Vanity Fair (Italy)

ESHKOL NEVO

Periferia

- GEOGRAFIA DELLE EMOZIONI — di ESHKOL NEVO

Dunque, cosa proponi?

Lei si appoggiò al muro. Sul suo pigiama, vicino alla manica, c’era un buco. Non piccolo. Lui non l’aveva mai notato prima.

Lei prese un respiro, e poi parlò.

Sono dieci anni ormai che cerchiamo di restare a galla, disse. Ma non va.

Anche per gli altri non va, rispose lui.

Gli altri sono gli altri, ribatté lei. E noi siamo noi. Un insegnante di liceo e una arteterape­uta, senza nessun sostegno da parte della famiglia.

Dunque cosa proponi? Sii concreta.

Di fare un cambiament­o drastico. Ridurre una spesuccia qua e una là non basta.

Vale a dire?

Non ti piacerà.

Parla.

Trasferirc­i dai tuoi.

*

Aveva lasciato la casa dei genitori, in periferia, appena concluso il servizio di leva. Senza aspettare un minuto. Non che i suoi genitori fossero particolar­mente crudeli. Suo padre non lo frustava con la cinghia dei pantaloni, e sua madre non era una superstite della Shoah affetta da furie incontroll­abili. Entrambi volevano soltanto il suo bene, eppure gli facevano male.

Lo tiravano indietro. Era quello il problema. Sentiva che ciascuno dei due teneva una corda trasparent­e conficcata nella sua schiena e ogni tanto lo tirava all’indietro. E in basso. Alla vita spenta che loro avevano scelto di vivere. Che volevano vivesse anche lui.

*

Solamente fino a quando ci saremo sistemati, gli promise, potrai spostarti in treno, aggiunse, non sono stata io a parlare con i tuoi genitori, spiegò, sono stati loro a parlare con me.

A convincerl­o non furono le sue parole, fu il buco. Sulla manica del pigiama. Da quando l’aveva notato, non riusciva più a non badarci. Quando vedi un buco, di fatto non stai vedendo un buco, vedi l’assenza di quello che ci dovrebbe essere al suo posto. Perciò dopo una settimana che vedeva l’assenza di quello che avrebbe dovuto esserci le disse d’accordo.

*

Traslocaro­no d’estate. Al secondo piano, che suo padre aveva aggiunto alla casa ed era stato affittato fino a poco prima. I bambini si abituarono in fretta. Nel giro di una settimana avevano degli amici. Come i suoi amici d’infanzia, li chiamavano a giocare a calcio nel campetto. Le reti nel campetto erano ancora strappate, e Yehuda il matto era sempre lì dietro la recinzione con la tuta della Adidas e un fischietto in bocca. Senza fischiare. Odelia trovò lavoro in due scuole d’infanzia, e lui prendeva due treni per arrivare al suo liceo. Alla fin fine doveva convenire che il trasferime­nto dalla grande città era stato positivo per tutti. Lo scoperto in banca aveva smesso di crescere. Lui e Odelia litigavano meno. I bambini sembravano tranquilli. Avrebbe potuto essere felice, non fosse stato per un dettaglio.

*

La prima volta che successe lei commentò che non doveva darci peso, sono cose che capitano a tutti.

La seconda volta, lui spiegò che era stanco. I treni. Lo sfinivano. La terza volta, lei si rintanò nella sua parte del letto e rimase in silenzio; poi alla fine chiese, non ti piaccio più?

Ma figurati, mi piaci da impazzire, le rispose la verità.

L’indomani lei andò a comprarsi un pigiamino sexy. Senza buchi. Era commovente. Ed eccitante. Gli mostrò il pigiama sexy in sala, mentre i bambini erano giù dai suoi genitori. Lui voleva alzarsi dal divano e strapparle via tutti i bottoni. Ma quando lo fece, quando si alzò davvero…

Mi dispiace, si scusò. Non sei tu, è la periferia.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy