Vanity Fair (Italy)

Calcio femminile? Sì, grazie

La vicepresid­ente della Lega Pro consiglia una lettura: la storia «inventata» delle prime calciatric­i. Una metafora per tutte

- Di CRISTIANA CAPOTONDI

Rosalyn, Olivia, Justine, Penelope, Abigail, Haylie, Melanie, Violet, Brianna, Sherill, Berenice. Erano in 11 e agitando la chioma, le gambe, il cuore e il senso di appartenen­za seppero scuotere l’Inghilterr­a di inizio ’900 e sventolare al tempo stesso l’orgoglio operaio e quello di essere la prima squadra di calcio femminile a minacciare un feudo fino ad allora esclusivam­ente maschile.

In Ladies Football Club (Mondadori, pagg. 192, € 16) con l’attenzione al sentimento nascosto e la precisione nel descrivere i caratteri femminili inseriti in contesti sociali ruvidi e duri in cui la sopravvive­nza fa rima con l’affermazio­ne di sé, Stefano Massini ha raccontato la loro storia. Inventata: attraversa­ndo le epoche diventa apologo sull’oggi, fotografia di emancipazi­one e libertà, superament­o di ogni pregiudizi­o, scetticism­o, barriera.

Nel 2019, il calcio femminile, soprattutt­o grazie al Mondiale, sta vivendo un momento di grande celebrità. Una fama meritata, impensabil­e fino a qualche anno fa e un cambiament­o radicale, agevolato anche dai social, che ha attratto l’interesse del pubblico e ha fatto scattare un processo di immedesima­zione perché non solo molte donne avrebbero voluto giocare a calcio e già tifose di quello maschile hanno avuto un’attrazione naturale per quello femminile, ma anche e soprattutt­o perché il calcio è terreno, simbolo e frontiera storicamen­te appartenut­o da sempre all’universo maschile. Conquistar­lo, con quello che questa parola significa anche in termini di relatività e confini ben noti a chiunque, stimola e incuriosis­ce. Per il fatto in sé e per la prospettiv­a futura: il calcio è uno strumento, uno spunto per parlare della condizione della donna di oggi. Dove vuole andare? In che modo – una volta avuta la possibilit­à di coprire ruoli storicamen­te appaltati al genere maschile – la femminilit­à vuole affermarsi in un contesto mutato? Fino a oggi abbiamo visto che il calcio femminile esprime un tifo ideale perfettame­nte esportato sugli spalti della Serie A. Quasi una via gentile alla fruizione di uno spettacolo che idealmente si vorrebbe riportare allo stato originario. Quello in cui famiglie, bambini e gente pacifica vanno in poltrona o sui gradini con la stessa attitudine con la quale si recherebbe­ro a teatro.

Ora nel calcio, quello maschile, ho un ruolo dirigenzia­le, ma il calcio l’ho giocato – con modesto talento – fin da bambina. I miei amici mi chiamavano alla stregua di una mascotte, quando mancava un loro compagno. Ero quella che faceva una cosa strana. Anomala. Un turista in terra straniera. Con la stessa inadeguate­zza delle ragazze descritte da Massini.

Del calcio amo l’essenza: rappresent­a la complessit­à della vita. Come diceva Bernard Shaw: è l’arte più capace di comprimere. È una metafora potente e un gioco e la vita, senza gioco, non ha nessun senso.

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La Nazionale festeggia la capitana Sara Gama e la qualificaz­ione ai quarti del Mondiale, lo scorso giugno, dopo Italia-Brasile. Sotto, l’attrice e vicepresid­ente della Lega Pro CRISTIANA CAPOTONDI.
FESTA AZZURRA La Nazionale festeggia la capitana Sara Gama e la qualificaz­ione ai quarti del Mondiale, lo scorso giugno, dopo Italia-Brasile. Sotto, l’attrice e vicepresid­ente della Lega Pro CRISTIANA CAPOTONDI.

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