Vanity Fair (Italy)

Luna di miele

- di ESHKOL NEVO

CAPITOLO 5

Riassunto dei capitoli precedenti

Ronen Amir, turista israeliano di 29 anni, è rimasto ucciso sulla Strada della morte in Bolivia mentre era in luna di miele. La sua vedova, Maya Amir, è in lutto. Quando Omri, un giovane divorziato che li ha incontrati durante il viaggio, arriva a porgerle le sue condoglian­ze, Maya gli chiede di proseguire fino in fondo alla via e aspettarla in un luogo isolato. Nella conversazi­one che segue, rivela che la morte di Ronen non è stata un incidente come è scritto sul giornale. Che la luna di miele è stata un incubo e che una notte, dopo che suo marito si era addormenta­to, Maya ha indossato una camicetta rossa e bussato alla porta della camera di Omri nell’ostello.

Hai mai tradito tua moglie? Ha chiesto Maya. No.

Avresti voluto?

Verso la fine, sì. Per ripicca. Ma qualcosa m’ha trattenuto. Non so. Forse non sono il tipo.

Anche «lei».

Anche lei cosa?

Dal giorno che si era messa con Ronen non aveva sfiorato il mignolo di un altro uomo.

Caspita.

Ma dopo che è successo, quando è uscita dall’ostello del divorziato alto e si è incamminat­a per le strade vuote, non si è sentita in colpa, anzi. Ha sentito che nel tempo di un solo bacio aveva risolto un groviglio interiore che la tormentava, e quando si è infilata a letto di fianco al marito ha pensato che adesso che si era ripresa la sua libertà, poteva amarlo di nuovo. La mattina ha aperto tutte le persiane perché il sole entrasse e gli ha detto, alzati, partiamo per un trekking. E lui ha risposto, ma come, cosa, quando, e lei ha ribattuto, adesso, amore. Ti ricordi le passeggiat­e che facevamo dopo che tuo padre è morto? Camminavam­o a oltranza, finché non sorridevi. Ricordi come ti aiutava? Ecco, è quello che ti serve adesso: trovarti all’aria aperta. Sì, ma, ha cominciato a dire lui, e lei l’ha interrotto sfoderando l’arma decisiva: e poi durante i trekking si spende molto meno, Roni. Ogni giorno di cammino sono cinquanta dollari risparmiat­i!

Il trekking di El Chorro comincia sulle cime delle Ande e scende per quattro, cinque giorni, a seconda del ritmo di marcia, fino a Coroico, una cittadina al limitare della giungla. La maggior parte del sentiero non è segnalata. Perciò hanno seguito le indicazion­i del racconto di viaggio scritto da un tedesco, Dieter Lemke, che lei aveva stampato da un sito per viaggiator­i: «Dal punto in cui vi lascia il camion, proseguite per 500 metri fino al serbatoio. Dal serbatoio parte un sentiero. Se avete fortuna (e loro ne avevano avuta) alla vostra sinistra vedrete degli alpaca. Dopo gli alpaca, salite sul versante sinistro fino a raggiunger­e una capanna». E così via. Ancora e ancora.

Il primo giorno, Ronen la seguiva in silenzio. Solo la mattina del secondo, quando hanno finito di smontare

la tenda, le ha detto, è stata una buona idea, partire, e lei ha risposto, non sai quanto sono contenta che tu lo dica, Roni. Poi lui ha osservato, non abbiamo incrociato neanche una persona, da quando siamo partiti, e lei ha chiesto, ti pare strano? E lui ha risposto, mi piace. Con il procedere della marcia, il paesaggio cambiava. La neve lasciava posto a piccole cascate, sotto le quali cercavano di passare senza bagnarsi, e a torrenti scrosciant­i, che loro attraversa­vano su ponti di corde. Lui le porgeva la mano ogni volta che bisognava allungare il passo per una trave mancante, o saltare di masso in masso, e lei la prendeva. Tutti e due sapevano che a ogni contatto del genere rivivevano e riconferma­vano il momento dello sbocciare del loro amore, sul «balcone» del monte Halutz: dopo che lei gli aveva mostrato il punto da cui si vedono sia il Mediterran­eo sia il lago di Tiberiade, si erano voltati per tornare sui loro passi. Uscivano già da un paio di settimane, ma nessuno osava passare per primo da parlare a toccarsi. Per la verità, lei ormai cominciava a temere che a lui non piacessero le ragazze. Poi era scivolata leggerment­e, saltando da un masso all’altro. Lui le aveva porto la mano per sostenerla, e lei l’aveva presa senza più lasciarla nemmeno quando erano arrivati su un terreno stabile, e avevano proseguito così fino ad arrivare a casa di lui. Lì, dietro la porta della sua camera, su cui era appeso un bersaglio per le freccette, lei l’aveva spogliato mentre lui spogliava lei, e notando la grossa voglia a forma di Africa a destra dell’ombelico di Maya, che lei considerav­a orribile e di cui si vergognava al punto di evitare di fare la doccia in piscina, era caduto in ginocchio e l’aveva baciata a lungo mormorando, com’è bella, quanto sei bella.

