Vanity Fair (Italy)

SUL SENTIERO DEL SOLE

Pirati, surfisti, ballerini, mangiatori: avventura d’inverno nella Repubblica Dominicana meno nota. Dove l’onda è perfetta, la birra si veste da sposa e il ritmo è patrimonio Unesco

- di FERDINANDO COTUGNO foto FRANCESCO LASTRUCCI

«Hay un país en el mundo colocado en el mismo trayecto del sol. Oriundo de la noche. Colocado en un inverosími­l archipiéla­go de azúcar y de alcohol». (C’è un paese al mondo situato sullo stesso sentiero del sole, nativo della notte, in un inverosimi­le arcipelago di zucchero e di alcol).

Lasciate perdere le guide: i versi di Pedro Mir, il più grande poeta dominicano, sono il modo migliore per acclimatar­si a questo Paese di pirati, surfisti, ballerini, musicisti, grandi conversato­ri, formidabil­i mangiatori. La Repubblica Dominicana è sulle rotte del turismo internazio­nale da decenni, ma è una terra grande e selvaggia, da sempre disponibil­e a essere reinventat­a e riscoperta. Il primo passo dell’avventura è lasciarsi alle spalle i pregiudizi. Bisogna scegliere un punto. E tutto, in Repubblica Dominicana, ogni strada, ogni ritmo, ogni devozione, comincia a Santo Domingo, la capitale. Iniziate dal Convento de los Dominicos, l’edificio cattolico più antico delle Americhe, con l’imponente albero di mogano e la cappella dedicata alla Nostra Signora del Rosario, protettric­e di naviganti e curiosi. Non lontano, ecco la Catedral Primada de América, dove furono ritrovati i resti di Cristoforo Colombo (una faccenda contesa con la Spagna e Cuba). Qui Francis Drake stabilì il quartier generale nel 1586, un frammento della lunga storia piratesca di questo Paese. I secoli passati si respirano anche a cena: Buche de Perico serve piatti nazionali (come il mofongo, la polpetta di platano e cotiche) in un palazzo che fu di Hernán Cortés. Per dormire, scegliete la discrezion­e di Hotel Billini, dove il patio per fare colazione e rilassarsi sembra uscito da un romanzo di Graham Greene. Dopo il tramonto Santo Domingo inizia a svelare qualcosa di diverso, i piedi iniziano a percepire l’elettricit­à che si diffonde col buio e che si avverte già nel Parque Colón, affollato di predicator­i, ragazzi sui pattini, quinceañer­as, coppie, venditori di popcorn. I colmados, i baretti che si trovano in ogni angolo, iniziano a riempirsi. Per mescolarvi alla gente (mescolarsi alla gente è la cosa più bella da fare in Repubblica Dominicana) chiedete una Presidente vestida de novia (la birra «vestita come una sposa», gelata al punto che la bottiglia diventi bianca). Il ritmo che si sente nell’aria si chiama, ovviamente, merengue, il ballo nazionale che ha conquistat­o il mondo intero. Per i dominicani è una seconda bandiera: «C’è scritta la nostra identità meticcia», mi spiega Chino Mendes, musicologo e dj alla radio nazionale, «i tamburi africani, la güira degli indigeni e la chitarra o la fisarmonic­a europee». Il ritmo è patrimonio Unesco e di ogni singolo dominicano. La fiesta è nelle piazze, come il Bonye, ogni domenica sera di fronte al Convento di San Francisco, o in un centinaio di locali diversi, piccoli, grandi, bohémien, estrosi, fumosi o iperillumi­nati, in cui cercare i passi giusti e la gloria. Al Sartén, minuscolo e denso, chi non è in pista accompagna i ballerini con le percussion­i, la güira (che si suona raschiando­la) o un violino.

Nella vita ogni tanto bisogna osare e se c’è un albergo che potete concedervi come meritato regalo, quello è Amanera, affacciato su Playa Grande, non lontano da Rio San Juan, con venticinqu­e casitas vista mare (la metà con piscina privata). Ci arrivate orientando la bussola verso nord. La scenografi­a la offrono la spiaggia e l’oceano, la sostanza ce la mette lo stile orientale Aman, con il suo «magic service» ostinatame­nte discreto: vi sentirete sempre gli unici ospiti dell’hotel. Su richiesta arriva il maestro del cigar, Juan Alberto, con i suoi baffi da realismo magico, per una degustazio­ne al tramonto accompagna­ta da un bicchiere di rum, anche se il maestro (eretico) dice che in realtà sarebbe meglio il cognac. Per il tocco finale chiedete una cena a due nella biblioteca affacciata sul mare, un tavolo tra scaffali di libri e il suono dellA’ tlantico, di rado la vita riesce così bene. Questo tratto di costa può essere battuto da onde alte, ma ci sono insenature e lagune dove rifugiarsi,

come Gri Gri, dove si avvistano i grandi avvoltoi collorosso e con un barchino si arriva in grotte piene di rondini, piccole baie e piscine naturali. Seguendo la costa atlantica verso ovest fino al confine con Haiti si arriva a El Morro, un parco nazionale che sembra essere intatto dalla creazione del mondo, una spiaggia lunga e deserta circondata da scogliere in arenaria. Nuotare è fuori discussion­e, per via delle correnti, ma si possono percorrere i sentieri verso la cima del promontori­o. Sono strutturat­i come le stazioni di una via crucis e puntellati di altalene per i coraggiosi che vogliono dondolarsi (ben imbracati) con vista sulla Isla Cabras, con il suo antico faro e le saline. La città si chiama Monte Cristi (battezzata da Colombo in persona), per le vie ci si imbatte in archeologi e sub in cerca del colpo della vita: al largo ci sono centinaia di galeoni affondati, si recuperano àncore incrostate di coralli, cannoni e tesori pirateschi. Sulla via del ritorno l’ideale per dormire è il Punta Rucia Lodge by Mint Hotels. Sulla spiaggia accanto dieci ragazzini giocano a baseball al tramonto, tuffandosi in acqua per evitare i fuoricampo, una scena che sembra uscita da un racconto di Salinger o Junot Díaz. La baia è speciale per le acque tranquille, la luce perfetta per passare ore su un’amaca a riva, i colori tenui e soprattutt­o per il Cayo Arena, un isolotto di sabbia circondato da uno dei tratti di barriera corallina più belli dei Caraibi.

Le ultime tappe del viaggio (per organizzar­lo, il sito del Turismo della Repubblica Dominicana è godominica­nrepublic.com/it) sono Puerto Plata e Cabarete. Puerto Plata è dove il turismo dominicano è partito, prima della «scoperta» di Punta Cana a sudest. Nonostante gli sbarchi delle crociere, il fluire delle mode ne ha lasciato angoli intatti. Il mercato di pesce sulla spiaggia, dove a fine giornata i venditori sembrano camminare sull’acqua. Quello di frutta e verdura, dove all’ombra di una montagna di platani una signora dominicana mi racconta gli eroi della bachata e del merengue. Le piccole tradizioni culinarie, come i dolcetti a base di cocco di Doña Agustina, mescolati con patate, ananas, o in versioni più esotiche (per noi), con la guava e la giaca. Cabarete è costa di surfisti. Il primo è Marcus, bavarese che sembra uscito da Giorni selvaggi, il memoir di William Finnegan sul surf. Marcus ha aperto la sua scuola a Playa Encuentro. Ha creato con la moglie Patricia la fondazione Happy Dolphins, che usa il nuoto e gli sport acquatici come scuola di vita per i bambini locali. Cabarete è uno dei pochi posti al mondo dove praticare surf, windsurf e kitesurf, negli anni ha coltivato una rilassata identità caraibico-hippie. Il kitesurf (che si fa cavalcando le onde trascinati da un aquilone) richiede una preparazio­ne fisica superiore, ma è magnifico da guardare mangiando gamberoni sulla spiaggia. Se invece dopo tanta cucina dominicana avete voglia di un pranzo più sano, c’è Natura Cabana by Mint Hotels, resort tutto yoga e benessere di una famiglia cilena, con uno dei migliori ristoranti della costa. Infine, un’ultima tappa, se vi troverete in Repubblica Dominicana tra gennaio e marzo: Samaná, sede di un maestoso spettacolo oceanico, la migrazione delle megattere. I cetacei cercano acque calde, ma al termine di questo viaggio vi sembrerà impossibil­e che non c’entrino un po’ anche il merengue o qualche altro verso di Pedro Mir: «Este amor alcanzará su florecient­e edad», «questo amore raggiunger­à la sua età fiorente».

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DallÕalto in senso orario, l’Amanera di Playa Grande, sulla costa nord, fa parte della collezione di luxury hotel globali Aman. Murales a Santo Domingo. La spiaggia ad Amanera. Vita notturna nella capitale.
AL SUONO DELLE PALME DallÕalto in senso orario, l’Amanera di Playa Grande, sulla costa nord, fa parte della collezione di luxury hotel globali Aman. Murales a Santo Domingo. La spiaggia ad Amanera. Vita notturna nella capitale.
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DI TUTTI I COLORI Dall’alto, case coloniali a Puerto Plata. Surf a Cabarete. In spiaggia a Rio San Juan. Festa per la quinceañer­a nella capitale. Un ristoranti­no con aragoste a Rio San Juan. Il mercato a Puerto Plata (per dormire: Blue JackTar Hotel). L’atollo di Punta Rucia.
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