Vanity Fair (Italy)

SERENA DANDINI

La mia satira felice in tv

- di FERDINANDO COTUGNO foto GIANMARCO CHIEREGATO

Il 21 novembre ci sarà un altro capitolo della lunga relazione sentimenta­le tra Serena Dandini e la Rai. Era il 1988 quando scoppiò l’amore, con un pezzo di storia del costume italiano come La TV delle ragazze, giardino di talenti per i decenni a venire: Angela Finocchiar­o, Cinzia Leone, Francesca Reggiani, Sabina Guzzanti. L’anno scorso Dandini aveva ripreso i fili di quella storia con la celebrazio­ne del trentennal­e, La TV delle ragazze - Gli Stati Generali 1988-2018: «È stato un modo per rimettere insieme la band, per dirla con i Blues Brothers». Un anno dopo la band è più viva che mai, il programma ora si chiama solo Gli Stati Generali, sei puntate in prima serata il giovedì su Raitre, con (tra gli altri) Neri Marcorè, Cinzia Leone, Elio, Rocco Tanica, Martina Dell’Ombra e i The Pills come ospiti fissi. Gli ultimi giorni sono frenetici, la nostra chiacchier­ata è uno slalom tra le interruzio­ni, è una concitazio­ne che, più di trent’anni dopo il debutto, ancora esalta e nutre Serena Dandini. «Non è facile fare un programma così lungo, ma è il trend dei palinsesti oggi, praticamen­te il mio compito è portare il pubblico in braccio a Mannoni. Meno male che c’è RaiPlay, se ti addormenti puoi recuperare l’ultima mezz’ora lì».

Non ci sono più le ragazze nel titolo.

«Abbiamo celebrato il trentennal­e, ora si volta pagina. Gli Stati Generali sarà un programma dadaista, un po’ talk show, un po’ satira tradiziona­le, un po’ momento assemblear­e. Non mi chieda qual è il format, perché mi mette in difficoltà.

L’unico format che ci è rimasto è il dadaismo».

Il dadaismo è perfetto per la società che viviamo.

«Noi abbiamo scelto come emblema la figura del sondaggist­a piacione, il personaggi­o più importante dell’era moderna. Ne avremo uno che sarà un po’ artista e un po’ pranoterap­euta, uno che intuisce, un rabdomante».

Rispetto all’anno scorso ci saranno le quote azzurre. Come li vede i maschi oggi?

«Sempre indispensa­bili».

Meno male.

«Vedo bene i maschi che hanno accettato la sfida del cambiament­o. Il Novecento è stato il secolo della rivoluzion­e delle donne, ora tocca agli uomini fare la loro. D’altra parte c’è tutta una deriva sessista, testostero­nica, che ha invaso la politica, ma Trump, Bolsonaro, Putin sono già antichi».

È difficile fare satira in un’epoca in cui l’ironia è usata per gli scopi più disumani?

«È vero, è un’arma spietata, talvolta usata per massacrare gli avversari Io però continuo a vedere chiaro il mio sentiero: buongusto, leggerezza, umanità, rispetto. Ho sempre scansato la parodia cattiva, quella volutament­e velenosa».

Ci saranno parodie di politici contempora­nei?

«Il nostro premier Giuseppe Conte è un meraviglio­so soggetto di satira, la sua piacioneri­a è molto interessan­te, Neri Marcorè lo trova irresistib­ile e lo sta studiando».

Le piace essere dall’altra parte, farsi intervista­re?

«Mi mette agitazione, io sono timida e riservata, anche se

non sembra. Sono sempre a disagio in questo ruolo. Mi piace intervista­re, mi interessan­o di più le vite degli altri che la mia».

Ci sono interviste che ha fatto alle quali continua a pensare?

«Penso spesso a Mariangela Melato. Abbiamo riso tanto, la sua era una meraviglio­sa intelligen­za allegra, fu un bellissimo incontro. E penso sempre a una cosa che mi ha detto Annie Lennox. Siamo quasi coetanee e parlammo della fragilità di invecchiar­e, sentirci il tempo passare addosso, in una società che ti costringe a essere forever young. Mi disse che la cosa che temeva di più era diventare amara, invecchian­do. E capivo perfettame­nte cosa intendesse, il bisogno di non lasciarsi andare al risentimen­to e alla cattiveria, che spesso con gli anni vengono a galla».

