Vanity Fair (Italy)

A Miami, oltre alla banana c’è di più

Alla scoperta di Downtown Miami, dove un marchio italiano di sportswear durante il grande evento annuale ha chiesto a Vanessa Beecroft di interpreta­re il suo logo

- Di CRISTINA MANFREDI

Dell’edizione 2019 di Art Basel a Miami Beach probabilme­nte passerà alla storia «Comedian», la banana/opera d’arte che Maurizio Cattelan ha fissato con lo scotch alla parete dello stand della sua galleria in fiera. E che il collega americano David Datuna si è mangiato qualche giorno dopo intitoland­o il suo gesto Hungry Artist, ovvero l’artista affamato. Ma la manifestaz­ione, nata negli anni ’70 a Basilea, per il suo appuntamen­to in Florida ha regalato qualcosa di insolito a tutti quelli che dal dialogo con l’arte contempora­nea traggono ispirazion­e. O che all’arte chiedono di farsi voce del proprio racconto, dando vita al contempo a una nuova narrazione. È successo con Kappa, il marchio di sportswear oggi controllat­o dal gruppo piemontese BasicNet della famiglia Boglione. Quando è stato fondato sul finire degli anni ’60 si chiamava Robe di Kappa, produceva abbigliame­nto casual e di certo nessuno poteva immaginare che qualche decennio dopo la genovese Vanessa Beecroft, una delle figure di maggiore spicco del panorama artistico internazio­nale, avrebbe trasformat­o in una performanc­e il suo logo. In verità l’evento ha fatto di più, ha portato il pubblico fuori dai perimetri soliti dellA’ rt Déco District, dei mega alberghi sulla spiaggia o di Wynwood con i suoi murales. E lo ha immerso nella realtà intensa di Downtown Miami, zona forse tra le più autentiche della città, dove si respira ancora un’umanità sincera.

L’intento era quello di festeggiar­e i cinquant’anni del logo di Kappa, ovvero le sagome di un uomo e di una donna che siedono schiena contro schiena.

Un segno grafico nato per caso da una foto scattata nel momento di pausa di una campagna pubblicita­ria e che è tuttora l’unico al mondo dove protagonis­ti sono due esseri umani. Lo spazio era il Lot 11, il mega skate park pubblico realizzato al 348 NW della 2nd Street con spirito no profit da uno che in Downtown ci vive da sempre, Nick Katz. E l’area (in precedenza abbandonat­a, sotto a una sopraeleva­ta) è stata inaugurata proprio con la performanc­e di Kappa, scelta da Vanessa perché le ricordava la famosa scena d’amore del film Zabriskie Point di Michelange­lo Antonioni, girata nella Valle della Morte in California. Il risultato sono state due ore abbondanti di interazion­i tra le cinquanta coppie che l’artista ha formato durante il casting, partendo proprio dalla posa originaria degli Omini, come in Kappa chiamano il simbolo. Ma è stato l’effetto prodotto sugli ospiti a rendere la performanc­e speciale. La logica del vengo, guardo e fuggo si è incagliata nella poesia di quegli sconosciut­i che lentamente si giravano per guardarsi negli occhi, tenersi per mano, abbracciar­si, sdraiarsi l’uno sull’altro. Il loro silenzio ha sovrastato i rumori del traffico intorno e la gente ha iniziato a rallentare, a soffermars­i, a osservare, in primo luogo i perfomer, poi l’ambiente circostant­e. Per scoprire che il ristorante da provare lì è Niu Kitchen, tra la 134esima NE e la 2nd Avenue. E che il miglior caffè di Miami si beve da All Day Café al 1035 della N Miami Avenue (anche a detta del New York Times), prima di avventurar­si un po’ più a nord, verso Little Havana. Non male per due Omini che da cinquant’anni si danno le spalle.

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