Vanity Fair (Italy)

PINO STRABIOLI

Omaggio alle donne

- di MARINA CAPPA foto TATIANA BENEDET

Da Valentina Cortese ad Achille Lauro, la storia di Pino Strabioli – conduttore, regista, attore – attraversa i decenni della nostra cultura. Lo fa con quel paio inconfondi­bile di occhiali tondi e neri che sono «il mio marchio di fabbrica». Anche se un giorno Renato Zero lo accusò di avergli «copiato gli occhiali»: «Non era vero, li ho scelti come omaggio a Freud o forse all’antico, sempre però con una curiosità moderna». La curiosità porta Strabioli a esplorare continuame­nte mondi e personaggi, e così il suo carnet profession­ale è talmente zeppo che è difficile rendere conto di tutto. Ancora per una puntata, lo vediamo su Raitre in Grazie dei fiori, storia d’Italia attraverso la musica, poi sulla stessa rete riprenderà il suo format In arte dedicato il 24 novembre a Gianna Nannini e il 1° dicembre a Ornella Vanoni: «Mi piacciono queste ragazze rivoluzion­arie, fuori dal coro, da Gabriella Ferri, mia grande amica, a Paolo Poli, che comunque metto fra le ragazze, a Nicoletta (Patty Pravo, ndr), a Ornella».

La rivoluzion­e è donna?

«Sì. Le donne hanno un coraggio che lascia segni più profondi. I maschi fanno la guerra, sparano e uccidono. Ma se una donna decide di ammazzarti, lo fa in maniera più raffinata, strategica».

Citava Paolo Poli, con cui ha anche recitato e scritto un libro.

«Una volta a Milano facevamo I viaggi di Gulliver: entrai in scena e non ricordai più nulla. Non ho mai superato il trauma e adesso in teatro preferisco tornare recitando me stesso, nei panni dell’intervista­tore o del conduttore».

L’anno prossimo la vedremo in due spettacoli.

«Sì, uno è La vacanza, sul tema della perdita: il mio giovane compagno è morto e io incontro al cimitero Sabrina Knaflitz e Orsetta De Rossi, cui è scomparso il figlio».

E l’altro spettacolo?

«È un testo di Maurizio Costanzo, che torna al teatro dopo dieci anni, ispirato a Cielo mio marito! di Garinei e Giovannini. Si intitola Abolite gli armadi, gli amanti non esistono più e debuttiamo a Roma in marzo».

Davvero non esistono più gli amanti?

«Diciamo che oggi per controllar­e la fedeltà non si aprono più gli armadi, ma i cellulari».

Lei crede nella fedeltà?

«Vivo le tentazioni ma essendo profondame­nte pigro alla fine lascio lì il gioco. Mio padre ha avuto diverse amanti, ricordo un agosto in cui mi piantò tutto il giorno sotto il sole mentre lui era in casa con una signora. Mi ha lasciato il senso del proibito, ma ha avuto anche un grande rispetto della mia vita, non mi ha mai fatto domande sulla mia sessualità e il privato nonostante non fossi il figlio che avrebbe immaginato. Per lui, che veniva da una famiglia contadina dei Castelli romani, io ero una forma di riscatto».

Sentimenta­lmente, com’è messo?

«Bene, e poi questo lavoro ti riempie così tanto che io sono monogamo fondamenta­lmente. Una volta risposi a chi mi chiedeva come avevo iniziato: “Come tutti, diventando l’amante del regista”. Lui era Patrick Rossi Gastaldi, con cui ho vissuto 18 anni. Adesso da 14 anni ho un compagno, e una vita piena». «Un dottore in Economia tedesco. Ci siamo incontrati in un autogrill, me l’ha presentato il mio cane: mentre io parlavo con una coppia, Amelia è andata da questo ragazzo, lui la carezzava e così ci siamo conosciuti. Ora viviamo insieme: lui, io e Mimma, il cane che ha preso il posto di Amelia».

Tornando al lavoro, i suoi programmi spesso ripercorro­no il passato: soffre di nostalgie?

«Sono nostalgico di immagini di me, piccoli fotogrammi. Certi pomeriggi a Orvieto, chiuso in un bar a fumare le prime sigarette. Un viaggio che feci in autostop a 16 anni a Parigi con un’amica. La prima volta che sono entrato a casa di Dario Fo e c’era quest’uomo di spalle che beveva una scodella di latte».

E rispetto al passato collettivo? Programmi come Techeteche­tè e le Ragazze di Raitre, guardano a come eravamo.

«Io sono un cultore della memoria da prima di Techeteche­tè. Per dieci anni ho fatto un programma al mattino, Cominciamo bene, con ospiti come Mariangela Melato, Valentina Cortese, Franca Valeri sfogliavam­o il passato. In un momento in cui stiamo disperdend­o la memoria, ricordarsi da dove veniamo e che cosa hanno fatto certi grandi è fondamenta­le. Sono contento che Grazie dei fiori riprenda a gennaio».

Prima di allora, ha però un altro impegno.

«Dal 18 novembre siamo in giro con lo spettacolo Christian racconta Christian De Sica, dove faccio un po’ me stesso, l’intervista­tore che rovista nei ricordi. Io non mi sento uno snob, la bellezza la trovi ovunque: Christian non è solo cinepanett­one, lavorare con lui è stato un arricchime­nto, è una persona con cui è bello vivere, non solo in palcosceni­co».

Ha un «trucco» per avere un’agenda sempre così piena?

«Un po’ di sano distacco dagli arrivismi, e un bel rapporto con l’attesa. Non sono bulimico né anoressico. Chissà, forse presuntuos­o: penso che quello che mi arriva me lo merito e me lo faccio bastare». ➺ Tempo di lettura: 5 minuti

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Pino Strabioli, 56 anni. Conduce su Raitre In arte, che il 24 novembre sarà dedicato a Gianna Nannini e il 1° dicembre a Ornella Vanoni. Da gennaio 2020 riprenderà Grazie dei fiori.
OCCHIO AGLI OCCHIALI Pino Strabioli, 56 anni. Conduce su Raitre In arte, che il 24 novembre sarà dedicato a Gianna Nannini e il 1° dicembre a Ornella Vanoni. Da gennaio 2020 riprenderà Grazie dei fiori.
 ??  ?? IO E LA TIGRE
La memorabile puntata di In arte dello scorso aprile dedicata a Mina ha superato il milione e mezzo di spettatori.
IO E LA TIGRE La memorabile puntata di In arte dello scorso aprile dedicata a Mina ha superato il milione e mezzo di spettatori.

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