Vanity Fair (Italy)

Ci ha scritto Babbo Natale

...No, è Babbo Natale che scrive a noi: siate più intelligen­ti!

- di SAVERIO RAIMONDO

Cari lettori di Vanity Fair, sono Babbo Natale e non sapete quanto vi invidio! Voi ogni settimana vi leggete questa rivista patinata, ben scritta e con bellissime fotografie, mentre io in questo periodo sto h24 a leggere letterine di bambini in età scolare zeppe di errori d’ortografia e corredate con disegni orrendi nei quali sono ritratto macrocefal­o e con una giubba di un rosso «sangue occulto».

E in queste letterine mai nessun bambino che mi racconti qualcosa d’interessan­te o anche solo che mi chieda come sto: sono solo «liste della spesa» a me indirizzat­e, e con richieste ogni anno sempre più pretenzios­e e assurde! Quest’anno i bambini mi hanno chiesto smartphone, sigarette elettronic­he, videogioch­i sparatutto, Rolex, gioielli dentali, marijuana, sciroppi alla codeina e pasticche. E nemmeno se li meritano! I bambini ormai sono diventati tutti cattivi, anzi, diciamoci la verità: sono piccoli ma già grandissim­i stronzi.

Ho riflettuto molto sul mio operato, e penso che avrei dovuto portare regali agli adulti, non ai bambini. Nessuno pensa mai ai grandi, specie a Natale; eppure sono gli adulti ad avere bisogno più di chiunque altro di un regalo disinteres­sato, di una bella sorpresa, di un momento di gioia. Agli adulti nessuno li prende in braccio quando sono stanchi o piangono. Gli adulti sono fragili e insicuri, persino un bambino timido è più sicuro di un adulto: è sicuro della propria timidezza, mentre un adulto non è certo nemmeno di quella dopo un paio di gin tonic.

Con gli anni, mentre realizzavo quanto i bambini fossero irritanti e insopporta­bili, mi accorgevo invece di come gli adulti siano teneri e carini, adorabili persino: mentre succhiano le loro caramellin­e per l’alito, o quando cambiano look e taglio di capelli dopo una delusione, o si guardano nudi allo specchio e si scoprono ingrassati. Sì, ho sbagliato tutto: ho idealizzat­o l’infanzia, mentre sono gli adulti il futuro del mondo.

Inoltre, forse ho sbagliato anche a premiare la bontà. In fondo, diciamoci la verità, essere bambini buoni è facile. È sufficient­e dormire, mangiare, non piangere in continuazi­one e smettere il pannolino. E poi, crescendo, imparare a leggere e scrivere, dire «grazie» e «per favore», e obbedire a cose di buon senso come «non ti allontanar­e», «dammi la mano», «non ti sporgere», «metti giù quella motosega», «ti ho detto di metterla giù!», «cosa fai fermati aiuto AHAAAA!!!». Non è difficile essere buoni, da bambini. Mentre da adulti è molta più tosta! Sul lavoro devi ubbidire a persone più stupide dei tuoi genitori, le cose che desideri aumentano esponenzia­lmente, scorrettez­za e prepotenza garantisco­no un successo maggiore, mentire diventa necessario con chiunque persino a sé stessi... E poi c’è il sesso! Altro che i capricci dei bambini: ho visto adulti buttarsi per terra battendo i pugni e piangendo sconsolati solo per aver ricevuto un rifiuto sessuale. Da grandi, essere cattivi (almeno un po’) è inevitabil­e: passioni tristi, piccole meschinità, egoismi, capricci e menefreghi­smi non solo sono normali, ma anche sani.

Intendiamo­ci, la bontà è un’ottima cosa, specie se lavori nel pubblico. Ma è anche sopravvalu­tata: le persone armate di buone intenzioni (e sottolineo «armate») spesso feriscono più di chiunque altro. È l’intelligen­za che fa davvero la differenza. E peggio della cattiveria c’è la stupidità: provoca molti più danni, e resta impunita.

Insomma, questo Natale lasciate stare la bontà: siate più adulti e più intelligen­ti.

Buone Feste,

Babbo Natale

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy