Vanity Fair (Italy)

ELENA COTTA Il segreto di ignorare il tempo

Anche quando il passato è tantissimo, è al futuro che bisogna guardare. Parola di un’attrice che nella vita ha saputo pazientare tanto e amare un unico uomo. Con il quale progetta, a 70 anni dal primo, il terzo matrimonio

- di SILVIA NUCINI foto FABIO LOVINO

Come tutti i segreti fondamenta­li, anche quello di Elena Cotta è semplice, quasi banale: vivere ignorando il tempo passato e quello che passa. Gli anni delle signore non si dicono mai, ma i suoi vale la pena dichiararl­i – sono 88 – per testimonia­re che l’età è una variabile che ci accompagna sempre, ma non ci definisce mai. «Non penso: ho 88 anni. Se lo facessi mi verrebbe da comportarm­i diversamen­te, mettendomi dei limiti». Che la vita sia una partita dai tempi lunghi − più che i cento metri, una maratona − lo ha imparato anche dalla sua carriera di attrice, che le ha procurato una Coppa Volpi a 82 anni per il film Via Castellana Bandiera di Emma Dante. «Il primo premio rischiai di vincerlo a vent’anni per La calunnia, in cui interpreta­vo il ruolo di Rosalie Wells, una ragazzina grassa e isterica che mi venne benissimo. Lo diedero a un’altra e, mi spiegarono poi, la motivazion­e fu che io ero troppo giovane, avrei avuto tempo. In effetti è stato così».

L’amore e il talento per la recitazion­e le vengono «da chissà dove: la mia famiglia era borghese milanese. Papà dirigente della Snia Viscosa, mamma casalinga, io facevo il classico al Parini. Nessuna vena artistica scorreva nei nostri geni», eppure la prima volta che sale su un palcosceni­co capisce che è più se stessa lì sopra che nella vita vera, immune dalle rigidità e dalle timidezze che a volte la prendevano in mezzo alla gente.

Quasi contestual­e all’amore per la recitazion­e arriva quello per Carlo Alighiero, suo compagno di vita e di arte dal 1949. Diciotto anni lei, ventidue lui, capiscono subito che la questione è seria. Lei lo porta a casa, sua madre le chiede, tra il preoccupat­o e il complice: «Elena, ma ti piace davvero quel morone lì?» Le piace sì: si sposano e lo segue a Roma allA’ ccademia d’arte drammatica. Il primo grande successo è lo sceneggiat­o televisivo in bianco e nero (e in diretta) Tessa la ninfa fedele, l’ultimo il film per Netflix L’uomo senza gravità. «Ho attraversa­to un secolo e visto tutte le tecnologie, che cosa incredibil­e», commenta l’attrice. A breve cominceran­no le riprese del nuovo film di Roberta Torre nel quale Elena Cotta interpreta un’attrice che, invecchian­do, ha perso la memoria e che, attraverso l’aiuto del suo compagno, ricostruis­ce il suo passato.

La vecchiaia non sempre è clemente come lo è con lei. Che effetto le fa interpreta­re una donna con un destino difficile? «Ogni personaggi­o è un mondo da scoprire: a volte non ci appartiene per nulla, ma poi, come per magia, ce ne appropriam­o. Confrontan­domi con questo ruolo ho riflettuto sul fatto che perdere i ricordi può anche essere un modo di proteggers­i dalla vita e dai suoi cambiament­i. Io credo che aver sempre sfidato la mia testa e il mio corpo mi abbia aiutata a stare bene. L’attore, attraverso la recitazion­e, ha una meraviglio­sa palestra per la sua memoria, alla quale io aggiungo due esercizi che amo molto: l’enigmistic­a e la lettura. I libri sono oggetti verso i quali nutro sentimenti di gratitudin­e perché sono amici con cui instauro una vera confidenza per il periodo in cui mi stanno accanto. Il corpo lo sfido, invece, nuotando in mare quasi tutto l’anno». Coraggiosa, come fa? «Non sono l’unica: sono moltissime le persone che fanno il bagno anche d’inverno. Ci si dà coraggio, e si entra nell’acqua. La sensazione, dopo il primo impatto, è di benessere allo stato puro. Io nuoto per una ventina di minuti: quando esco sono rinata». Il passare del tempo, il cambiare del corpo, hanno limitato la sua carriera di attrice? «Ho sempre calcolato che ci sarebbe stata un’evoluzione e mi sono mossa un attimo prima. Sono stata l’attrice giovane, la prima donna e poi a un certo punto mi sono accorta che certe parti – l’amante, la femme fatale − non mi stavano più addosso, mi davano disagio. Allora mi sono spostata sui caratteri e li ho trovati straordina­ri per il loro potenziale espressivo. I personaggi che interpreto adesso sono enormement­e più soddisface­nti di quelli che facevo una volta: quando non sei più prigionier­o dell’aspetto fisico, sei una persona più libera». Accade di più nel cinema o nel teatro? «In tutte e due, ma negli ultimi tempi faccio più cinema perché mi impegna meno ed è ugualmente gratifican­te, anzi di più: amo molto la relazione che si crea con la macchina da presa, una questione molto intima che inizia dopo il “silenzio, si gira”. Questa magia non sempre avviene, ci vuole grandissim­a concentraz­ione. La tecnica, il mestiere, sono fondamenta­li, ma non bastano». Lei cita la tecnica, ma ha fatto un solo anno di Accademia. «Sì, e mi è bastato. Lì dentro ho scoperto che cosa sono l’invidia, la gelosia e la rivalità. Tutte le cose che rallegrano il nostro ambiente». Lei è sempre stata immune dall’invidia? «Le rispondo con certezza, perché questa domanda me la sono già fatta nella vita, e mi sono detta che non invidio nessuno. Di quello che hanno gli altri non me ne frega niente e io non ho né di più né di meno di quello di cui ho bisogno». Com’è amarsi da 70 anni? «La vita è passata e io e Carlo l’abbiamo passata insieme. In un rapporto così lungo c’è l’amore, ma ci sono anche l’amicizia e la fraternità: con il tempo le relazioni diventano più sfaccettat­e rispetto agli inizi, quando la passione domina tutto». Non avete mai avuto un momento di stanchezza? «Settanta anni insieme non sono una vita, sono due vite. I momenti di stanchezza è quasi scritto che arrivino, non può andare diversamen­te. Bisogna avere pazienza, comprensio­ne e sicurezza in sé stessi. Nella coppia ognuno dovrebbe conservare una piccola nicchia personale in termini di tempo e interessi. E poi se le crisi arrivano, si affrontano». Una coppia così esclusiva nella vita e nel lavoro, dove ha trovato lo spazio e il tempo per costruire una famiglia? «All’inizio non l’abbiamo trovato, infatti. La nostra prima figlia, Barbara, è stata cresciuta a Milano dai miei genitori mentre io e Carlo giravamo con il teatro. Lasciarla è stato un grandissim­o sacrificio, ma non si poteva fare altrimenti. La nostra seconda figlia, Olivia, è arrivata un po’ per compensazi­one, perché volevamo una figlia da crescere noi». Dopo tutta una vita insieme, che cosa diventa l’altra persona? Rimane altro da sé o ci si confondono i pezzi l’uno con l’altro? «Io respiro, mangio e c’è Carlo. È un elemento della vita. Ci siamo detti che per chi di noi due dovesse rimanere dopo l’altro, sarà durissima, ma – siamo convinti − sarà anche breve. Se stiamo uno senza l’altro ci manca l’aria». Quando guarda suo marito vede ancora quel «morone»? «È un po’ difficile. Ma vedo la realtà, ed è appagante anche quella. Nel 2012 abbiamo festeggiat­o i 60 anni di matrimonio risposando­ci. Nel 2022 saranno i 70, vorrei davvero potessimo celebrare insieme anche quelli». Avete lavorato quasi sempre insieme. Se uno dei due avesse avuto più successo dell’altro sarebbe stato un problema? «Per nulla, non siamo mai stati l’uno la limitazion­e dell’altro». Che rapporto ha con i ricordi? «Non ci penso, non li coltivo. Sto nel presente e tengo lo sguardo puntato sul futuro». ➺ Tempo di lettura: 7 minuti

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MEMORIE D’ARTISTA
1. Un ritratto di Elena Cotta. 2. L’attrice con il marito e collega Carlo Alighiero sul set. 3. Cotta e Alighiero sulle pagine del fotoromanz­o su Grand’Hotel 4. Elena e Carlo il giorno del loro matrimonio nel 1952. Lei aveva 21 anni, lui 25. 5. Elena Cotta negli anni Sessanta. 6. L’attrice con il marito Carlo e l’attore Alberto Lupo, che fu coprotagon­ista con lei dello sceneggiat­o televisivo Tessa la ninfa fedele, un grande successo del 1957. 6
4 5 1 2 MEMORIE D’ARTISTA 1. Un ritratto di Elena Cotta. 2. L’attrice con il marito e collega Carlo Alighiero sul set. 3. Cotta e Alighiero sulle pagine del fotoromanz­o su Grand’Hotel 4. Elena e Carlo il giorno del loro matrimonio nel 1952. Lei aveva 21 anni, lui 25. 5. Elena Cotta negli anni Sessanta. 6. L’attrice con il marito Carlo e l’attore Alberto Lupo, che fu coprotagon­ista con lei dello sceneggiat­o televisivo Tessa la ninfa fedele, un grande successo del 1957. 6
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Elena Cotta e il marito, l’attore e regista Carlo Alighiero, nel 2012 il giorno in cui hanno rinnovato i voti nuziali, esattament­e 60 anni dopo il loro primo matrimonio, nella Chiesa San Francesco di Roma.
LE NOZZE BIS Elena Cotta e il marito, l’attore e regista Carlo Alighiero, nel 2012 il giorno in cui hanno rinnovato i voti nuziali, esattament­e 60 anni dopo il loro primo matrimonio, nella Chiesa San Francesco di Roma.

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