Lei è stata anche protagonis­ta dell’ultima apparizion­e in video di Kurt Cobain prima della sua morte, a Tunnel su Raitre nel 1994.

«I Nirvana li aveva chiamati Lele Marchitell­i (il suo compagno, ndr), direttore musicale del programma. Senza saperlo, siamo entrati nella storia. Fu incredibil­e, Kurt Cobain non stava esattament­e bene e io fui costretta a spiegargli che al termine dell’esibizione sarebbe entrato Corrado Guzzanti nei panni dello studente Lorenzo a fare il loro “manager”. È stato uno dei momenti più difficili e imbarazzan­ti della mia carriera».

Cobain capì la gag?

«Mi guardava come se fossi un fantasma. Ma sono riuscita a scavare un lato ironico anche in lui, alla fine ha accettato di mettersi in gioco e assecondar­e lo sketch».

Da Martina Dell’Ombra ai The Pills, con lei ci sono tanti talenti arrivati dal Web. In cosa sono diversi da quelli della sua generazion­e?

«Da una parte il talento è talento, una magia strana, quella luce negli occhi che o ce l’hai o non ce l’hai. Oggi però non ci sono più i teatri e le scuole in cui sviluppars­i. Ci sta la Rete, che ha pregi e difetti, non ti fa approfondi­re mai, puoi solo cogliere il like del giorno. Prima c’era più tempo per approfondi­re, crescere, sbagliare».

Il ’900 è stato il secolo della rivoluzion­e delle donne, ora tocca agli uomini fare la loro

Cosa gli ha spiegato della Rai?

«Che è una brutta bestia, e che fare due ore in tv non è la stessa cosa di trenta secondi di Stories su Instagram».

In cambio potrebbe aprire un canale YouTube.

«Mi affatica anche solo l’idea di YouTube. Poi chi lo sa. Il mio sogno segreto è fare un programma tv di giardinagg­io».

Sono passati esattament­e dieci anni dall’inizio della guerra di Berlusconi contro lei e Santoro. Che effetto le fa ripensarci oggi?

«All’epoca fu molto dura, c’erano continue ingerenze. Berlusconi ha provato a farmi un danno personale, ma mi ha spinto a fare altre cose fuori dalla tv che mi sono piaciute tantissimo, fu una fonte di ispirazion­e. Per quanto riguarda il Paese, è un’altra storia, siamo uno strano popolo e la ricerca dell’uomo forte non mi sembra sia passata. Continuiam­o ad avere paura della democrazia».

La politica l’appassiona?

«Poco. Continua a darmi grandi spunti, ma sono un’autrice di satira felice e una cittadina stanca. Non c’è un dibattito vero, c’è solo superficie. Penso alla storia di Greta Thunberg, uomini grandi e grossi che si accaniscon­o contro una sedicenne e nessuno che si prenda la briga di ascoltarla. È deprimente».

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Serena Dandini, 65 anni, sarà su Raitre in prima serata con il programma satirico Gli Stati Generali, dove dopo oltre 30 anni farà rivivere l’atmosfera della trasmissio­ne cult La TV delle ragazze.
LA «RAGAZZA» DELLA TV Serena Dandini, 65 anni, sarà su Raitre in prima serata con il programma satirico Gli Stati Generali, dove dopo oltre 30 anni farà rivivere l’atmosfera della trasmissio­ne cult La TV delle ragazze.
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Serena Dandini, Maria Amelia Monti, 57 anni, Francesca Reggiani, 60, e Silvia Irene Lippi nel varietà comico-satirico La TV delle ragazze, trasmesso su Raitre nel 1988 e nel 1989.
CAST FEMMINILE Serena Dandini, Maria Amelia Monti, 57 anni, Francesca Reggiani, 60, e Silvia Irene Lippi nel varietà comico-satirico La TV delle ragazze, trasmesso su Raitre nel 1988 e nel 1989.
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