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CORONAVIRUS
La «fase 2» dovrebbe cominciare il 4 maggio. Per «fase 2» si intende un parziale ritorno alla produzione, una parziale apertura di alcuni negozi, una maggior tolleranza per le uscite, ma probabilmente con obbligo di mascherina e guanti. Certo resteranno le norme relative alla distanza da mantenere tra un essere umano e l’altro, quindi si continuerà a entrare nei supermercati o negli esercizi commerciali autorizzati un po’ per volta e sempre dopo aver aspettato fuori il proprio turno. Un problema è chi detterà le regole: le Regioni reclamano una loro autonomia, specialmente Lombardia e Veneto. Da Roma si insiste, però blandamente, per un coordinamento centrale. Le discussioni sono già cominciate e si intrecciano con i sottintesi politici di qualunque scelta. La Lombardia è sotto accusa e il suo governatore, il leghista Attilio Fontana, si divincola tra le contestazioni che riguardano non solo il numero di malati e di morti, ma anche la pessima gestione delle case di riposo per anziani – dove i decessi non si contano e l’incuria, la superficialità, la distrazione, il menefreghismo sono evidenti – e l’accusa a tutto il sistema messo in piedi a suo tempo da Formigoni di convenzionare, per la Sanità pubblica, una quantità di strutture private assai ben pagate. Al contrario, il governatore del Veneto Luca Zaia sembra il vero dominus della crisi. Obbliga alle mascherine e ai guanti o al gel (provvedimento adottato anche in Toscana), ma intanto ha tamponato a man bassa tutti i cittadini tamponabili, ha abolito i 200 metri di distanza dalla propria abitazione per chi voglia sgranchirsi le gambe, ha permesso le grigliate del 25 aprile e del 1° maggio (senza però che si possano invitare gli amici o i parenti), aprirà le librerie due giorni a settimana e insiste
perché dal 4 maggio si riparta al cento per cento con la produzione. Sono con lui, per ripartire il 4 maggio, oltre alla Lombardia, anche la Sicilia e il Piemonte. Magari mandando i lavoratori in fabbrica o in ufficio per sette giorni e a scaglioni, cioè con orari di lavoro diversi e comunque mantenendo dove possibile lo smart working. Già lunedì prossimo potrebbero tornare operativi i cantieri edili, la moda, il settore auto, i mobilifici e le relative reti commerciali. Si tratterebbe – se accadrà davvero – di rimettere in moto tre milioni di lavoratori. Bar e ristoranti dovranno aspettare almeno fino al 18 maggio. I sindacati sono assai dubbiosi, il nuovo presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, ha attaccato il governo per le sue incertezze. Le voci su una prossima caduta di Conte sono sempre più insistenti, anche se la successione resta un mistero. I partiti stanno litigando di brutto, una delusione per Mattarella che sperava in un governo di unità nazionale.
NUMERI
I morti di Covid-19 in Italia sono finora poco meno di 25 mila, i positivi 110 mila, i dimessi 50 mila, il totale dei casi poco oltre i 180 mila. L’andamento dei numeri fa sperare in un contenimento delle infezioni, dato che sembra in calo sia la quantità dei morti che quella dei contagiati. L’ospedale Niguarda di Milano ha potuto chiudere uno dei 5 reparti di terapia intensiva. La piccola città di Ortisei, in provincia di Bolzano, sembra aver sviluppato la cosiddetta «immunità di gregge»: la sua popolazione, cioè, sarebbe diventata naturalmente immune al coronavirus.
SOLDI
I 600 euro promessi col decreto Cura Italia stanno arrivando ai destinatari, di massima partite Iva prive di qualunque protezione sociale. Ci sarebbe poi il Decreto liquidità, grazie al quale le aziende e i professionisti potrebbero chiedere, a un tasso quasi zero, finanziamenti fino a un quarto dei ricavi dell’ultimo anno. Sul tavolo ci sarebbero 400 miliardi teorici, che dovrebbero essere distribuiti dalle banche, che però rimandano per ora indietro i richiedenti, non essendo chiaro quel che accadrebbe quando qualcuno non restituisse il dovuto. Il governo, in realtà, spera che i fondi per quest’operazione siano forniti in qualche modo dall’Europa, che è intenzionata a impegnarsi, infatti, per almeno mille miliardi complessivi (cioè in favore di tutti). Il problema è sempre lo strumento da adottare. Gli italiani – e in particolare i grillini – non vogliono che sia pronunciata la parola «Mes», cioè il Meccanismo Europeo di Stabilità, quello a cui attinsero i greci sottoponendosi però ai controlli della Troika. L’Europa ci ha detto che potremmo intanto prendere da quel fondo una quarantina di miliardi da destinare alla Sanità e senza contropartite politiche. Ma il M5s non si fida e continua a dire di no.
NOMI
Guariti il premier britannico Boris Johnson e, dopo un mese d’isolamento, l’onorevole Luca Lotti. Il virus ha ucciso, in questi ultimi giorni, lo scrittore Luis Sepúlveda (70 anni), il filosofo Luciano Pellicani (81), l’ex corridore automobilistico Stirling Moss (91).
TRUMP
La resistenza di Trump ad ammettere l’epidemia e ad agire di conseguenza gli sta costando cara in termini di popolarità. Secondo la media degli ultimi sondaggi effettuata da RealClearPolitics, Joe Biden – sicuro candidato democratico dopo la rinuncia di Sanders – è al 47,3%, Trump al 41%. I morti da Covid-19 negli Stati Uniti sono quasi 45 mila.
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