Vanity Fair (Italy)

BEN MENDELSOHN

Meglio aspettarsi il peggio

- di ENRICA BROCARDO foto MAARTEN DE BOER

Prima ancora che riesca a fare una domanda, Ben Mendelsohn inizia a spiegarmi la sua teoria sul pessimismo. «In generale, non mi aspetto un granché da quello che faccio. Lavoro, cerco di impegnarmi al massimo, ma non penso mai che il risultato finale sarà meraviglio­so. Al contrario. Ed è questo il bello di essere un pessimista: siccome temi il peggio, ti impegni più che puoi per evitarlo. Certo, il lato negativo è che vivi nella costante preoccupaz­ione che qualcosa vada storto. Però, c’è anche un altro aspetto positivo di cui tener conto: quando le cose vanno bene, siccome non te l’aspetti, la soddisfazi­one è molto più grande. Se sei un ottimista, è più difficile accettare il fallimento. La delusione può essere terribile».

Australian­o, 50 anni, da una decina residente negli Stati Uniti, Mendelsohn si è fatto conoscere soprattutt­o per i suoi ruoli da cattivo o da sballato. È stato il feroce Orson Krennic, in Rogue One, la saga spin-off di Star Wars, il supereroe cattivo Talos in Captain Marvel, lo sceriffo di Nottingham in Robin Hood, la pecora nera della famiglia nella serie Bloodline.

Solo di recente ha messo insieme uno di fila all’altro due personaggi «buoni»: il padre della ragazzina malata di tumore in Babyteeth, presentato in concorso all’ultimo festival di Venezia, e adesso il detective Ralph in The Outsider. La serie, tratta da un romanzo di Stephen King, a metà tra thriller e horror, è in onda in queste settimane su Sky Atlantic e in streaming su Now Tv.

Ha avuto modo di incontrare Stephen King?

«Avrei potuto. Non ho voluto sfruttare l’opportunit­à perché non volevo sprecare il suo tempo».

In che senso?

«Proprio perché è uno dei miei idoli, ho pensato: “Un attimo: prima vediamo com’è la serie e aspettiamo di capire se al pubblico piace”. Se ci sarà una seconda stagione e se ne farò parte anch’io, allora approfitte­rò dell’occasione e lo incontrerò».

I bravi scrittori come lui sono spesso mossi dalle loro ossessioni. Vale lo stesso per gli attori?

«In un certo senso sì. Per chi fa il mio mestiere la fissazione dovrebbe essere quella di tirare fuori il meglio dalla sceneggiat­ura. Siamo servitori delle parole, lo siamo sempre stati, almeno fino a quando gli attori non hanno cominciato a diventare star. Il periodo d’oro di Hollywood è stato una sciagura per gli sceneggiat­ori, ma, con le serie tv, le cose stanno cambiando di nuovo».

Si è mai trovato a dover interpreta­re un film mal scritto?

«Uno? Almeno una ventina. Avevo bisogno di lavorare. La gente pensa che gli attori possano permetters­i il lusso di scegliere solo i personaggi che trovano interessan­ti. Magari funziona così quando raggiungi un certo livello di successo. Ma fino ad allora devi cercare di tirar fuori il meglio da quello che ti tocca. ».

Per mantenersi, da giovane, ha fatto anche altro?

«Eccome. Ho lavato i piatti nei ristoranti, ho lavorato in un obitorio, in una panetteria, ho fatto il muratore ed ero anche piuttosto bravo. Il bello di questo genere di mestieri è che vai, fai quello che ti viene chiesto di fare e, quando hai finito il turno, te ne torni a casa senza pensieri».

Mentre adesso è impossibil­e.

«Solo chi fa l’attore o il ballerino o il performer riesce a capire il peso che ti porti addosso tutto il tempo. Come un atleta che, prima di ogni gara, deve riscaldare i muscoli, se il tuo mestiere è la recitazion­e devi cominciare a lavorare sulle tue emozioni prima di arrivare sul set. Girare questa serie, in particolar­e, non è stata un’esperienza facile».

In The Outsider interpreta un detective. Pensa che avrebbe potuto essere un bravo poliziotto?

«Sono convinto che potrei cavarmela piuttosto bene con gli interrogat­ori. Il resto non so. Ma il detective è quello che avrei voluto fare da ragazzino. E prima ancora sognavo di diventare James Bond. A quell’età leggevo parecchi romanzi gialli e storie di spie».

Da tempo non vive più in Australia, ma che effetto le ha fatto vedere il suo Paese distrutto dagli incendi?

«Sono devastato, non trovo un’altra parola per descrivere il mio stato d’animo. E sono preoccupat­o per il futuro. Devi essere pazzo per non avere paura degli effetti del cambiament­o climatico. I Paesi membri delle Nazioni Unite hanno sottoscrit­to un accordo per ridurre le emissioni di gas serra, a questo punto devono stare ai patti. Se una persona firma un contratto, è tenuto a rispettarl­o, giusto? Tutti gli Stati che hanno approvato quel protocollo dovrebbero essere obbligati a metterlo in pratica. Se ti prendi un impegno, chiunque tu sia, cazzo, lo devi rispettare».

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Ben Mendelsohn, 50 anni, è nato in Australia, è cresciuto in Europa e ora lavora soprattutt­o negli Stati Uniti. Ha avuto una vita sentimenta­le travagliat­a e ha due figli: l’ultima ha 6 anni.
TRE CONTINENTI Ben Mendelsohn, 50 anni, è nato in Australia, è cresciuto in Europa e ora lavora soprattutt­o negli Stati Uniti. Ha avuto una vita sentimenta­le travagliat­a e ha due figli: l’ultima ha 6 anni.
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Mendelsohn nei panni del detective Ralph Anderson nella serie The Outsider, tratta dall’omonimo romanzo dello scrittore Stephen King. La serie è in onda su Sky Atlantic e in streaming su Now Tv.
Detective Mendelsohn nei panni del detective Ralph Anderson nella serie The Outsider, tratta dall’omonimo romanzo dello scrittore Stephen King. La serie è in onda su Sky Atlantic e in streaming su Now Tv.

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