Vanity Fair (Italy)

ELISABETH MOSS

Che paura L’uomo invisibile!

- Di SIMONA SIRI

Quando il taxi mi scarica davanti agli studi fotografic­i dove abbiamo appuntamen­to, non sono sicura di essere nel posto giusto. Capisco che è così, quando nel cortile − vestita di nero, truccata, ma in ciabatte − vedo Elisabeth Moss bersi un caffè in quella che sembra una pausa dal set. In una precedente intervista, qualche anno fa, avevamo scoperto di abitare a un isolato di distanza, nell’Upper West Side di New York, motivo per cui le nostre conversazi­oni iniziano sempre con una disamina del quartiere: ristoranti che chiudono, notizie sui cani, cose così. Pur essendo nata a Los Angeles, Moss ha lo spirito e il look della vera newyorkese: un po’ punk, molto libera. Finita l’intervista la incrocio di nuovo e ha addosso un chiodo di pelle nera: sembra una rocker, un ruolo che ha già interpreta­to in un film molto bello anche se un po’ sottovalut­ato, Her Smell, in cui faceva un personaggi­o a metà tra Blondie e Courtney Love. Oggi parleremo dell’Uomo invisibile, rifaciment­o del cult horror degli anni ’30 al cinema dal 5 marzo. Diretto da Leigh Whannell, il film è stato adattato per essere al passo con i tempi: la protagonis­ta Cecilia è una donna intrappola­ta in una relazione malata con uomo che ha su di lei il totale controllo. Quando lui si uccide, lasciandol­e tutto in eredità, lei non crede alla sua morte. Una serie di esperienze paranormal­i la convincono che lui sia ancora vivo, che sia diventato invisibile e che la stia tormentand­o. Ma nessuno le crede.

La paura di un ex fidanzato è un tipo specifico di paura. Come si è preparata?

«Ho letto e fatto ricerche online. Ho già interpreta­to quel tipo di personaggi­o, e conosco il concetto di abuso, sia esso sessuale, fisico, emotivo, psicologic­o. Qui, in più, di interessan­te c’è l’aspetto del gaslightin­g, quel processo per il quale la vittima è portata a mettere in dubbio i suoi stessi ricordi o percezioni».

Un tema molto attuale.

«A tutti i livelli. È anche un concetto politico: è sempre più frequente che i cittadini abbiano la sensazione di urlare contro il vento, di stare per impazzire. Di chiedersi “cosa sta succedendo al mondo?” mentre nessuno li ascolta». Il titolo fa riferiment­o anche alla violenza domestica invisibile a occhi esterni. «È una metafora potente. C’è qualcosa che accade a porte chiuse e poi diventa la parola di lei contro la parola di lui. Nel libro di Amy Schumer che stavo leggendo proprio durante le riprese c’è un capitolo su una relazione malata in cui lei si è trovata in passato. Racconta molto bene come non avrebbe mai pensato che potesse capitare a lei. Ti consideri forte, una femminista, e pensi: a me non capiterà mai. Invece può capitare a chiunque». Si può usare un film horror per parlare di un tema come la violenza sulle donne? «Perché no. Si attirano gli spettatori al cinema con qualcosa di divertente e spaventoso, e non c’è niente di male ad aggiungere un messaggio più profondo». Il genere horror le piace come spettatric­e? «Molto. A 12 anni con le amiche passavamo serate intere a guardare film spaventosi. Adoro come ti fanno sentire sulle montagne russe». Pensa che la paura faccia parte dell’esperienza stessa di essere donna? «Purtroppo sì. Tutte noi sappiamo cosa vuol dire camminare per una strada buia, vedere un uomo venire verso di noi e istintivam­ente tirare fuori le chiavi o il cellulare. Quel tipo di istinto è radicato in noi, è un meccanismo autoprotet­tivo. La paura di una relazione violenta poi è ancora altro, è paralizzan­te, diventa paura di tutto: di indossare la cosa sbagliata, di portare i capelli nel modo sbagliato, di dire la frase sbagliata». Pensa che Il racconto dell’ancella (la serie tv del 2017 tratta dal romanzo di Margaret Atwood di cui Moss è protagonis­ta, ndr) sia stato cruciale nell’aver riportato il discorso degli abusi sulle donne al centro della conversazi­one? «Sa che molti uomini mi hanno detto che non sono riusciti a guardarlo? Non è interessan­te? Voglio dire, è come se noi donne avessimo una soglia più alta della sofferenza, anche quella rappresent­ata». La sua lo è di sicuro: il New York Times di lei ha detto che è la regina della sofferenza sullo schermo. «Sì, ho un feeling per tutto ciò che è dark. Lo trovo un ottimo modo per esprimere ciò che provo. E penso che sia importante guardare certe cose, perché la realtà è anche peggio delle serie tv. Come dice Margaret Atwood: non abbiamo alzato lo sguardo dai nostri telefoni fino a quando non è stato troppo tardi. Siamo tutti colpevoli». Lei di cosa ha paura? «Da bambina dei fantasmi. Da adulta non saprei: vivo a New York, in un appartamen­to, qualsiasi cosa mi accadesse, i vicini sentirebbe­ro subito. Certo, se fossi in mezzo a un bosco da sola, sarebbe diverso». Quando ha vinto il Golden Globe, due anni fa, sul palco ha ringraziat­o sua mamma per averle insegnato a essere «gentile ma allo stesso tempo cazzuta». «Siamo esseri umani, nessuno è al 100% buono o cattivo, abbiamo dentro tutto. E non credo alla retorica delle donne buone per forza: possiamo essere stronze quanto gli uomini. Però è vero che c’è un’aspettativ­a diversa nei nostri confronti, per cui, quando sento dire di una donna che è difficile o ha un brutto carattere, mi chiedo sempre: direbbero lo stesso di un uomo? Ovviamente no. Da donna non puoi essere troppo emotiva, se no sei pazza. Non troppo determinat­a, se no sei una stronza. La cosa positiva è che oggi se ne parla: quindici anni fa quando rilasciavo interviste per Mad Men la conversazi­one era diversa». Hollywood sta rifacendo molti film con protagonis­te donne. Una moda passeggera? «A Hollywood contano gli incassi. E i film con e per le donne fanno soldi». La vedremo mai in una commedia? «Mi piacerebbe molto. Il mio sogno sarebbe una cosa tipo Harry, ti presento Sally. Ci vorrebbe un’ottima sceneggiat­ura, purtroppo la più brava di tutte, Nora Ephron, non c’è più, ma se arriva un buon testo, io sono pronta».

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Elisabeth Moss, 37 anni. È diventata famosa per il ruolo di Peggy Olson nella serie tv Mad Men. È anche nel cast di The Handmaid’s Tale. Il 5 marzo esce il film L’uomo invisibile.
DARK LADY Elisabeth Moss, 37 anni. È diventata famosa per il ruolo di Peggy Olson nella serie tv Mad Men. È anche nel cast di The Handmaid’s Tale. Il 5 marzo esce il film L’uomo invisibile.
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