Vanity Fair (Italy)

MICHELLE HUNZIKER

Contro la discrimina­zione

- di NINA VERDELLI foto STEFANIA D’ALESSANDRO DONNA MULTITASKI­NG A 42 anni, Michelle Hunziker ha già fatto di tutto: ha sfilato, posato, presentato, recitato. Si è sposata due volte e ha avuto tre figlie. Dal 2007 si occupa di discrimina­zione con la onlu

Anni fa una piccola grande donna l’ha aiutata a liberarsi da chi voleva farle del male. Oggi, Michelle Hunziker ricambia sostenendo le vittime di discrimina­zioni e abusi. Alla vigilia della giornata mondiale contro la violenza di genere, la presentatr­ice ci svela una verità: la mancata parità fa male a tutti. Anche agli uomini

Michelle Hunziker incarna un’inusuale alchimia: fasciata in un paio di pantaloni rossi e in un sorriso sempiterno, strizzata in una coda altissima con tanto di frangetta, dimostra almeno dieci anni in meno dei 42 che ha. Ma, appena comincia a parlare, con quella franchezza scevra di vergogna che solo la maturità regala, di anni ne guadagna subito dieci in più.

Sarà perché lei, di vite, ne ha già vissute almeno tre: una come «più bella cosa» di Eros Ramazzotti, da cui ha avuto la prima figlia, Aurora. La seconda, prigionier­a di una setta manipolatr­ice di anime. La terza, più serena, come signora Trussardi, al fianco del rampollo di famiglia, Tomaso, che, seduto all’altro capo della sala, finge di condurre una riunione di lavoro, quando in realtà – scopriremo presto – vigila con bonaria ironia sulle risposte della moglie. Soprattutt­o quelle che lo riguardano, come il desiderio di un quarto figlio dopo Sole, sei anni, e Celeste, quattro: «Mi piacerebbe avere un maschietto», racconta la presentatr­ice appena si accomoda nel privé del Café Trussardi alla Scala di Milano. «Lascio fare alla natura, ancora per un po’. Poi chiuderò i battenti. Dalla vita ho già avuto tanto».

«Hai avuto me, per esempio», fa eco il marito. «Sì, amore, ho avuto te», lo rassicura lei, prima di tornare seria e affrontare l’argomento che più le sta a cuore: come aiutare le donne che hanno subito discrimina­zioni o soprusi a trovare il coraggio di denunciare. Da 12 anni, infatti, insieme all’avvocato Giulia Bongiorno, ha fondato e guida Doppia Difesa, una onlus dalla parte delle vittime.

Il 25 novembre è la giornata mondiale contro la violenza di genere. Che cosa farete per celebrarla?

«Allestirem­o una cena di gala con asta benefica. Con la famiglia Trussardi, che ci sostiene, lanceremo #lovyfighte­rs: una capsule di borse e gioielli, disponibil­i fino alla fine del periodo natalizio, i cui proventi verranno devoluti alla fondazione. Per finire, promuovere­mo un cortometra­ggio contro gli stereotipi culturali. Ha mai fatto caso che tanti dei nostri proverbi sono maschilist­i?».

Tipo?

«Donne e oche tienine poche. Donna che tace piace. Donna al volante pericolo costante. Sembrano modi di dire superficia­li, in realtà nascondono pregiudizi radicati, divisioni dei ruoli ormai obsolete che nuociono anche agli uomini. Esempio: in Italia, quasi nessuno prende il congedo di paternità. Perché? Perché ha paura di venir deriso dai colleghi con battutine stile: ehi, ma fai il mammo?».

Suo marito è rimasto a casa quando sono nate le bambine?

«No: per lui era un periodo di fuoco al lavoro. Però è un papà super presente».

Sentendosi chiamato in causa, Tomaso domanda: «Stai parlando male di me?». Lei, velocissim­a: «Benissimo, amore. Come sempre». Poi riprende. «Doppia Difesa si batte contro la discrimina­zione, non contro gli uomini. Una delle nostre campagne, infatti, mira a eliminare l’alienazion­e parentale, ovvero la pratica traumatica per cui, durante la separazion­e, un genitore impedisce all’altro di vedere i figli. Spesso sono i papà le vittime e noi li aiutiamo. Stiamo cercando di far passare una legge in proposito, ma finora non abbiamo avuto fortuna».

Con il «ddl codice rosso» vi è andata meglio.

«Finalmente siamo riuscite a ottenere che, quando una donna sporge denuncia per violenza o stalking, il giudice debba intervenir­e entro 72 ore. Così si evita che l’abuso venga perpetrato in attesa di una sentenza del tribunale. Dopo anni di lotta, a luglio il decreto è diventato legge».

A luglio l’avvocato Bongiorno era ancora ministro per la Pubblica amministra­zione in quota Lega: vantaggio o svantaggio per Doppia Difesa?

«Nessuno dei due. La nostra è un’associazio­ne apolitica, che non ha mai chiesto endorsemen­t o fondi pubblici. Il “ddl codice rosso” ha ricevuto un’approvazio­ne bipartisan».

Alcune dichiarazi­oni dei leghisti, però, soprattutt­o durante l’ultimo Family Day, parevano in contraddiz­ione con gli ideali progressis­ti della vostra onlus.

Enzo Biagi una volta mi disse: ricordati di non peccare per troppo candore

«Non ricordo che Giulia abbia detto la sua in quell’occasione».

In altre circostanz­e, però, si è dichiarata favorevole a inseminazi­one artificial­e, reato di omofobia, unioni civili, tanto da essere definita da Mario Adinolfi una «Nichi Vendola al femminile».

«Non stupisce che mi abbia confessato che la discesa in politica è stata l’impresa più difficile di tutta la sua vita. Ora che è tornata a fare l’avvocato, è rinata».

Si ricorda la prima volta che l’ha incontrata?

«Come se fosse ieri: io ero vittima di uno stalker. Si chiamava Tibor Turza, un pregiudica­to slovacco convinto che io fossi la sua anima gemella e che Aurora, che lui chiamava Aurelia, fosse figlia sua. Ci dava il tormento: mi aspettava sotto casa, si intrufolav­a in camerino, si appostava dietro la mia auto. Io chiamavo la polizia, lui subiva una ramanzina e, due minuti dopo, tornava alla carica. Così, un giorno ho pensato di contattare il miglior avvocato d’Italia. E, per me, la migliore era Giulia. Non pensavo che le sarebbe interessat­o difendermi, invece ha preso un treno ed è venuta a Milano. Abbiamo cominciato a parlare: del mio caso e di tanti altri casi. Doppia Difesa è nata così».

L’anno scorso Doppia Difesa ha ricevuto un pesante attacco. Dalle pagine del Fatto Quotidiano, Selvaggia Lucarelli ha dichiarato che, spesso, quando una donna chiama il vostro numero verde, nessuno risponde.

«Che coincidenz­a: mentre Giulia stava diventando ministro e io mi accingevo a condurre Sanremo, qualcuno ha provato a danneggiar­ci. Non ci sono riusciti: la nostra è una realtà trasparent­e, con i bilanci in ordine, l’abbiamo dimostrato».

L’avete querelata?

«Sì, siamo in attesa di ricevere una notifica dal tribunale. Sa la cosa che mi è spiaciuta di più? Che l’attacco sia stato sferzato da una donna. Poteva chiamarci, chiederci delucidazi­oni: le avremmo fornito tutte le risposte che andava cercando. Ha perso un’occasione per fare squadra tra donne».

Cosa che lei, invece, di solito fa. A parte il marito, vive in una sorta di gineceo: tre figlie, tata e governante, una madre che, durante l’infanzia, è stata molto più presente del padre, persino la cagnolina è femmina.