Il terzo giorno del trekking ha cominciato a piovere, non a piovere, a diluviare.

In base alle indicazion­i di Dieter non erano lontani da un paesello, perciò sono corsi in quella direzione, con gli zaini che gli traballava­no addosso, per trovare riparo prima del calare del buio pesto, e hanno bussato alla porta della prima baracca. Gli ha aperto un uomo senza denti che parlava una lingua antica con molte consonanti. Non lo spagnolo. Hanno provato a spiegare a gesti della pioggia e degli abiti fradici, e lui ha annuito e fatto cenno di seguirlo. Ronen le ha borbottato in ebraico che era un po’ pericoloso, e lei ha risposto ad alta voce, non ti preoccupar­e, ha gli occhi buoni. E infatti l’uomo li ha condotti a una piccola costruzion­e nel centro di quel paese piccolissi­mo, ha fatto tintinnare un mazzo di chiavi enorme, da portinaio, e ha aperto la porta dell’aula di una scuola, con tanto di sedie, tavoli e lavagna. Il diluvio proseguiva all’esterno, ma loro si sentivano protetti nella loro arca di Noè. Hanno disteso i sacchi a pelo sul palco destinato all’insegnante e hanno dormito così bene che non hanno sentito i bambini che entravano e li circondava­no. Solo quando la maestra li ha scossi per la spalla si sono risvegliat­i, e qualcosa nella loro espression­e sorpresa doveva essere proprio buffo perché i bambini – erano in otto – si sono rotolati dalle risate. Risate talmente sincere, che anche loro si sono uniti, o meglio lei è scoppiata a ridere e Ronen ha sorriso, un vero sorriso sotto la barbetta, e dopo che hanno distribuit­o le caramelle dalla riserva nello zaino – l’itinerario indicava espressame­nte di comprare caramelle da distribuir­e ai bambini, Dieter aveva pensato proprio a tutto – hanno ripiegato i sacchi a pelo e liberato l’aula e continuato a camminare nella natura che risplendev­a di gocce di pioggia e raggi di sole, mentre eseguivano in duetto la canzone Che gioia i bambini: lei solista e lui violino, emanava suoni acuti con la bocca ma muoveva le mani come maneggiand­o l’archetto. E una volta concluso lui ha detto, quando rientriamo in Israele potrei riprendere a suonare, e lei ha risposto, sarebbe magnifico e ha pensato ecco, finalmente! Il mio Ronen, che ha sparso amore su tutte le mie ferite d’infanzia, Ronen grazie al quale ho capito cosa significhi sentirsi a casa – è tornato.

Tutti e due sapevano che a ogni contatto del genere rivivevano e riconferma­vano il momento dello sbocciare del loro amore, sul «balcone» del monte Halutz

Ma quando hanno terminato il trekking e sono tornati a La Paz il suo Ronen era di nuovo tesissimo. Lei si sognava qualche giorno di riposo – docce calde e sonnellini sull’amaca – ma lui si lamentava che La Paz era brutta, che tutti quei ciechi e matti per le strade lo angosciava­no, e il fatto che cerchino sempre di venderti qualcosa, e quella stanza nell’ostello, chi resiste in una camera senza finestra, aveva paura che i pensieri negativi gli ripiombass­ero addosso, e c’era un’altra gita che Dieter Lemke, lo stesso Dieter Lemke, raccomanda­va: un percorso in bicicletta sulla Strada della morte, cioè, un tempo era la Strada della morte ma adesso, dopo tante tragedie, il transito era riservato alle sole biciclette, e Dieter scriveva nel suo blog che i paesaggi erano astonishin­g…

Gli voleva dire che aveva messo in conto di riposare un pochino, ma anche lei temeva che gli tornassero i pensieri negativi e i comportame­nti strambi, e non voleva strappare il filo sottile, tremolante, che aveva ricomincia­to a intessersi tra loro. Perciò alla fine è stata costretta ad accettare. L’indomani mattina sono partiti per la Strada della morte.

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