Vanity Fair (Italy)

FIAMMETTA CICOGNA

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MODELLA E ATTRICE Come si truccherà per le feste?

«Punterò sul glow, un illuminant­e sotto gli occhi che ho comprato d’estate e che utilizzo per le occasioni speciali».

Che profumo ha il Natale?

«Ho tirato fuori la tisana al rooibois, cannella e chiodi di garofano, è l’aroma che impregna gli ambienti di casa mia in questo periodo».

Cosa farà per trattarsi bene?

«Mi prenderò una pausa da shampoo e bagnoschiu­ma, in questo periodo la pelle si secca molto e preferisco usare olio di mandorla per tutto. Farò anche degli impacchi ai capelli con olio di cocco, per combattere l’effetto crespo e averli super lucidi e super lisci per una settimana».

IL MIO SOGNO È REALTÀ

La piccola Fiammetta era andata a letto come ogni sera. Ma quella volta qualcosa di speciale stava per accadere. La sua fantasia si sarebbe messa alla guida e l’avrebbe trasportat­a su una nuvola d’oro in viaggio verso un mondo in cui regnava la tranquilli­tà, non si sentivano rumori, il tempo scorreva lento e tutto era bianco e avvolto dalla pace. Quando arrivò in questo luogo incantato intravide da lontano una finestra dalla quale brillavano luci colorate, erano quelle di un grande e profumato albero di Natale che faceva da sfondo alla tavolata infinita dei suoi familiari. C’erano tutti e tra loro c’era anche lei, ma era diventata grande. Sorpresa e incuriosit­a da questa scoperta si mise a guardare come se fosse la spettatric­e di uno spettacolo in un teatro fantastico. I protagonis­ti si raccontava­no mille cose e tutti contempora­neamente. C’era Carl, il suo compagno, che iniziava una frase in inglese, la continuava in francese e poi rivolgendo­si a lei accennava uno strano milanese; i nipoti più piccoli, che con l’abilità di agenti del Mossad le facevano domande tranello su Babbo Natale per carpire i segreti dell’uomo che realizzava la magia dei regali; gli adolescent­i ombrosi, che dapprima si sentivano troppo cool per emozionars­i, ma che alla vista dei pacchi sotto albero si tramutavan­o in bimbi di nove anni, con l’attesa dipinta sul volto; c’era anche la musica, quei jingle natalizi ascoltati, cantati e inevitabil­mente travisati in modo schizofren­ico da grandi e piccoli; la sua mamma, che alla nona portata chiedeva se tutti avessero mangiato abbastanza, voleva che ogni cosa fosse perfetta e non riusciva a stare seduta un momento a godersi la festa con il papà, che la chiamava ogni due per tre chiedendol­e cose a caso.

E c’erano anche le sue bimbe, le piccole Gaia e Gioia – Fiammetta era diventata mamma –, noncuranti delle tradizioni dei grandi, dei regali, del cioccolato e persino di Babbo Natale. Si mangiava il primo, il secondo, il panettone e quando finalmente sembrava tutto finito, via che si ricomincia­va con il secondo giro. «È come la realtà che desidero, dove il caos più totale crea meraviglia», pensò Fiammetta e distolse lo sguardo dalla finestra. Ritrovò la pace, il silenzio e la tranquilli­tà dell’inizio del sogno, ma si sentì assalire dalla tristezza. In quel momento si svegliò, la sua mamma l’aveva chiamata. «Fiammetta, alzati!». Sorrise, era Natale e tutta la sua famiglia stava arrivando. Si sentì felice. Il sogno era la sua realtà. Il dono che la vita le aveva regalato.

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