Ci ha scritto Babbo Natale
...No, è Babbo Natale che scrive a noi: siate più intelligenti!
Cari lettori di Vanity Fair, sono Babbo Natale e non sapete quanto vi invidio! Voi ogni settimana vi leggete questa rivista patinata, ben scritta e con bellissime fotografie, mentre io in questo periodo sto h24 a leggere letterine di bambini in età scolare zeppe di errori d’ortografia e corredate con disegni orrendi nei quali sono ritratto macrocefalo e con una giubba di un rosso «sangue occulto».
E in queste letterine mai nessun bambino che mi racconti qualcosa d’interessante o anche solo che mi chieda come sto: sono solo «liste della spesa» a me indirizzate, e con richieste ogni anno sempre più pretenziose e assurde! Quest’anno i bambini mi hanno chiesto smartphone, sigarette elettroniche, videogiochi sparatutto, Rolex, gioielli dentali, marijuana, sciroppi alla codeina e pasticche. E nemmeno se li meritano! I bambini ormai sono diventati tutti cattivi, anzi, diciamoci la verità: sono piccoli ma già grandissimi stronzi.
Ho riflettuto molto sul mio operato, e penso che avrei dovuto portare regali agli adulti, non ai bambini. Nessuno pensa mai ai grandi, specie a Natale; eppure sono gli adulti ad avere bisogno più di chiunque altro di un regalo disinteressato, di una bella sorpresa, di un momento di gioia. Agli adulti nessuno li prende in braccio quando sono stanchi o piangono. Gli adulti sono fragili e insicuri, persino un bambino timido è più sicuro di un adulto: è sicuro della propria timidezza, mentre un adulto non è certo nemmeno di quella dopo un paio di gin tonic.
Con gli anni, mentre realizzavo quanto i bambini fossero irritanti e insopportabili, mi accorgevo invece di come gli adulti siano teneri e carini, adorabili persino: mentre succhiano le loro caramelline per l’alito, o quando cambiano look e taglio di capelli dopo una delusione, o si guardano nudi allo specchio e si scoprono ingrassati. Sì, ho sbagliato tutto: ho idealizzato l’infanzia, mentre sono gli adulti il futuro del mondo.
Inoltre, forse ho sbagliato anche a premiare la bontà. In fondo, diciamoci la verità, essere bambini buoni è facile. È sufficiente dormire, mangiare, non piangere in continuazione e smettere il pannolino. E poi, crescendo, imparare a leggere e scrivere, dire «grazie» e «per favore», e obbedire a cose di buon senso come «non ti allontanare», «dammi la mano», «non ti sporgere», «metti giù quella motosega», «ti ho detto di metterla giù!», «cosa fai fermati aiuto AHAAAA!!!». Non è difficile essere buoni, da bambini. Mentre da adulti è molta più tosta! Sul lavoro devi ubbidire a persone più stupide dei tuoi genitori, le cose che desideri aumentano esponenzialmente, scorrettezza e prepotenza garantiscono un successo maggiore, mentire diventa necessario con chiunque persino a sé stessi... E poi c’è il sesso! Altro che i capricci dei bambini: ho visto adulti buttarsi per terra battendo i pugni e piangendo sconsolati solo per aver ricevuto un rifiuto sessuale. Da grandi, essere cattivi (almeno un po’) è inevitabile: passioni tristi, piccole meschinità, egoismi, capricci e menefreghismi non solo sono normali, ma anche sani.
Intendiamoci, la bontà è un’ottima cosa, specie se lavori nel pubblico. Ma è anche sopravvalutata: le persone armate di buone intenzioni (e sottolineo «armate») spesso feriscono più di chiunque altro. È l’intelligenza che fa davvero la differenza. E peggio della cattiveria c’è la stupidità: provoca molti più danni, e resta impunita.
Insomma, questo Natale lasciate stare la bontà: siate più adulti e più intelligenti.
Buone Feste,
Babbo Natale