TV Modern Love: storie di amori bipolari
Nella vita ha sofferto di depressione, in Modern Love Anne Hathaway è una donna con un disturbo mentale, in cerca dell’uomo della sua vita. E ha un messaggio per noi
Dopo essere diventata un podcast, Modern Love, una delle rubriche più popolari del New York Times, ora è anche una serie tv, disponibile su Amazon Prime dal 18 ottobre. Partita nel 2004 sul quotidiano, era nata con l’idea di raccontare l’amore e le relazioni sotto ogni punto di vista attraverso una selezione di racconti inviati alla redazione. Storie diversissime l’una dall’altra come lo sono quelle degli otto episodi, ognuno dei quali con personaggi e cast differenti.
Protagonista del terzo è Anne Hathaway che, finora, aveva frequentato raramente le serie, «ma non per una strategia particolare», spiega al telefono. «Infatti, appena ho letto la sceneggiatura di Modern Love ho detto di sì immediatamente». Il suo personaggio, Lexi, è l’immagine della donna in carriera: vive in un bell’appartamento a New York e va a fare la spesa al supermercato vestita come se fosse uscita da un episodio di Sex and the City, trucco perfetto e paillettes. Anche perché è convinta che il reparto frutta sia il posto giusto per trovare l’uomo della sua vita. Il problema, lo scopriamo presto, è che soffre di sindrome bipolare: un giorno si sente euforica, un altro non riesce ad alzarsi dal letto, ostaggio delle reazioni chimiche del suo cervello.
Anne Hathaway da ragazza aveva sofferto di depressione «e non mi sono mai vergognata di parlarne, ma non è la ragione che mi ha spinto a interpretare questo personaggio». Soffrire di bipolarismo è un’altra cosa, spiega. «E, secondo me, tutti possiamo immedesimarci in Lexi perché chiunque sa che cosa significa avere alti e bassi. Ma è vero anche che vorrei che questa storia ci aiutasse a riflettere: non diamo abbastanza ascolto alle persone con disturbi mentali. C’è un giudizio generalizzato nei loro confronti. Eppure, ognuno di noi sa che cosa significhi. O per averne sofferto o per aver avuto una persona cara affetta da un problema del genere».
Aggiunge che questo ruolo «è stato più difficile di quanto avessi immaginato. Alla fine ero stanchissima. Di solito sono piuttosto brava a recuperare energie, ma stavolta mi sono dovuta fermare a letto per un paio di giorni. Sentivo che il mio cervello aveva bisogno di prendersi una pausa, elaborare l’esperienza». Ne è valsa la pena? «Assolutamente. Mi piace immaginare che le persone si emozioneranno mentre guardano la serie accoccolate sul divano con qualcuno che amano. Il che vuol dire anche da sole».