Vanity Fair (Italy)

La mia ricetta per il successo

- di SIMONE MARCHETTI foto EMANUELE FERRARI servizio LUCA STEFANELLI

Non si offende se le danno della superficia­le. Va su tutte le furie se si mette in dubbio la sua onestà. L’influencer dei record Giulia De Lellis ci regala la sua personalis­sima ricetta per il successo. E per mandare avanti una relazione con un certo Andrea...

Anch’io lo potevo fare. È la solita frase. La frase di sempre. Ieri serviva per criticare le opere di Andy Warhol, perché «cosa ci vuole a mettere una zuppa del supermerca­to su un quadro?». Oggi si pronuncia contro gli influencer, perché «cosa ci vuole a farsi un selfie sponsorizz­ando un rossetto?». «Tanto alla fine succede sempre la stessa cosa», ci racconta Giulia De Lellis, «loro criticano me e io non critico loro. Poi mi siedo e aspetto. Perché, alla fine, è sempre una questione di tempo». 4,4 milioni di follower su Instagram, imprenditr­ice digitale dai guadagni stellari, ex corteggiat­rice del programma tv Uomini e donne. Poi co-autrice di uno dei libri più letti e venduti dell’anno, Le corna stanno bene su tutto. Ma io stavo meglio senza!, un successo da 120 mila copie. Eppure in tanti continuano a snobbarla, a non invitarla, a sostenere che lei, come molti influencer, sia uno degli emblemi della decadenza contempora­nea.

Cos’ha da dire a chi denigra quello che fa?

«La verità? Penso che molte volte abbia ragione. Perché tante mie colleghe, non tutte ma tante, si vendono e basta. Per cinque o diecimila euro sono pronte a sponsorizz­are tutto, anche le cose che non amano, anche quelle che non si metterebbe­ro mai. Invece la mia storia insegna altro: empatia e autenticit­à».

Ci spieghi meglio.

«Non mi offendo se qualcuno mi scambia per superficia­le. Mi offendo se qualcuno mi dà della venduta. Io non ho mai mostrato, promosso o esposto qualcosa che non mi convinceva, che non ho provato per prima, che non ho amato io stessa. L’onestà, l’empatia, l’autenticit­à di quello che faccio mi hanno portato dove sono. In quanti possono dire la stessa cosa? In quanti davvero credono nel lavoro e amano tutto quello che promuovono? Forse bisognereb­be partire da lì, dal profondo rispetto che hai per quello che fai, per capire il cambiament­o dei social, la rivoluzion­e in atto e forse anche un po’ del mio talento».

Che chiarezza di idee. Sempre stata così razionale?

«Sempre. E fin da bambina. Mia madre mi chiamava “la vecchietta pluriquara­ntenne”. Detestavo stare coi miei coetanei e preferivo i pigiama party con le amiche di mia sorella, che ha 12 anni più di me. I miei compagni d’infanzia? I bambolotti che vestivo e agghindavo nei miei negozi immaginari. Non c’era verso di farmi fare quello che non volevo. I miei spingevano per il nuoto? Io ribattevo con la danza. Però una volta ho dovuto soccombere».

Quando?

«Le scuole superiori: mia madre mi iscrisse al liceo classico. E io odiavo greco e latino. Ma era la scuola più vicina

a casa. L’altra, quella di moda, distava un’ora e mezzo di autobus. Così mi mandò a ripetizion­i da una professore­ssa, Simonetta. 50 euro all’ora. Io ero arrabbiata con me stessa perché non riuscivo a digerire l’idea che lei spendesse soldi per una cosa che non mi piaceva. Allora feci così: delle due ore passate ogni settimana con Simonetta, una la trascorrev­o con lei, l’altra nella libreria sotto casa sua. Era un posto bellissimo: vendevano riviste e libri di moda, con tanto di cartamodel­li e tessuti. Un paradiso per me. Peccato che un pomeriggio Simonetta mi becca lì, mi chiede cosa faccio e perché mia madre non è ancora arrivata. Crolla il castello di carte, mi metto a piangere, le racconto tutto. Lei chiama la mamma, parlano per mezz’ora, mentre io aspetto in corridoio. Il giorno dopo vengo trasferita dal liceo classico alla scuola di moda a un’ora e mezzo di autobus».

Sua madre quindi l’ha messa sulla strada del successo...

«Mia madre mi ha fatto capire che non puoi giudicare la tua passione. Devi solo seguirla. Contro le convenzion­i e contro chi ti mette il bastone tra le ruote. Quando impari questa cosa, smetti anche di giudicare gli altri. Perché è tanto facile giudicare, soprattutt­o sui social. Ma costruire una cosa, anche sui social, è tutt’altra cosa».

Lei ha iniziato a costruire se stessa in television­e.

«È successo tutto per caso. Non volevo nemmeno andare al provino di Uomini e donne. Poi, invece, lì ho imparato quello che la vita di tutti i giorni non ti insegna: ad aspettare. Dovevi attendere il tempo di dichiarart­i, di corteggiar­e, di essere corrispost­a. È una cosa che non si capisce dall’esterno. È una cosa che ti insegna molto».

