circa la metà degli americani non ritiene necessario l’impeachment.
A differenza del Russia-gate, però, questa volta la situazione appare più delicata. Trump è accusato di abuso di potere per aver tentato di ottenere dal presidente ucraino informazioni contro Biden allo scopo di infangarlo e di inquinare la campagna elettorale del 2020. Il tutto, in cambio di aiuti nella guerra che il Paese dell’Est sta conducendo contro i separatisti filorussi del Donbass. Spetta ora alla Commissione giustizia del Congresso indagare sull’accaduto: nel caso in cui emergessero elementi validi a sostegno dell’accusa, la richiesta di impeachment verrà votata alla Camera, a maggioranza dem. Se approvata, il processo si sposterà al Senato, dove sono i repubblicani però ad avere il controllo. Trump dunque, al momento, non sembra correre rischi concreti, mentre i sondaggi di Gallup attribuiscono al tycoon un indice di approvazione del 43 per cento (era il 46).
Comunque andrà, il Kiev-gate non influenzerà solo il duello tra repubblicani e democratici in vista delle elezioni presidenziali del 2020. Lo scandalo impatta anche sul braccio di ferro tra Pechino e Washington e su quello in corso tra Usa e Iran. Questo mese, Cina e Stati Uniti s’incontreranno di nuovo per provare a trovare un accordo che ponga fine alla guerra dei dazi; mentre, per evitare che si arrivi allo scontro diretto, Teheran chiede alla Casa Bianca di revocare le sanzioni unilaterali imposte al Paese mediorientale dopo aver abbandonato l’accordo sul nucleare. La speranza è che, in seguito al passo falso commesso con Zelensky, il magnate riveda la sua strategia di politica estera.