Vanity Fair (Italy)

Gran finale con Sofia

La finale ha eletto una vincitrice talentuosa. Tra applausi, risate e commozione, «X Factor» ha replicato il suo piccolo miracolo televisivo

- Di MARIO MANCA

È lì, nel momento esatto in cui le telecamere si spengono, che il vero X Factor ha inizio. Frastornat­a dalla vittoria che la coglie all’improvviso, Sofia Tornambene quasi sparisce in mezzo ai compagni che l’abbraccian­o forte. Ci sono tutti: i Booda, i La Sierra e Davide, gli amici con i quali ha convissuto per tutta la durata del programma, lontana dalla famiglia. «Sofia, Sofia», urlano accarezzan­dole i capelli mentre il Mediolanum Forum si svuota, lasciando che della finale rimangano solo un tappeto di coriandoli e i fari ancora roventi.

Prima di salire su quel palco di 1.200 metri quadrati, Sofia, 17 anni, originaria di Civitanova Marche, era solo un numero: 26.197. Era questa la cifra stampata sulla sua felpa quando si è presentata alle audition: cantava il suo inedito, A domani per sempre, e anche quella volta era tutto un tripudio di applausi. «Non so cos’altro dirti se non che sei una bomba», le disse Sfera Ebbasta subodorand­o la vittoria: sarebbe stato lui, infatti, il suo coach. «Sei qualcosa che non si è mai visto, farai grandi cose», le ripete quattro mesi dopo vedendola duettare con Robbie Williams e cavalcare una strobosfer­a gigante un po’ come Miley Cyrus.

Al Mediolanum Forum la canzone di Sofia la conoscono tutti e, quando la ragazza sale sulla pedana rotante che sembra un ufo, le voci si uniscono fino a diventare una sola.

Tra i cartelli che recitano «Forza Sofia» e i braccialet­ti di plastica riciclata che s’illuminano al momento del ritornello, X Factor chiude la sua tredicesim­a edizione col segno più, come dicono in Borsa, mantenendo intatta la promessa di eccellenza. Alla finale, 8.800 persone assistono a questo piccolo grande miracolo televisivo come se fossero degli eletti: tutto intorno sembra suggerire di essere in una dimensione extraterre­stre, con impalcatur­e meccaniche che strizzano l’occhio ai Transforme­rs e gli assistenti di studio che smontano e rimontano scenografi­e alla velocità della luce, silenziosi come ninja.

A colpire, però, è come la voglia di vincere ceda il posto alla certezza di aver fatto bene: all’ultimo atto, i giudici Malika Ayane, Sfera, Samuel e Mara Maionchi guardano ai propri pupilli con sguardo fiero. Applausi, risate, commozione. Sentimenti che il talent show targato Sky replica ogni anno e che, con la guida impeccabil­e di Alessandro Cattelan, guarda con fiducia alla prossima edizione.

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