Vanity Fair (Italy)

EDITORIALE

- di Simone Marchetti

Tutto è nato da una copertina sbagliata. Luglio 2019, le vacanze sembrano vicine ma invece sono lontanissi­me. Fa caldo e Milano inizia a essere deserta. Ambra ha appena lasciato il set e mi arrivano i primi scatti del servizio di cover. Capisco subito che c’è qualcosa che non va. Succede, a volte. Ed è inevitabil­e. Passano due settimane di prove, di telefonate, di tentativi. Ma la copertina proprio non funziona. Si decide così di ripetere da capo il servizio. Parlo con Ambra al telefono: c’è un po’ di nervosismo nella sua voce, ma riusciamo a capirci e a darci un’altra opportunit­à.

Salto temporale, fine settembre. Arrivo sul set con una valigia e un portabiti. Sono di nuovo in partenza per un viaggio ma ci tengo a essere presente mentre si scattano le prime fotografie. È mattina presto e Ambra è al trucco. Iniziamo a parlare ed è come ritrovare un’amica che non vedevi da tempo. Tutto fila liscio: le pose, le luci, i racconti. Servizio fotografic­o e intervista sembrano fondersi. Succede, a volte. È la magia di Vanity Fair.

Ottobre. Domenica mattina presto. Il cellulare si illumina mentre bevo un caffè. È un messaggio vocale di Ambra.

Nel timbro della sua voce c’è tutto: Non è la Rai, il cinema, il teatro, la radio. Un flusso di ricordi, immagini e parole che abbraccia quasi trent’anni di spettacolo. Ambra dice che ci tiene a ringraziar­e. Che quando le cose vanno bene, quando funzionano, non basta farlo una volta. «Mi fa bene ringraziar­e più volte», racconta con quel misto di semplicità e poesia che è poi la cifra del suo personaggi­o.

Lo fa spesso, racconta nell’intervista che trovate in questo numero: dire cose belle, ringraziar­e, mandare un mazzo di fiori a sua madre, fare una sorpresa inaspettat­a a un’amica. Gesti di ordinaria generosità. Piccole attenzioni che cambiano tutto, soprattutt­o negli equilibri delle persone che amiamo, che ci stanno intorno e di cui spesso ci dimentichi­amo.

E voi, quand’è l’ultima volta che avete detto grazie due o tre volte? O che avete fatto qualcosa di straordina­riamente gentile e inaspettat­o?

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