Rita Rusic alla riscossa
Parevano scomparse le donne funeste, quelle «dark lady» che col loro fascino sessuale fanno perdere la testa e il testosterone agli uomini e li mandano in rovina. E invece, ecco avanzare una vera seduttrice dannata e d’annata. Come per Rambo, basta il nome, Rita Rusic, a evocare una domanda: perché andrà in giro senza museruola? E il guinzaglio dov’è?
Con il suo sguardo da digestione lenta, voce da portuale languido, impellettata in nero come una poltrona da dentista oppure vestita di veli trasparenti e biancheria per voyeur sado-maso, da anni spara foto e video su Instagram con cadenzato gluteo da infermiera aguzzina, riscuotendo calorosi applausi dalla parte più attiva dei pantaloni: «bella gnocca, sei una porcona...».
A 59 anni suonati Santa Rita non s’accascia ma raddoppia: sarà lei la star più attesa del Grande Fratello Vip condotto da Alfonso Signorini, a partire dal 7 gennaio. Non si può mai dire cosa sia capace di fare, presa dall’entusiasmo, l’implacabile milf, cougar, gnocca da spiaggia più desiderata dall’insta-popolo italico. Sentite come parla della sua partecipazione al Gf: «Ho questa cosa dentro, questa voglia di provocare, perché di base voglio o vorrei comunicare questo mio desiderio di grande libertà, di voler essere come voglio, che è il lusso estremo. Sono single, sono libera e, quindi... spero di trovare nella Casa qualcuno che sia interessante, spero che tutto questo mi intrighi e mi prenda. Ma sicuramente sarà così perché lì non hai distrazioni». E poi: «Innamorarmi di una donna? A livello caratteriale, come comunanza di interesse, massì. Sensualmente, detta così, uhm, no. Però, chi lo sa?».
Del resto, qual è il miglior film mai prodotto da Vittorio Cecchi Gori? I suoi intrighi coniugali con Rita Rusic. Riassumendo: attricetta in film dimenticabili (tipo Attila, flagello di Dio con Abatantuono), si sposa con il produttore più vulcanico dopo l’Etna. Ed è subito eruzione: la popputissima attrice Maria Grazia Buccella, fidanzata abbandonata da Vittorio, si presenta sul sagrato per dirgli di non farlo e viene portata via dai carabinieri. Produttrice, sia more uxorio che da sola, di alcuni dei maggiori successi passati del cinema italiano, a partire dal Ciclone di Leonardo Pieraccioni, si scopre dotata di quel tipo di sguardo che riesce ad aprire una cassaforte dalla camera da letto.
E Santa Rita da Cassa, maga del botteghino e dei nuovi comici, viene nomignolata «Una lacrima sulla Visa». Una battuta dell’epoca è divertente e fa così: «Rita Rusic ha appena subito un’operazione di chirurgia plastica. Vittorio Cecchi Gori le ha tagliato in due le carte di credito». Nel film «Il club delle prime mogli», Ivana Trump consiglia così le divorziate: «Non prendetevela, prendetevi tutto». E per Rita, per la serie «Chi non risica non Rusic», l’Ivana-pensiero diventa il suo primo comandamento. E Vittorione mette in scena, a gratis, durante le cene nei ristoranti capitolini, performance che fanno impallidire le gag coatte di Carlo Verdone. I clienti del Matriciano, tra un fiore di zucca e una cacio e pepe, rimangono fulminati con la forchetta in aria e con la bocca spalancata ascoltando un inedito spettacolo di cabaret. È dedicato naturalmente dal fumantino Vittorio alla moglie separata. Lo stile è quello trucido e umido, alla «Cioni Mario» del primo Benigni, ma molto più ricco di eccessi e paradossi. Secondo gli addetti ai livori, una volta portato in tournée, o sparato in tivù, poteva davvero risollevare le sorti mosce della commedia all’italiana.
Toh! ecco chi ci mancava: Venere in pelliccia, Circe in tanga, Lady Macbeth in Wonderbra, Salomè in Doc Martens, Grimilde in guantoni, Crudelia De Mon sotto le lenzuola, Tordella in cucina. Provocante, ma calcolatrice. Più che dura, cattiva. Non solo inflessibile: ma inflessibilmente aggressiva perché di solito una strega del consenso di essere carina se ne frega. In una parola: la Donna strega. È un archetipo femminile che ha origini addirittura bibliche: la misteriosa Lilith, femmina vendicativa che secondo il Talmud avrebbe preso il posto della prima donna nel cuore di Adamo. Per chiarirsi meglio le idee, entra in scena Camille Paglia, professoressa alla facoltà d’arte dell’Università di New York, grande eretica del movimento delle donne americane, che nel suo studio tiene un cartello perfetto per Rita: «Non ho nessuna sindrome premestruale: sono stronza al naturale».