Torna bambino
Nel sequel del capolavoro di Kubrick è Danny, oggi adulto ma con lo stesso potere della «luccicanza». Per calarsi nei suoi panni, Ewan McGregor ha dovuto superare due prove. La prima (difficile): la paura. La seconda (facile): tornare bambino
Di persona, il primo tratto di Ewan McGregor che colpisce è la gentilezza. Un garbo dal sapore antico come le Highlands ai piedi delle quali è nato, parte del clan Gregor, 49 anni fa. Poi naturalmente arriva all’orecchio l’accento, che ha ancora qualche reminiscenza scozzese ma che dopo trent’anni di carriera a teatro, al cinema e in tv, ha acquisito una sonorità più elegante, quasi nobile. Indossa un maglioncino color verde petrolio, di lana ruvida.
Ewan McGregor sarà il 31 ottobre al cinema con Doctor Sleep, dall’omonimo romanzo di Stephen King, seguito del famosissimo Shining. Una bella sfida quella di proporre al cinema il sequel di uno dei capolavori horror degli anni Ottanta nato dalla collaborazione di menti geniali come Stephen King, Stanley Kubrick e Jack Nicholson. Ora Warner Bros., il regista Mike Flanagan e lo stesso McGregor hanno deciso di accettarla, quella sfida. L’attore interpreta la versione adulta di Danny, il bambino dal caschetto biondo che nella memoria collettiva di chiunque abbia un’infarinatura di cinema percorre in triciclo i corridoi dell’Overlook Hotel.
«Sono passati quarant’anni», dice McGregor. «Dan lavora in un ricovero per anziani. Ha sempre cercato di tenere nascosto il suo shining, il potere che gli permette di leggere nella mente delle persone e di avere premonizioni. È convinto che sia stato proprio quel dono a fare impazzire il padre». La storia cambierà profondamente quando Dan Torrance incontrerà una ragazza, Abra (interpretata da Kyliegh Curran, 14 anni) con poteri simili ai suoi. «Adoro lavorare con i ragazzi, vedere la meraviglia attraverso i loro occhi, quella che noi adulti non vediamo più. Dovremmo tutti cercare di ricordare l’entusiasmo dei nostri anni giovanili, sarebbe tutto più facile». Per la verità, qualche rapporto difficile con i più giovani McGregor lo ha sperimentato. Con la figlia Clara, per esempio, che nel recente divorzio dei genitori ha preso le parti della madre Eve, anche pubblicamente, via social network. La richiesta di divorzio d’altra parte era arrivata in famiglia come un fulmine a ciel sereno, dopo 22 anni di matrimonio e quattro figlie. Il ruolo di rovina-famiglie è toccato a Mary Elizabeth Winstead, quattordici anni più giovane di lui, incontrata sul set della serie tv Fargo.
Quando uscì al cinema Shining, Ewan McGregor aveva solo 9 anni. «Non lo vidi subito, ero troppo piccolo, lo studiai ai tempi della scuola di arte drammatica e poi l’ho rivisto recentemente, prima di girare questo film. Le cose cambiano, certi approcci e scene possono pure sembrare datati, eppure la paura che suscita è sempre la stessa». I lettori di Stephen King si dividono in due categorie, gli appassionati e chi proprio non riesce a superare l’ansia che i suoi romanzi produce. L’attore scozzese fa parte di questa seconda: «Non amo aver paura, infatti non ho mai letto molto di lui, forse non dovrei confessarlo, non mi fa onore». Prima di leggere Doctor Sleep e Shining (in questa sequenza, il contrario dell’ordine naturale), l’attore e regista aveva letto solo Christine, ai tempi della scuola. «A quei tempi vivevo in una casa per studenti e dividevo la stanza con un amico. Una notte stavo leggendo e non riuscivo a smettere, saranno state le tre del mattino. Il mio amico si sveglia e mi chiede se sto bene, che gli stavo mandando delle strane vibrazioni, disse proprio così». Insomma, lo shining, il potere premonitore ipotizzato da King, forse esiste davvero, ma fra Shining e Doctor Sleep ci sono alcune differenze: la prima è la storia di un alcolista, la seconda è quella di una persona che è ormai uscita dalla dipendenza. «Dan è alcolizzato come suo padre, ma ora ha conquistato la sobrietà». Anche McGregor racconta con orgoglio la sua decisione, avvenuta anni prima, di smettere di fumare e bere: «Ricordo una notte, al pub con gli amici. Raccontavamo di quanto volevamo bene ai nostri figli e ricordo di aver pensato: se è così perché siamo qui? Domani nessuno di noi sarà in grado di aiutarli. Non ho nulla contro chi beve, è solo qualcosa che io ho deciso di non fare più, mi ci è voluto un po’ di tempo per crescere». Per tornare bambino invece è bastato frequentare il set di Shining, ricostruito esattamente come quello di Kubrick, quarant’anni prima. «Tutti noi abbiamo reagito attraverso due stadi: il primo in cui ci sembrava di essere in chiesa, con lo stesso livello di reverenza e silenzio. Il secondo in cui è sopraggiunto il gioco e abbiamo iniziato a fare a turno per usare il triciclo di Danny. Una sera, dopo le riprese, siamo tornati tutti bambini».
È un momento molto prolifico per l’attore scozzese, che dopo Doctor Sleep sarà nelle sale, a febbraio, con Birds of Prey, il film che racconta l’emancipazione del personaggio Harley Quinn, interpretata da Margot Robbie, dell’universo DC Comics. «È un film molto femminista, molto ben scritto, uno sguardo sulla misoginia del mondo».
Indie come Trainspotting, blockbuster come Guerre stellari, commedie, fumetti e horror: Ewan McGregor ha esplorato tutti i generi. «Mi faccio guidare dall’istinto. Un giorno un agente mi disse che avrei dovuto fare un film per me stesso e uno per gli affari. No. Tutti i film che faccio li faccio perché sono buoni. Sono fortunato perché riesco a dare da mangiare ai miei figli facendo solo quello che voglio. Così posso godermi due vite: quella sul set e quella fuori dal set».
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