Vanity Fair (Italy)

GIORGIO DELL’ARTI

La settimana in 5 minuti

- di GIORGIO DELL’ARTI

L’epidemia di coronaviru­s si può dividere in cinque sotto-epidemie: quella propriamen­te sanitaria, quella burocratic­a, quella psicologic­a, quella economico-finanziari­a, quella politica.

EPIDEMIA SANITARIA

I dati relativi all’Italia di lunedì 2 marzo – giorno in cui scriviamo – sono questi: il totale delle persone contagiate oscilla intorno ai 1.600 casi, i ricoverati sono 639, i morti 41, i guariti 83. Si è smesso di cercare il paziente zero e ci si è rassegnati all’estrema varietà del coronaviru­s: la professore­ssa Gismondo, dell’ospedale Sacco, ha detto che nella cosiddetta zona rossa sono stati isolati 200 ceppi diversi. Dunque non è il caso di illudersi troppo su un vaccino a breve, i medici tentano miscele di antivirali che hanno avuto successo in passato, mischiando persino elementi usati contro Ebola.

L’Istituto superiore di sanità dice che il virus, almeno da noi, girava dalla metà di gennaio.

Quanto al resto del mondo, le situazioni più gravi sono in Cina e Corea del Sud (subito dopo c’è l’Italia), ma non va sottovalut­ato il caso iraniano e, soprattutt­o, non bisogna credere alle rassicuraz­ioni di Trump. L’Iran preoccupa soprattutt­o perché nasconde i dati e se c’è un alleato sicuro del virus è la menzogna. Caso non dissimile da

quello americano: gli Stati Uniti non hanno un sistema di sanità pubblica che possa far da scudo all’infezione con una forte azione governata dal centro. Significa che il Paese è pressoché disarmato di fronte al virus e che si tratta solo di aspettare che la verità venga a galla. Jeffrey Duchin, direttore del dipartimen­to di Sanità di Seattle, lunedì scorso ha dichiarato che, dalle sue parti (cioè lo Stato di Washington, dove si trovano, tra gli altri, Amazon e Microsoft), «l’ipotesi è quella di un’epidemia».

EPIDEMIA BUROCRATIC­A

Gli altri governi si sono mostrati riluttanti a prender atto fino in fondo del problema (in America i test eseguiti sono poche centinaia, in Francia e Germania un migliaio, da noi oltre diecimila). Il nostro, magari confusamen­te, magari con delle imprudenze comunicati­ve, s’è buttato lodevolmen­te sul problema senza risparmiar­si. Però questo attivismo ha comportato una pioggia di decreti d’urgenza, norme attuative, ordinanze e circolari emanati a più non posso da tutte le parti in causa, Stato, Regioni e Comuni. Al punto che nell’ultimo provvedime­nto, varato dal Consiglio dei ministri di domenica 1° marzo, il governo, dopo aver limitato quella delle Regioni, ha tolto anche ai Comuni la potestà di legiferare in materia, dato che ogni istituzion­e andava per conto suo complicand­o a ogni ora il groviglio. Venerdì 28 febbraio il Sole 24 ore ha calcolato 46 ordinanze nazionali e regionali in un mese, «alle quali bisogna aggiungern­e poi un’altra decina tra decreti e circolari emanati dal centro».

EPIDEMIA PSICOLOGIC­A

La chiusura del Duomo di Milano, la sospension­e del Carnevale di Venezia, le partite di calcio senza pubblico (Juventus e Inter hanno preferito rinviare il loro match) fanno parte dei provvedime­nti inevitabil­i se si vuole isolare il virus. Ma le piazze, le chiese, i cinema e i teatri vuoti, le mascherine indossate anche in città dove il virus non c’è, le disdette delle prenotazio­ni alberghier­e e tutto il resto sono frutto di paura. Altri effetti notevoli: il pubblico televisivo nell’ultima settimana è aumentato di un 6%, vanno a ruba La peste di Camus e Cecità di Saramago, impazzano i rapper che s’ispirano all’influenza, Yofrangel che attacca il suo reggaeton a colpi di tosse, Hyst che intona Sono cinese e ti tossisco in faccia. È un modo per contrastar­e l’inquietudi­ne anche il diffonders­i di certi scherzi come quello di Gennaro a Forcella che affitta per 50 euro il «cinese co’ ’a tosse», in modo da trovar posto al ristorante.

EPIDEMIA ECONOMICO-FINANZIARI­A

Le Borse sono andate un po’ su e un po’ giù, ma la tendenza è al ribasso. Al momento il problema più grosso è forse quello relativo al traffico dei contenitor­i usati in tutto il mondo per spedire semilavora­ti e prodotti finiti. Il 46% dei viaggi via mare sulle rotte tra lA’ sia e l’Europa risultano cancellati. Le conseguenz­e di questo fermo generalizz­ato sono facilmente immaginabi­li. I numeri che si sentono in giro sono al momento poco meno che fantasie, perché dipende tutto da dati ignoti: quanto durerà la paralisi, come la affrontera­nno i governi, quanto resisterà la pazienza dei popoli. Noi stiamo per chiedere il permesso di sforare di un paio di decimali il deficit, che dovevamo tenere al 2,2%. Da Bruxelles sembra che non faranno problemi.

EPIDEMIA POLITICA

È in atto un conflitto tra Stati ed Enti locali, su chi abbia il potere di decidere cosa. Per il resto, persino gli arrembanti Renzi e Salvini si sono dati una calmata e predicano che non è il momento di aprire crisi. Però si danno per scontato, «appena possibile», un cambio di governo e una soluzione unitaria (alla Monti?). Il referendum sul taglio dei parlamenta­ri potrebbe essere rinviato e questo prolungher­ebbe in automatico la legislatur­a. A livello mondiale ci sono poi il caso Trump e il caso Pechino. Il presidente Usa viaggiava col vento in poppa. Ma l’epidemia porterà problemi economici seri e intralcerà la corsa alla Casa Bianca. Quanto a Pechino, si temeva per la sua stabilità quando il Pil cresceva del 6%. Ora quell’economia non sembra capace di viaggiare neanche a un +4%.

Se un bambino teme che nella stanza ci sia un mostro, bisogna accendere la luce

roberto burioni

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 ??  ?? Lo scrittore cileno Luis Sepúlveda, 70 anni, e la moglie Carmen, 66, sono stati infettati dal coronaviru­s in Portogallo e ora sono ricoverati al Central University Hospital of Asturias di Oviedo, in Spagna. Il bollettino medico parla, per lui, di «condizioni stabili nella gravità».
Lo scrittore cileno Luis Sepúlveda, 70 anni, e la moglie Carmen, 66, sono stati infettati dal coronaviru­s in Portogallo e ora sono ricoverati al Central University Hospital of Asturias di Oviedo, in Spagna. Il bollettino medico parla, per lui, di «condizioni stabili nella gravità».

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