E che ti toglie anche molto visto com’è andata a finire...

«Ma che c’entra! Un rapporto che non funziona è sempre brutto. A 20 anni, poi, è il mondo che finisce. Ricordo il momento esatto in cui l’ho capito: in Kenya, all’alba di una mattina spettacola­re. Eravamo insieme, io e lui (il dj Andrea Damante, conosciuto durante Uomini e donne, ndr), su una mongolfier­a. Sotto di noi la savana, gli animali, un panorama mozzafiato. Però lo stavo guardando da sola, anche se c’era lui accanto a me. Così vicino, così lontano. In quel momento ho capito che l’amore non basta. Mi sono detta: benvenuta nel mondo degli adulti, Giulia!».

Com’è il mondo degli adulti?

«Diverso, difficile, complicato. È un mondo dove capisci che l’amore non basta».

Ha scritto un libro su questa faccenda.

«Non sono una stupida e non mi sento una scrittrice. Quando mi hanno proposto il libro ho detto no. Poi ne ho parlato con mia madre. Lei mi ha detto: “Hai una storia da raccontare, non preoccupar­ti di essere una scrittrice”. Così ho iniziato a collaborar­e con Stella Pulpo. Ci vedevamo ogni domenica e lunedì. Tante sigarette, divano e balcone, un fiume di chiacchier­e. Stella non mi ha mai giudicata, è stata come una seduta d’analisi. Sa qual è la cosa più bella di quel libro?».

Qual è?

«Le lettere che mi sono arrivate dopo. Una su tutte: una ragazza incinta che ha lasciato il fidanzato e futuro padre di suo figlio perché non la rispettava né le voleva davvero bene. Una scelta dura e importante. Un atto d’amore verso se stessa».

Come passa le sue giornate?

«Mi sveglio presto, poi faccio colazione. Le mie cose preferite in assoluto. Da lì inizia la mia giornata lavorativa. Il video di buongiorno per i miei follower. Abito a Lugano con il mio fidanzato (il pilota motociclis­tico Andrea Iannone, ndr). Prendo la macchina e vado a Milano. Arrivata si iniziano le riunioni con il mio staff o con i clienti. E si alternano meeting e set fotografic­i. Sono una maniaca del controllo. E voglio sempre avere l’ultima parola su tutto. Chiedo consigli, ovviamente. Ma se una cosa non mi convince, si fa come dico io. Il mio team è la mia famiglia, stiamo insieme tanto tempo, voglio bene a tutti. Se faccio tardi resto a Milano, altrimenti torno a Lugano da Andrea».

Andrea però viaggia molto. Come fate a stare insieme?

«Ci rispettiam­o. E quindi rispettiam­o le passioni dell’altro. Io le sue gare. Lui i miei set. Appena posso salto sull’aereo e vado dove corre. È sempre in giro per il mondo».

La mette in ansia il lavoro che fa?

«Certo che sì. Una volta, quando l’ho visto cadere, mi si è fermato il cuore. In pista i rumori sono assordanti, non sentivo più niente. Poi l’ho visto rialzarsi, mi sono detta, si sarà rotto un dito o una gamba ma almeno è vivo. Sto male sempre ma non glielo dico. Perché la passione non si giudica né

Quando Andrea corre in moto sto male. Ma non glielo dico: la passione non si ferma

si ferma. Però non deve farmi diventare gelosa, quello no».

Altrimenti cosa succede?

«Non sono ridicola, però se certe donne non hanno rispetto di me, allora mi è capitato anche di dare una botta a qualcuna. Per fortuna non c’era nessuno a riprenderm­i!».

Però sarà successo anche a lei di ricevere avances...

«Ovvio. Vale la stessa cosa per me. Del resto, siamo un po’ focosi tutti e due».

Ma c’è qualcosa di cui Giulia De Lellis ha paura?

«Oltre alle malattie e alla morte, mi spaventa l’idea di alzarmi un mattino e vedere che tutto è finito. Non essere più apprezzata. Sparire dall’attenzione di chi mi ha fatto diventare quella che sono. Non avere più nessuno che ascolta le mie parole. Alla fine, sono nata in un programma di storie. E oggi spero di continuare a raccontare storie. Storie autentiche, storie mie. Sono loro che mi hanno fatto arrivare dove sono. Il resto è una conseguenz­a. Solo una conseguenz­a».

 ??  ?? NESSUNO LA FERMA PIô
Classe 1996, romana cresciuta a Pomezia, Giulia De Lellis ha esordito come corteggiat­rice nel programma tv Uomini e donne. Oggi, con 4,4 milioni di follower solo su Instagram, è una delle imprenditr­ici digitali italiane più seguite sui social.
NESSUNO LA FERMA PIô Classe 1996, romana cresciuta a Pomezia, Giulia De Lellis ha esordito come corteggiat­rice nel programma tv Uomini e donne. Oggi, con 4,4 milioni di follower solo su Instagram, è una delle imprenditr­ici digitali italiane più seguite sui social.
 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy