Vanity Fair (Italy)

VIAGGI La Venezia illustrata di Manuele Fior

Astratta, inventata... disegnata. «Come Gotham City e il Castello errante di Howl», dice Manuele Fior, l’autore di queste illustrazi­oni. Che ci porta tra i suoi luoghi segreti nella città a forma di «due mani che si stringono l’un l’altra»

- di LAURA PEZZINO

«Venezia è un’invenzione umana, un’isola costruita sull’acqua, un’idea alla Miyazaki come il Castello errante di Howl. Per questo le ho cambiato il nome: nell’immaginari­o oggi Venezia è soprattutt­o turismo di massa, mentre io volevo guardarla in modo diverso. Come New York e Gotham City: se dici New York non puoi scappare dalla sua storia, ma con Gotham City hai totale libertà».

Il nome che il fumettista Manuele Fior, 44 anni, ha scelto per la (ex odiatissim­a) città, dove aveva studiato Architettu­ra e che ora è protagonis­ta del suo nuovo libro, è Celestia (che è anche il titolo del volume). La storia è ambientata in un futuro dove, dopo un’invasione, un gruppo di uomini, delinquent­i e trafficant­i tra cui alcuni giovani telepati, ha trovato rifugio in un’isola che ha «la forma di due mani che si stringono l’una con l’altra». Un misto di realtà e fantasia che si riverbera anche nel tour che l’autore ci suggerisce in una Venezia che così, forse, non abbiamo mai visto.

UN PAVIMENTO DI LIBRI

Quando il protagonis­ta Pierrot, che simboleggi­a allo stesso tempo violenza e poesia, entra nel palazzo di Vivaldi, percorre uno strano corridoio composto da libri ammassati per terra: è l’entrata della libreria Acqua Alta (Calle Lunga Santa Maria Formosa, 5176b), una delle più belle al mondo, composta da elementi galleggian­ti tra cui una gondola straripant­e di volumi. «La prima volta che l’ho vista mi è sembrata una specie di sogno», dice Fior, «tutti questi libri lasciati a macerare dall’acqua quando sale».

C’È UNA LUCE IN FONDO AL TUNNEL

Proprio l’isola-cimitero di San Michele è un’altra delle sue mete preferite: «È il cimitero più bello del mondo per me. Ricordo quando lo visitai la prima volta con il sole: era tutto bianco, il contrario dell’idea che abbiamo di cimitero». Tra le personalit­à seppellite qui c’è anche il musicista Igor Stravinski­j, uno dei preferiti di Fior e che gli ha ispirato uno dei personaggi, il capo della setta dei telepati, il dottor Vivaldi. «La tomba di Stravinski­j ha dei bellissimi tasselli blu, una visione dell’aldilà eterea e bellissima».

TIZIANO CURA LA TRISTEZZA

«Quelli trascorsi a Venezia sono stati anni infelici: avrei voluto fare lA’ ccademia di Belle Arti, ma mi ritrovavo ad Architettu­ra. Nei momenti tristi mi rifugiavo nella Basilica

dei Frari in San Polo, che poi è anche finita nel mio fumetto», racconta l’autore. La basilica, in stile gotico veneziano, è una delle più grandi della città e al suo interno ospita opere d’arte splendide, dal cenotafio neoclassic­o a Canova, alla meraviglio­sa Madonna di Ca’ Pesaro di Tiziano. «Guardare quei capolavori mi riposava la testa».

UNA CORNICE IN MEZZO AL CAMPO

«Il nome Celestia viene dal piccolo Campo della Celestia, dove un tempo sorgeva un convento di monache», spiega l’artista romagnolo che da anni vive a Parigi. «È forse uno dei posti meno frequentat­i di Venezia, dietro l’Arsenale, rimasto fermo agli anni ’60, una cosa non comune in una città dove tutto vuole attirare i clienti».

Fior ci è arrivato per caso, ed è rimasto colpito da un arco rinascimen­tale che sorge in mezzo alla piazza: «Lo chiamano l’Arco Inutile perché non sorregge niente. Ma se guardi attraverso, diventa una cornice che inquadra il mondo astratto della laguna e di San Michele come un acquerello».

PERICOLO MASCHERATO

Sembra un paradosso, ma nella storia della Repubblica di Venezia si è più volte tentato di abolire uno dei simboli della città, il Carnevale. Lo spiega bene Fior: «Trattandos­i di un’isola, il proliferar­e dell’anarchia durante quei giorni era pericoloso: mascherata, la gente uccideva o faceva cose proibite, dando vita al mito del libertinag­gio veneziano. Per questo ho collocato i miei personaggi nella zona attorno al Ponte delle Tette, al confine tra i sestieri di San Polo e Santa Croce, che un tempo immetteva nel quartiere a luci rosse».

IL GHETTO E TOM WAITS

Il Ghetto di Venezia è stato il primo in Europa, voluto nel 1516 dalla Serenissim­a nel sestiere di Cannaregio. «Era il quartiere che frequentav­o da studente, soprattutt­o un ristorante, Il paradiso perduto, alle Fondamenta della Misericord­ia, dove un tempo dopo mezzanotte davano gratis agli studenti le pietanze avanzate in cucina. Ricordo grandiose mangiate di paella! Una sera è arrivato Tom Waits: il ristorator­e ha chiuso la porta, lui si è messo al pianoforte e ha suonato una canzone».

TRA INVENZIONE E REALTÀ

In Celestia si nascondono un fatto inventato e uno vero. Il primo riguarda l’edificio del signor Vivaldi che «nella realtà non esiste. Mi sono divertito a realizzare un progetto fatto dall’archistar Frank Lloyd Wright negli anni ’50 per la Fondazione Angelo Masieri e che non solo il Comune, ma lo stesso Hemingway avevano osteggiato». Il secondo è un ricordo personale: una donna misteriosa, Dora, si sveglia sul divano di Pierrot. «Un giorno, io e i miei coinquilin­i avevamo conosciuto una ragazza un po’ hippie che suonava il flauto sul Ponte dei Tre Archi, a Cannaregio, e le avevamo offerto di dormire da noi. Al mattino l’abbiamo trovata seminuda infilata nella fodera del divano da dove è uscita, con grandissim­a nonchalanc­e, in mutande e si è poi rivestita. Ero certo che prima o poi sarebbe finita in qualche mio libro».

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Due tavole tratte da Celestia, la graphic novel di Manuele Fior ambientata in una Venezia di fantasia.
CELESTIALE Due tavole tratte da Celestia, la graphic novel di Manuele Fior ambientata in una Venezia di fantasia.
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