Luci eco e #vanitychallenge
Da Roma a Londra, ci si attrezza: ecco le luminarie delle feste che minimizzano l’impatto ambientale
Il rispetto per l’ambiente passa anche dalle luminarie che decorano le strade. In piazza San Pietro, complice l’attenzione per la natura di papa Francesco, si sono accese non soltanto le luci di albero e presepe ma, con un «clic» da un iPad, è stata inaugurata la nuova illuminazione a led di facciata e cupola: tutto a basso impatto energetico, regolabile nell’intensità per ridurre gli sprechi. La parola d’ordine è sostenibilità, sebbene il numero delle luci aumenti sempre di più ed è sfida tra città: quest’anno «Spelacchio», come ormai viene chiamato l’albero di Natale simbolo di Roma dopo che quello del 2017 è morto poco dopo la piantumazione (sotto, alcuni abeti di Natale in Ontario: qui per 150 mila alberi tagliati ne vengono ripiantati 200 mila), supera quello ben più noto davanti al
Rockefeller Center di New York: il romano è decorato con 80 mila luci led, contro le 50 mila dell’americano.
Parigi invece punta sul riciclo, riutilizzando sugli Champs-Élysées le illuminazioni del 2018, tutti led rossi, con una particolare regolamentazione delle emissioni di calore nell’aria. Ma le luminarie più «green» arrivano da Londra: a Carnaby Street i festoni luminosi da un marciapiede all’altro, tutti a risparmio energetico, hanno un messaggio eco-friendly. Sono ispirati al tema della protezione dei mari, con installazioni realizzate in materiali riciclati che rappresentano coralli, alghe e cavallucci marini, mentre sulle illuminazioni campeggia la scritta «Carnaby x Project Zero», dal nome del programma a impatto zero adottato dal quartiere londinese.