MATTIA FELTRI Pronostici d’amore
Le nostre vite girano attorno all’amore e al potere, e se fossi un astrologo individuerei nei moti e nelle inclinazioni dei corpi celesti ogni possibile pronostico d’amore, il più pieno e il più struggente, un’onda d’amore lunga un anno per gli uomini e le donne e i figli e le madri e i padri e le bestie e le piante, e il mio vaticinio sarebbe una truffa in cui il truffatore e i truffati andrebbero d’intesa, riconosciuti nel rispettivo ruolo, prestabilito, un corale immenso buon anno, andrà tutto bene, ameremo e saremo amati.
Se fossi un uomo con una voce, un po’ più della poca che ho, vi direi che, colmi di promesse e sogni d’amore, state ancora trascurando il potere, ve ne occupate malamente e di sfuggita, ne equivocate la presenza quotidiana e invasiva. Ogni nostro atto segue le regole del potere, quello lecito e quello illecito: il potere lecito del più debole di attraversare la strada sulle strisce che annulla il potere del più forte cui è imposto di frenare e concedere la precedenza; e laddove il più forte esercita l’illecito della sua forza, e transita con l’auto sulle strisce siccome il più debole ha paura d’essere investito, cioè coglie la sua debolezza, e cede al più forte, ecco, lì sta già andando tutto a rotoli. E per esempio vi hanno convinto che l’essenza della democrazia è il potere della maggioranza, cioè il potere del più forte. La maggioranza vince, quindi decide, quindi comanda, quindi fa quello che ritiene. Non è faccenda di destra o sinistra, è faccenda di come si sta alla guida dell’auto, o del paese, di come da tempo ci stiamo qui in Italia, ed è faccenda di astrologi della politica che tratteggiano il futuro come una predizione ineluttabile.
La democrazia è tutt’altro. È una specie di magia, per quanto eternamente incompiuta, secondo cui la minoranza non perde, perlomeno mai fino in fondo. È quello che succede nelle nostre famiglie: se in tre vogliamo andare al cinema e in due al museo, stavolta si andrà al cinema e la prossima al museo. La democrazia, in definitiva, attutisce il potere: ne toglie al più forte e ne consegna al più debole. Il più forte impone il suo potere già nelle monarchie e nelle dittature e nei sistemi illiberali, mentre la democrazia è il sistema di governo che tende a restituire forza al più debole: sottrae la forza del potere al singolo o al gruppo ristretto, che ne fa uso assoluto e autoritario, e lo redistribuisce a tutti, di modo che tutti possano essere liberi anche quando sono in minoranza o in condizione di debolezza. Ecco a che servono i parlamenti: le maggioranze prendono le decisioni dopo aver ascoltato le ragioni delle minoranze e aver raggiunto un buon punto di mediazione. Se decidesse chi vince (come nelle democrazie illiberali) non ci sarebbe bisogno che i partiti sconfitti fossero rappresentati in Parlamento. Basterebbe che ci andassero gli eletti del partito vincente, e anzi, a quel punto non ci sarebbe più bisogno nemmeno di parlamentari: uno vince e, in quanto rappresentante della maggioranza, comanda da solo sino alle elezioni successive. Ce ne siamo dimenticati, nella speranza di essere presto dalla parte del più forte per fare le cose come noi riteniamo vadano fatte, senza tante storie.
Se fossi un astrologo per il 2020 individuerei nei moti e nelle inclinazioni dei corpi celesti ogni possibile pronostico d’amore, e soprattutto d’amore per sé stessi, un tale amore di sé che ciascuno rinunci a parte del suo potere, quando ne ha, confidando che gli sia corrisposto, quando non ne avrà più.
Buon anno.