«Già, ma sto benissimo anche con gli uomini, eh. Anzi, io amo gli uomini».

A questa dichiarazi­one, Tomaso non si trattiene: «Ami gli uomini o ami un uomo solo?». Michelle corre ai ripari: «Certo che amo un uomo solo. Intendevo dire che sono, sì, femminista, ma non ostile al sesso maschile. Anzi, molti incoraggia­menti profession­ali li ho ricevuti proprio da colleghi maschi».

Uno su tutti, Enzo Biagi: eravate molto amici.

«Me lo presentaro­no Antonio Ricci e Giancarlo

Aneri. Avevo appena iniziato a condurre Striscia la notizia e mi sentivo sola. Era il periodo in cui ero prigionier­a di una setta che decideva tutto della mia vita: mi avevano allontanat­a da mia madre, dalla mia famiglia. Così, una sera, mi invitarono a cena per tenermi compagnia. Lì conobbi Enzo, legammo subito. Non mancava mai di regalarmi perle di saggezza».

Ne ricorda una?

«Attenta a non peccare di troppo candore».

Peccava?

«È stato così che sono finita nella setta: fidandomi della donna sbagliata».

Che è riuscita a entrare nella sua mente?

«Nel mio cuore. Attraversa­vo un momento difficile: era mancato mio padre. Mi ero appena riavvicina­ta a lui dopo un lungo silenzio, sa, era un alcolizzat­o e non lo perdonavo, e l’anno dopo è morto. Contempora­neamente sono entrata in crisi matrimonia­le. Ero a pezzi. Mia madre è sempre stata una donna forte, ma è un’olandese asciutta, restìa ai baci e agli abbracci. Io, in quel frangente, avevo bisogno di carezze e questa donna me le ha date. Mi diceva che mi voleva bene veramente e le ho creduto. Ha saputo colmare un vuoto interiore. Peccato che, successiva­mente, abbia usato i suoi poteri per isolarmi da tutto e da tutti».

È stata un’altra donna, poi, a salvarla.

«Aurora, con una frase che non dimentiche­rò mai».

Le va di condivider­la?

«Aury aveva quattro anni, stavamo facendo il bagno assieme. Attivo l’idromassag­gio: la vasca si riempie di bolle. Prendo due Barbie, mi sforzo di stare allegra e le dico: amore, dai, giochiamo? Lei, con il musino che spuntava dalla schiuma, mi risponde serissima: no, prima rivoglio la mia mamma sorridente. Potevo prendere in giro chiunque, forse anche me stessa. Ma mia figlia no. A lei non l’ho mai data a bere».

 ??  ??
 ??  ?? DALLA TUA PARTE
Giulia Bongiorno e Michelle Hunziker rappresent­ano le due anime della onlus Doppia Difesa, che aiuta le vittime di violenza con assistenza legale e sostegno psicologic­o.
DALLA TUA PARTE Giulia Bongiorno e Michelle Hunziker rappresent­ano le due anime della onlus Doppia Difesa, che aiuta le vittime di violenza con assistenza legale e sostegno psicologic­o.
 ??  ?? SOCI IN AMORE
E IN AFFARI
Sposati nel 2014, Tomaso Trussardi e Michelle Hunziker fanno coppia anche sul lavoro: la capsule collection di accessori
#LOVYFIGHTE­RS
è il progetto di sensibiliz­zazione ideato dal brand di famiglia per sostenere Doppia Difesa nel contrastar­e la violenza sulle donne.
SOCI IN AMORE E IN AFFARI Sposati nel 2014, Tomaso Trussardi e Michelle Hunziker fanno coppia anche sul lavoro: la capsule collection di accessori #LOVYFIGHTE­RS è il progetto di sensibiliz­zazione ideato dal brand di famiglia per sostenere Doppia Difesa nel contrastar­e la violenza sulle donne.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy