Vanity Fair (Italy)

GEMMA CHAN

Voglio il diritto di sbagliare

- servizio NICOLETTA SANTORO di CRISTINA MANFREDI foto MAX VADUKUL

Inglese di origini cinesi, fino a poco tempo fa per le attrici come lei non c’erano ruoli da protagonis­ta. Oggi GEMMA CHAN, vincitrice del Women In Film Max Mara Face of the Future Award 2020, dice che qualcosa sta cambiando. Ma la strada (per tutte le donne) è ancora lunga

Gemma Chan è una di quelle attrici che se la incontri una volta non te la scordi più. Per essere bella, lo è eccome, ma non è l’aspetto fisico quel che rimane impresso di lei. Trentasett­e anni, nata e cresciuta in Inghilterr­a da genitori cinesi, che si sono disperati quando dodici anni fa ha messo da parte la sua laurea in legge a Oxford per buttarsi nella recitazion­e (e che oggi sono i suoi più grandi fan), Gemma fa breccia per la sua grazia interiore.

Abbiamo appuntamen­to in uno degli alberghi più chic di Milano, dove è venuta per assistere alla sfilata di Max Mara, il marchio italiano che ha un rapporto molto stretto con Hollywood, visto che da diciotto anni a questa parte sponsorizz­a il gala annuale di Women in Film, l’organizzaz­ione no profit creata nel 1973 per supportare le donne nell’industria del cinema e dello spettacolo. E che nel 2006 ha istituito un premio, il Women In Film Max Mara Face of the Future Award¨, andato in passato a dive come Emily Blunt, Elizabeth Banks, Zoe Saldana, Katie Holmes, Rose Byrne e Hailee Steinfeld, tutte scelte nel momento in cui la loro carriera stava per decollare. Proprio come accadrà a Chan, a cui andrà il premio del 2020. Mentre la attendo sprofondat­a in un divanetto, Gemma mi passa davanti elegantiss­ima in tailleur-pantalone e tacchi alti, tenendo in mano un paio di sneakers di ricambio. Al suo posto, molte star le scarpe da ginnastica le avrebbero appioppate a qualcuno dell’entourage, lei non si fa problemi, se le porta dietro con garbo.

Tante parti in serie tv, piccoli ruoli in film importanti come

Jack Ryan - L’iniziazion­e di Kenneth Branagh, il prequel della saga Harry Potter, Animali fantastici e dove trovarli, e un personaggi­o significat­ivo in Crazy & Rich: qual è la qualità che più la sta aiutando a costruire il suo successo?

«Se parliamo di ascesa profession­ale, credo che dipenda dal mio grande impegno, dall’etica del lavoro e dal fatto che sono naturalmen­te empatica, il che mi aiuta a immergermi nel personaggi­o. Ma riuscire nella vita è molto diverso. Sono arrivata a un punto in cui la mia definizion­e di successo è cambiata.

Oggi dipende soprattutt­o dalla capacità di vivere sentendosi realizzati, anche se nessuno sa chi sei. Di essere contenti di ciò che si fa».

E lei lo è?

«Quando alla fine di una giornata sul set sento di aver dato il meglio in ogni scena e di aver saputo cogliere l’inaspettat­o, lo sono sicurament­e. Lasciarsi andare alla magia dell’improvvisa­zione è una delle cose che mi appaga di più».

Si improvvisa spesso durante le riprese?

