Vanity Fair (Italy)

Non ditemi «come sei bella»

In «Gomorra» e in «Baby» ha dimostrato di saper interpreta­re personaggi complessi: per questo l’attrice napoletana non sopporta i provini dove le chiedono solo di essere bella. E ora si sente più libera recitando a teatro

- di GIANMARIA TAMMARO foto NICOLA DE ROSA

L’infanzia in punta di piedi: «Ho cominciato a studiare danza classica quando avevo 4 anni. Abitavo a Portici. In questa scuola ho passato circa quindici anni della mia vita. Quando stavo per diplomarmi mi sono infortunat­a al ginocchio, ma sono comunque riuscita a passare l’esame. Dopo il diploma, quando ho ripreso gli allenament­i, l’infortunio si è aggravato e mi sono dovuta fermare. Per un anno ho fatto fisioterap­ia, e in quel periodo mi sono avvicinata alla recitazion­e». Denise Capezza, classe ’89, napoletana, si divide tra palcosceni­co e piccolo schermo. Ha lavorato nella Gomorra di Sky e in Baby di Netflix. Il 21 dicembre sarà al Teatro Sannazaro di Napoli, protagonis­ta di After the end. «Fin da bambina, mi è sempre sembrato di interpreta­re dei personaggi. Mi veniva spontaneo esprimere quello che provavo. E per me, passare dalla danza alla recitazion­e è stato naturale».

Il suo esordio è stato in Turchia, in una serie televisiva.

«Sono partita da sola. Ero felice. Passavo tutto il giorno sul set, dove gli attori erano un po’ meno viziati. Alcune volte, le scene arrivavano il giorno prima delle riprese. Giravamo un episodio a settimana, ma erano dei veri e propri film. Mi è capitato di lavorare dalle 8 del mattino fino alle 8 del mattino del giorno dopo».

Che cosa le ha lasciato quell’esperienza?

«Sono cresciuta come artista e come essere umano. Integrarsi con una cultura completame­nte diversa dalla tua ti aiuta a sviluppare la capacità di convivere con gli altri, di capirli. Istanbul è una città meraviglio­sa, ricca di arte e di cultura».

Ma?

«La situazione politica è sempre stata sul filo del rasoio, complicata. Ho conosciuto artisti e persone che si sono sempre schierati contro la politica di Erdogan rischiando la vita. Ero in Turchia durante le manifestaz­ioni di Gezi Park. La gente scendeva in piazza con passione. Quel movimento è diventato il simbolo della lotta per la democrazia. E io ho vissuto quella parte di Turchia».

In che senso?

«Supporto il coraggio di quelle persone che manifestan­o nonostante tutto, nonostante il pericolo. In Italia tendiamo a dare per scontate molte cose».

Dopo la Turchia, è tornata a Napoli.

«Sono rientrata perché un’altra serie che avevo girato, ambientata in Kurdistan, era stata fermata; raccontava una storia tra curdi e turchi, e dopo tre episodi la produzione non era riuscita a trovare un distributo­re. In quel momento ho deciso di tornare qui. Mi è stato proposto il provino per Gomorra e quando ho ottenuto la parte sono stata molto contenta».

Perché?

«Gomorra è stata un’esperienza intensa. Giri in location vere, vissute, e senti il luogo d’appartenen­za del personaggi­o che interpreti. C’è una ricerca profonda di realismo».

Secondo lei, le donne che ha interpreta­to – prima in Gomorra, ora in Baby – hanno qualcosa in comune?

«Sono dei ruoli diversamen­te drammatici. Sono due storie al limite. Ma è per questo che sono due personaggi così interessan­ti. La fortuna di fare il nostro mestiere, di recitare, è quella di poter interpreta­re ruoli completame­nte diversi da noi».

È stato difficile?

«Marinella è una vittima della camorra e in un certo senso anche una carnefice. Natalia invece è una vittima consapevol­e del mondo della prostituzi­one. È molto controvers­a, imperscrut­abile. Marinella, a modo suo, è stata facile da comprender­e psicologic­amente, Natalia no».

Questi ruoli sono eccezioni o le capita spesso di leggerne di così particolar­i?

«È stata una fortuna interpreta­re questi due personaggi in Gomorra e in Baby, perché avevano qualcosa da raccontare, mentre in molti casi ti vengono proposti provini dove devi essere solo carina e non hai nulla da dire. Io e il mio agente lottiamo ogni giorno per scardinare questi pregiudizi».

E il cinema?

«Il cinema non privilegia i ruoli femminili, e questo – direi – è un dato di fatto. Ma sono convinta che alla lunga il lavoro e la volontà porteranno dei risultati».

Perché passare al teatro adesso?

«In un certo senso c’è più libertà. Anche il teatro è un mondo abbastanza chiuso. E quando vieni dalla television­e, farsi accettare è veramente difficile. Ma qui hai la possibilit­à di scavare nel profondo, di sudare per un ruolo, di lavorare intensamen­te. Sei in un non-luogo dove può succedere qualunque cosa e puoi davvero diventare chiunque. Provi, e provi sinceramen­te».

Non è così altrove?

«A volte mi arrabbio per come vanno le cose. Come si dia tutto per scontato. Se uno ha un nome, in Italia può vivere di rendita. Quasi non importa il lavoro che fa. Allo stesso tempo, ci sono tanti attori, alcuni anche molto bravi, che restano nell’ombra, totalmente ignorati. È un sistema che dovrebbe avere più fame».

Lei è ambiziosa?

«La mia famiglia non è alla “bell ’e mammà”: mia madre è una donna molto risoluta. Mi ha sempre detto: se recitare è quello che vuoi fare fallo, ti sostengo. Ma rimane una donna con i piedi per terra. Ed è questa la lezione più importante che mi ha dato: essere umile, oltre l’ambizione».

 ??  ??
 ??  ?? DALLA TV AL PALCOSCENI­CO
Denise Capezza, 30 anni. L’attrice, che ha interpreta­to Marinella in Gomorra e Natalia nella serie tv Baby, dal 21 dicembre al 2 gennaio è la protagonis­ta di After the end al Teatro Sannazaro di Napoli.
DALLA TV AL PALCOSCENI­CO Denise Capezza, 30 anni. L’attrice, che ha interpreta­to Marinella in Gomorra e Natalia nella serie tv Baby, dal 21 dicembre al 2 gennaio è la protagonis­ta di After the end al Teatro Sannazaro di Napoli.
 ??  ?? NATALIA IN BABY
Denis Capezza (Natalia) con Riccardo Mandolini, classe 2000, il Damiano della serie tv Baby: 12 episodi andati in onda in due stagioni su Netflix.
NATALIA IN BABY Denis Capezza (Natalia) con Riccardo Mandolini, classe 2000, il Damiano della serie tv Baby: 12 episodi andati in onda in due stagioni su Netflix.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy