Storia di una leader
Non vuole essere «il migliore degli uomini», né una leader sola al comando. Con femminilità e fiducia nel team, Hildegard Wortmann ha raggiunto la vetta di un mondo tradizionalmente maschile, quello dei motori
È a bordo di un monopattino elettrico che Hildegard Wortmann fa il suo ingresso nel gotha dell’auto. Infatti, fin dal debutto ufficiale sul palco del Salone di Francoforte la nuova supermanager di Audi ha fatto capire che c’è aria di novità. Classe Õ66, tedesca nella determinazione, mediterranea nei colori, è una delle pochissime ladies ai vertici di un settore tradizionalmente maschile. Ma è anche la prima donna in assoluto a entrare nel «board», ambitissimo consiglio d’amministrazione del colosso dei motori, che l’ha voluta a dirigere le vendite e il marketing a livello globale. Insomma, una che ci sa fare, e che ce l’ha fatta. Restando se stessa, come racconta: «Non ho mai cercato di essere il miglior uomo in pista. I Am What I Am», avvicinando al gergo sportivo i versi di Gloria Gaynor, un’altra wonder woman. Dopo aver mosso i primi passi nella moda (Calvin Klein) e un breve passaggio nel food (Unilever), ha esordito nell’automotive vent’anni fa (BMW) e, infine, da luglio è arrivata in Audi. «Ho deciso di lavorare in questo mondo, perché ho sempre amato profondamente le auto. E adoro guidarle tutte, dalla Audi R8 alla piccola A1».
Che sensazione dà portare un bolide da 330 km/h, come la R8?
«Fantastico. Sentire la velocità mi dà molta energia e amo la sensazione di avere il controllo sul volante. Ma sono anche molto attenta al design delle auto: per esempio, la nuova e-tron GT è incredibilmente bella. Per me è già leggenda».
E le elettriche, quindi?
«Sono certamente il futuro. Se mi chiedono di e-tron, spingo sempre la gente a salire a bordo e semplicemente guidare. Quando escono dall’abitacolo, hanno un sorriso stampato e la tipica reazione è: “Non me l’aspettavo!”. È tutto così facile e fluido. Noi di Audi, entro il 2025 avremo 30 modelli elettrificati. Questo significa che qualunque auto un cliente stia cercando può trovare la sua soluzione».
Un cambiamento epocale.
«Sì. Ha presente lo slogan “All’avanguardia della tecnica”? Bene, è un asset forte, legato nel passato con quello che era tecnicamente (im)possibile allora. Oggi, ispirandoci al nuovo “spirito” della società, è arrivato il momento di ridefinire il vorsprung, l’avanguardia, per il marchio Audi».
Come lo farete?
«Ascoltando, sfruttando al massimo i canali digitali, che ci consentono di avere una relazione one-to-one e feedback istantanei dai clienti. Inoltre, è importante comunicare nel modo giusto l’elettrificazione e, quindi, e-tron. Che usiamo come un ombrello per ridefinire il brand: quello che quattro (la distintiva trazione integrale, ndr) era per Audi nel passato, e-tron lo è per il futuro. Una nuova icona».
È difficile per una donna lavorare in un mondo così maschile?
«A volte. Ma allo stesso tempo è una grande chance, perché puoi suonare la tua musica. L’importante è trovare il tuo modo personale di farcela e rimanere autentica, altrimenti non hai nessuna credibilità. Io ho sempre cercato di restare femminile, nel linguaggio e nell’emotività. Sono come sono».
Avverte la responsabilità del pioniere?
«Ho feedback entusiastici sul fatto di essere la prima nel board. E l’industria ora è pronta per l’ingresso di nuove donne. In generale, il mondo dell’auto sta diventando attraente come Apple, come Amazon. Basta guardare ai nostri design center e agli sviluppi della guida autonoma: roba forte. Audi per me è l’azienda più innovativa dove lavorare al mondo».
Ha un motto?
«Ho creato un hashtag: #llex, cioè listen, learn, exchange. E lo porto nei meeting coi giovani talenti dell’azienda, con cui ci sono tavoli di dialogo sempre aperti. Per me è importante capire i millennials. E operare in una modalità di ascolto e scambio continuo. Ho casa in Germania, a Ingolstadt, ma viaggio tutto il tempo, dagli Stati Uniti alla Cina… Vivo “on the road”, proprio per poter ascoltare le necessità dei vari mercati».
E cosa ha capito dell’Italia?
«Ho partecipato alla 1000 Miglia tre volte e conosco abbastanza bene l’Italia. Ogni volta che attraverso il Brennero mi sento subito diversa. Lo stile di vita, le sensazioni… Da voi c’è una grande passione per le auto, per il design e un’attenzione spasmodica al dettaglio, che non si trova in altri mercati. Così, avete avuto reazioni entusiastiche di fronte alle linee della nuova Audi Q3 Sportback e, certamente, sarà lo stesso con la e-tron GT».
Cos’è oggi il lusso?
«Oggi non è più una questione di dimensioni. Ha a che fare con la qualità e con quello che tu, personalmente, consideri importante. Per esempio la A1 citycarver, avendo un bellissimo design e tanta tecnologia all’interno, per me è l’eccellenza: ha tutto quello che mi serve. Allo stesso modo per i viaggi più lunghi il lusso è lo spazio che ti offre la A8».
La sfida più grande vinta?
«Quando sono arrivata in Audi ero da sola ed ero una sconosciuta. Quindi, dovevo ricominciare daccapo e costruire da zero tutti i rapporti: farmi conoscere dai membri del mio team e imparare a fidarmi di loro. Credo che la fiducia sia la più alta forma di coraggio. E serve coraggio per affrontare le sfide, tutte».
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