Fenomenologia della trap
Chi sono i trapper? Ivan Carozzi studia il fenomeno trap in un libro. Spoiler: c’entrano i paninari, Berlusconi e la crisi economica
Probabilmente ve ne eravate già accorti, ma da un po’ di tempo qui è tutta trap. Il sottogenere oscuro e sovversivo del rap americano è diventato un’ossessione pop per il pubblico italiano. Si è scritto tantissimo su Sfera, Ghali, Dark Polo Gang, ma nessuno lo aveva fatto come Ivan Carozzi, che con L’età della tigre (Il Saggiatore, pagg. 224, € 19) fa una analisi approfondita del genere più venduto e discusso della discografia recente.
«Da una parte c’è chi lo stigmatizza moralisticamente, dall’altra chi coccola i vari Achille Lauro, sparandogli in faccia i riflettori della tv. In mezzo c’è un deserto, poche voci che s’incaricano di provare un ragionamento più complesso», spiega Carozzi. Né con lo Stato né con i trapper, il metodo del libro è comprendere senza mescolarsi. «Diventare adulti in un mondo mobile e accelerato significa trovare una posizione rispetto al nuovo immaginario, all’impronta lasciata dalle generazioni che si succedono. Una volta c’eri solo tu, poi ti accorgi che arrivano altri, che distruggono e ricompongono la forma del mondo».
L’età della tigre è fatto di camminate per Milano e digressioni incrociate, da Bret Easton Ellis a Calvin &
Hobbes, fino all’ombra di Berlusconi. «In Italia, e a Milano, la trap ha trovato terreno fertile per via del berlusconismo e di vecchie sottoculture metropolitane come i paninari». Non ci sono mai spiegazioni semplici alle mode culturali, ma accanto al consumismo allevato dalla tv commerciale, nella diagnosi Carozzi mette lo stagno economico in cui l’Italia si è trovata negli anni in cui si affermavano i trapper: «Il welfare è crollato, nelle periferie c’è sofferenza, ma pure una grande vitalità; i ragazzini, come tanti piccoli Trump, recitano la parabola del riscatto individuale che si realizza col denaro e gli status symbol».
Il bilancio dello scrittore, alla fine, è affettuoso, come quello di un professore di liceo idealista. «Nei trapper vedo grande ignoranza, detto con una parola brutale e antipatica, ma pure desiderio di sapere, conoscere, leggere. Come in quella scena di Martin Eden in cui Marinelli confessa alla ricca fanciulla borghese la sua sete di conoscenza. I trapper sono spesso dei Martin Eden».