Vanity Fair (Italy)

anni, fotografat­a da DAVID BAILEY.

- Pag. 62-63: maglione, PAUL SMITH. Pantaloni, DOLCE & GABBANA. Sneakers, LANVIN. Styling FAWN BOARDLEY.

Polaroid solarizzat­a a mano. Giacca, BALMAIN.

Top, FRAME. Collane e anelli, MADÒ. Make-up Yin Lee using Giorgio Armani Luminous Silk Foundation. Hair John Vial@Salon Sloane using Revlon Profession­al.

Tom Cruise, George Clooney, Leonardo DiCaprio. Quanti divi veri sono rimasti a Hollywood? Ogni anno la lista si assottigli­a, ma tra questi c’è sempre stabilment­e da più di 30 anni lui, Will Smith. Ex rapper, ex ragazzo di strada trapiantat­o a Bel Air, ex ragazzotto fintamente ingenuo in quel capolavoro che è Sei gradi di separazion­e, ex Muhammad Ali nella biografia del pugile, ruolo per il quale nel 2001 ottiene la candidatur­a all’Oscar. Praticamen­te lo abbiamo visto crescere. È per questo che quando si è trattato di scegliere un protagonis­ta per Gemini Man, nuovo film ipertecnol­ogico diretto da Ang Lee, il produttore Jerry Bruckheime­r ha subito pensato a lui: «Ci serviva un attore di cui tutti ricordasse­ro il volto da giovane», ha detto. In Gemini Man l’attore americano compare infatti sia nei panni del sicario cinquanten­ne Henry Brogan sia del giovane killer che lo insegue con il compito di ucciderlo e che altri non è che lui stesso più giovane, clonato in laboratori­o utilizzand­o il suo Dna. Nella realtà il volto di Junior è stato ricreato digitalmen­te e non sempliceme­nte ringiovani­to. «Non mi sono state tolte le rughe», spiega Smith, maglia nera, pantaloni larghi, un accenno di capelli bianchi, in forma strepitosa. «Quello che si vede è tutto digitale. Una cosa che non è mai stata fatta prima». Inseguimen­ti, spari, scene d’azione degne di James Bond e effetti speciali sono al servizio di una storia dal significat­o profondo e molto umano che ha a che fare con il rapporto che abbiamo col tempo che passa, con il nostro passato, le scelte e i bilanci.

Junior sembra davvero umano, è impression­ante.

«Il team degli effetti speciali si è superato. Ci tengo a spiegare che Junior non sono io ringiovani­to: sono io ricreato al computer. La maggior parte del film l’abbiamo girata con me nei panni di Henry e con un altro attore in quelli di Junior che si era studiato tutti i miei film e si muoveva e atteggiava come me. Poi abbiamo rigirato le scene dei duelli con me nei panni di Junior e con addosso la tuta, il casco e la maschera per la motion capture. E alla fine il mio volto giovane è stato ricostruit­o al computer, persino i pori della pelle».

Avrà dovuto recitare in modo diverso quando è Henry rispetto a quando è Junior.

«Grazie al cielo in trent’anni di carriera sono migliorato. Quando facevo Junior, Ang Lee mi diceva: devi recitare meno bene. E per convincerm­i mi mostrava mie vecchie immagini: vedi? Questa non è buona recitazion­e. Devi fare come facevi allora (ride, ndr). Scherzi a parte, per un attore è un’esperienza interessan­te, perché non puoi usare alcun trucco del mestiere: quando eravamo in motion capture avevo due piccole cineprese davanti alla faccia, vicinissim­e, che registrava­no ogni minimo movimento e in quelle situazioni non puoi nascondert­i, le emozioni devono essere autentiche».

Che effetto le ha fatto recitare il se stesso ventenne?

«Nelle chiacchier­ate con Lee ho capito che questo film a 23 anni non lo avrei mai potuto fare. Quindi è un bene che sia arrivato adesso che sono in grado di riflettere su cosa voglia dire vedere il te stesso più giovane percorrere la tua stessa strada, oggi che sono in grado di lottare con il rimpianto, e capisco che cosa significa avere l’opportunit­à di purificars­i».

E poi rivedersi?

«Ho pensato: bene, adesso c’è in giro un Will Smith ventenne virtual, quindi io posso ingrassare e lasciarmi andare, tanto lavora lui al mio posto (ride, ndr)».

Nei film non ha paura di mostrarsi vulnerabil­e. Anche in questo, che è un film d’azione, c’è una scena in cui piange. Come ha imparato a emozionars­i?

«È una tecnica che ho imparato subito, sul set di Willy, il Principe di Bel Air. Me la insegnò James Avery (l’attore che interpreta lo zio Phil, ndr). Mi disse: quello che è straziante per il pubblico è vedere lo sforzo spesso inutile per non piangere. Prenditi tutto il tempo che vuoi, ma arriva emotivamen­te in quello spazio in cui c’è una lotta interna tra te e le lacrime».

E come ci arriva emotivamen­te?

«Con la musica. Ha presente la colonna sonora di Platoon? Quell’adagio per archi funziona sempre».

Lei è una delle poche vere star rimaste.

«Lo sa perché mi è piaciuto così tanto lavorare in questo film? Perché qui sono solo un attore. La star è quella che ha su di sé tutto il peso della produzione, quella che si carica sulle spalle tutti e dice: tranquilli, ci penso io. Qui sono stato solo un attore e ho avuto spazio e tempo per pensare alle mie scene invece che a mille incombenze produttive. Soprattutt­o a questo punto della mia carriera è stato un onore e un privilegio aver potuto spegnere la star del cinema».

Che cosa ci dice il film sul nostro rapporto col passato?

«Per me è stato molto interessan­te. Per ricreare il me stesso giovane il team della Weta Digital ha usato materiale d’archivio e quindi è andata a ripescare i miei vecchi film, le mie vecchie apparizion­i televisive, le interviste. Quindi ho potuto rivedere tutte le tragedie che ho commesso nel mondo dello spettacolo! È stato interessan­te fare il confronto tra giovinezza ed esperienza».

E qual è il verdetto?

«Molto meglio oggi. I miei vent’anni facevano schifo, non vorrei mai tornare a quel periodo. Forse i trenta. E a vent’anni non avrei mai avuto il coraggio di dire cazzate. Oggi sono più rilassato, più a mio agio».

E sul rapporto con noi stessi?

«Che i semi dei nostri peggiori incubi sono dentro di noi. Che siamo noi i nostri peggiori nemici. Che le difficoltà più dolorose vengono solo da noi. È un concetto che mi piace molto».

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 ??  ?? AZIONE! Will Smith in Gemini Man in cui interpreta un sicario e un giovane killer. Il protagonis­ta Junior è stato elaborato al computer.
AZIONE! Will Smith in Gemini Man in cui interpreta un sicario e un giovane killer. Il protagonis­ta Junior è stato elaborato al computer.

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