Vanity Fair (Italy)

DENISE TANTUCCI

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ATTRICE Come brillerà durante la stagione festiva?

«Grazie a un lucidalabb­ra con oro e brillantin­i».

Che cosa si regalerà?

«L’anno scorso mi sono concessa un giorno in spa con la mia sorellina e una mia amica, conto di fare lo stesso».

Di cosa profuma la festa del 25 dicembre?

«Fiori d’arancio e vaniglia insieme, è un profumo dolce come un abbraccio e mi dà una sensazione di famiglia».

IL VIAGGIO DI SOLE

A Londra piove sempre, e anche stamattina. Sole si è trasferita per studiare musica, ma la sua famiglia è a Milano, e non si vedono dall’estate. Il Natale è arrivato, e gli studenti fuori sede affollano stazioni e aeroporti carichi di valigie e stanchezza da affibbiare ai parenti, ma non Sole. La città è sveglia, le canzoni natalizie coprono il rumore del traffico impazzito e le luminarie accendono la grigia mattina londinese, ma Sole non vuole alzarsi dal letto. «Se non ti muovi perderai l’aereo!», urla Charlotte, la coinquilin­a. Sole odia volare. L’ultima volta è stato diversi anni fa quando un brutto temporale l’aveva spaventata a morte. Da allora è sempre tornata in Italia in treno, prendendo l’Eurostar fino a Parigi, e poi il veloce Tgv fino a Milano, ma non quest’anno. Complice una storia d’amore appena iniziata, il tempo è volato e i biglietti finiti. Dovrà prendere l’aereo. Sole ha paura, ha mal di pancia e vorrebbe scappare, ma non può. Mamma, papà e sorellina la stanno aspettando, non vuole deluderli e c’è un Natale da festeggiar­e. Così fa un respiro profondo e sale, si siede e si allaccia la cintura, è al finestrino, accanto all’uscita di emergenza. Ascolta meticolosa­mente le parole delle hostess e si infila le cuffie. Sole fa un altro respiro profondo, mette in play João Gilberto, stringe i pugni, chiude gli occhi, i motori fanno rumore e capisce che sta per partire. LA’ irbus 321 si muove, accelera, Sole si sente un tutt’uno col sedile, il carrello si stacca da terra e in un istante è in cielo. Superate le nuvole dense di pioggia, il panorama è blu e terso. Sole apre gli occhi, uno alla volta, distende i muscoli, la pancia fa meno male. Appoggia la fronte al finestrino con le sopraccigl­ia corrucciat­e. Decide di fissare la luce delle ali perché il loro costante lampeggiar­e la rasserena. Le hostess passano col carrello delle bevande ma lei non le sente, e le turbolenze sopra le Alpi sembrano andare al ritmo della bossa nova che risuona nelle sue orecchie. Improvvisa­mente Sole si sente cadere, le gira la testa, chiude gli occhi e quando li riapre vede che fuori dal finestrino è tutto bianco e confuso, e delle forti luci gialle si sono accese sopra i grandi motori dell’aereo. In pochi secondi, sotto il prato di nuvole, scorge la sua Milano. Sole osserva l’hinterland illuminato, l’autostrada piena di puntini gialli e arancioni, la pianura e i paesini in lontananza, sente già il profumo della sua città. Crede anche di vedere le guglie del Duomo, il rosso del Castello Sforzesco, le fontane di piazza Gae Aulenti. Atterra, scende dall’aereo e un fiocco di neve le cade sul naso. Sole sorride, si volta verso quell’oggetto volante che la terrorizza­va, e finalmente ci vede qualcosa di nuovo. «Non avrò più paura di volare!”», pensa. E corre verso il Natale.

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