C’era una volta un ghiacciaio
Il dramma della valanga che minaccia Courmayeur? Solo l’ultima fotografia di una serie di viaggi che non faremo più
Una valanga alta come un grattacielo (250 mila metri cubi di ghiaccio) minaccia Courmayeur e la Val Ferret. Il ghiacciaio Planpincieux sta scivolando troppo a valle: le autorità valdostane, già in ansia per la stagione invernale, hanno deciso di evacuare alcune baite e chiudere la strada comunale. Il premier Conte, dal summit dell’Onu sul clima, ha commentato: «L’allarme del Monte Bianco deve scuoterci». Stando all’Ipcc, il comitato scientifico sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite, l’80 per cento dei ghiacciai europei non resisterà fino al 2100. Quello sulla Marmolada, dice il Cnr, avrebbe solo 25 anni di vita.
Il climate change ci rovinerà la settimana bianca? Se lo è chiesto provocatoriamente il fotoreporter vicentino Marco Zorzanello: il suo progetto Tourism in the Climate Change Era documenta l’impatto del riscaldamento globale sulle nostre abitudini vacanziere e sarà presentato al Festival della Fotografia Etica di Lodi (dal 5 al 27 ottobre). Gli scatti testimoniano la «rivoluzione artificiale» delle Dolomiti: «Prima si glissava sull’argomento, oggi la neve artificiale è un vanto per le località montane. In vacanza nessuno vuole vedere deluse le aspettative: pretendiamo di sciare a tutti i costi». Ad altre latitudini, c’è persino chi ha intuito nuovi business: in Canada, Islanda, Groenlandia è boom di tour tra «iceberg in via d’estinzione». Da St. Anthony, Terranova (duemila anime che diventano ventimila in estate) per 50 dollari puoi instagrammare il climate change.