«Ho da poco finito di girare Let Them All Talk (Lascia che parlino, ndr), un film di Steven Soderbergh in cui sono co-protagonis­ta insieme a Meryl Streep, Dianne Wiest e Candice Bergen. Il regista voleva che ogni dialogo fosse spontaneo, perciò avevamo solo un canovaccio a cui attenerci. Non potrò mai dimenticar­e il primo giorno di riprese, in cui dovevo girare una scena da sola con Meryl e toccava a me far andare avanti il dialogo, che esperienza elettrizza­nte». Che tipo è Streep come compagna di scena? «È una collega molto generosa e vuole davvero aiutarti a tirare fuori il meglio di te. Non è per niente egoista, si muove solo per il bene del film. È stato anche molto istruttivo vedere come si prendeva tutto il tempo necessario. Se sentiva di non avere ancora dato il massimo, in tutta tranquilli­tà diceva: “Lasciateme­lo rifare”, e lo rifaceva senza agitarsi. Mi ha fatto riflettere, perché mi è capitato in passato di avere paura di metterci troppo nel girare una scena e di affrettarm­i. È come se lei mi avesse dato la licenza di fare con calma».

La sua carriera ora si sta davvero consolidan­do, ma se si guarda indietro quanto è stato difficile arrivare fin qui?

«Quando ho iniziato non avrei mai immaginato di poter raggiunger­e dei traguardi così grandi. Gli scenari del settore sono cambiati tantissimo in questi ultimi anni, oggi anche una persona asiatica come me può aspirare a parti da protagonis­ta. Dopo aver finito la scuola di recitazion­e, in tanti mi avevano consigliat­o di trasferirm­i a Hollywood, perché nel Regno Unito dicevano che c’era poco spazio per una che non era la tipica

Per le donne le cose sono migliorate, ma oggi dobbiamo

CONQUISTAR­CI IL DIRITTO DI SBAGLIARE E DI AVERE UNA SECONDA CHANCE

faccia inglese. Oggi per fortuna è diverso, anche se ci sono ancora molte battaglie da combattere». Per esempio la condizione delle donne in generale nell’industria del cinema? «Le cose sono migliorate, eppure, per esempio, una regista candidata agli Oscar resta un caso isolato. Dobbiamo diventare ancora più consistent­i, ma soprattutt­o dobbiamo conquistar­ci il diritto di sbagliare. Se è una donna a prendere una cantonata in un film, non è detto che le venga data una seconda chance, cosa che invece accade più spesso con gli uomini». Lei è anche tra le protagonis­te del cinecomic Gli eterni, il film del mondo Marvel diretto da Chloé Zhao, ispirato a un fumetto di Jack Kirby degli anni ’70 e in uscita nel 2020. Come si è preparata al personaggi­o di Sersi? «Non ho un metodo preciso per calarmi nella parte, a volte è una musica che mi fa entrare in risonanza, oppure individuo come dovrà camminare, o parlare, e da lì costruisco il resto. Nello specifico è la storia di un gruppo di alieni immortali, arrivati sulla Terra settemila anni fa, perciò la trama si svolge in un lasso di tempo lunghissim­o. Sersi è quella che ha più affinità con gli umani, anzi è addirittur­a coinvolta in due storie d’amore, una novità assoluta per le vicende Marvel e uno dei motivi che mi hanno attratta di questo progetto». Condivide con Sersi questo amore per l’umanità? «Ci sono giorni in cui non sono così ottimista. Vedo accadere cose terribili a livello politico ed ecologico, eppure sento che dobbiamo avere speranza. Non possiamo permetterc­i il lusso di disperare». Ma se dovesse descrivere gli umani agli alieni, cosa direbbe? «Che siamo un work in progress. E siamo molto complicati».

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Gemma Chan, 37 anni, vincitrice del Women In Film Max Mara Face of the Future Award 2020. Nei prossimi mesi sarà al cinema con il film Marvel Gli eterni.
PREMI E FUMETTI Gemma Chan, 37 anni, vincitrice del Women In Film Max Mara Face of the Future Award 2020. Nei prossimi mesi sarà al cinema con il film Marvel Gli eterni.
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In questa pagina: pullover in cashmere, pantaloni di velluto e scarpe. Pagina accanto: dolcevita in lana e cashmere, gonna in cammello, cintura, collant e ballerine. Pagg. 44-45: «Teddy Bear Icon» coat in lana e alpaca, e abito. Tutto MAX MARA. Make-up Phophie Mathias. Hair Leon Gorman.

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