“Santa Subito”, Perché l’Amore Non Sia Mai Reato
Santa Scorese è stata uccisa sul portone di casa, accoltellata dall’uomo che le prometteva amore. Le aveva chiesto di scegliere tra la Chiesa e la vita, tra la fede in Dio e la propria libertà. Ma Santa, una ragazza di Bari all’epoca ventitreenne, non si era piegata al volere di quello sconosciuto, impazzito per la sua bellezza ancora giovane, per i capelli corti e lo sguardo acceso. Santa Scorese, un’attivista cattolica dedita al volontariato e alla spiritualità, aveva raccontato ai genitori come le attenzioni del figuro si fossero fatte morbose. Per tre anni, dal 1988 al 1991, la sua famiglia ha provato a denunciare, a chiedere aiuto, a pretendere che la propria bambina fosse protetta. Ma le parole sono cadute al vento. E Santa, vittima di stalking prima che questo fosse reato, s’è spenta nella notte tra il 15 e il 16 marzo 1991, mormorando appena il proprio perdono. A raccontarne la storia, attraverso lo strumento, sublime e potente, che è il cinema d’autore, è, oggi, Alessandro Piva, regista di Santa Subito. Il film è uno dei dieci titoli prodotti attraverso il Social Film Fund con il Sud, progetto promosso da Apulia Film Commission e Fondazione Con il Sud e finanziato a valere su risorse del Patto per la Puglia FSC 2014-2020 “turismo, cultura e valorizzazione delle risorse naturali”. La pellicola, un documentario accolto con gioia dalla famiglia della vittima e insignito alla Festa del Cinema di Roma con il Premio del Pubblico Bnl, ha saputo rispondere con estrema cura e bellezza all’esigenza di raccontare il Sud Italia attraverso i fenomeni sociali che lo caratterizzano. A riprova di come il cinema non debba essere (solo) intrattenimento.