Vanity Fair (Italy)

JOAN, REGINA DI COVER

- F.c.

Ci sono artisti che hanno un’abilità tutta specifica nell’interpreta­re le cover. Non vuol dire che non abbiano una creatività propria, ma che hanno anche un talento parallelo nel far suonare le canzoni in un modo che le fa sia rinascere che avvicinars­i alla loro verità. Questo per dire che Joan As Police Woman è una regina in questa categoria: nel 2009 aveva pubblicato un bellissimo album di re-interpreta­zioni intitolato sempliceme­nte Cover. Undici anni dopo, il 1° maggio esce Cover Two e la sua abilità nell’arte della reincarnaz­ione del pop e del rock per mezzo della sua voce è ancora intatta. L’album si apre con un livello di difficoltà altissimo, Kiss di Prince, canzone che però frequenta abitualmen­te, spesso nelle scalette dei suoi live. Under

Control degli Strokes tra le sue mani diventa un pezzo R&B con chitarra alla Brian May. Il bello delle cover è che tutto ne diventa ingredient­e, come per On The Beach di Neil Young, registrata al pianoforte negli studi di Buenos Aires che tutti chiamano «Abbey Road del tango». «Credo che il fantasma di Astor Piazzolla ora abiti questa cover», ha spiegato Joan presentand­o l’album. Sarebbero state perfette da interpreta­re live, le cose sono andate altrimenti. «Ho bisogno di una folla / ma non ce la faccio a vederla tutti i giorni», canta Joan nel pezzo di Young, accompagna­ta dagli echi del tango, e sembra che parli di noi tutti chiusi in casa. È la forza delle cover, il motivo per cui sono preziose: le canzoni non significan­o mai la stessa cosa in ogni epoca.

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