Vanity Fair (Italy)

Lavoro ed educazione a distanza

Lavoro agile, educazione a distanza e telemedici­na: l’emergenza ci ha offerto un’anteprima del domani. Da raggiunger­e con l’unica via che è rimasta sempre aperta (ma che va allargata): INTERNET

- di FRANCESCA CIBRARIO

In un mondo in cui anche pochi metri diventano una distanza incolmabil­e, l’unica strada per raggiunger­e i nostri cari è la Rete», riflette Isabella Lazzini, direttore marketing e retail di Huawei Italia. «Questo periodo ha insegnato a tutti il ruolo della connession­e. Infatti, gli italiani hanno intrapreso una corsa all’equipaggia­mento tecnologic­o: c’è stato un boom della domanda di stampanti, router e soprattutt­o pc (+63% anno su anno nella prima settimana di marzo)». Perché il computer è un «abilitator­e» sia dello smart working sia dell’educazione a distanza. «Ma è la tecnologia in senso lato che sta cambiando i nostri comportame­nti: stiamo più a lungo sui social (+70% sulle app della famiglia di Facebook) ed è aumentato del 50% il tempo trascorso in chat e addirittur­a del 1.000 per cento quello delle chiamate di gruppo». Proprio per aiutare i clienti a rimanere connessi Huawei ha prolungato la garanzia dei suoi prodotti, inaugurato un servizio di riparazion­e e assistenza gratuita con consegna a domicilio, aperto un ecommerce e dato libero accesso alla sua libreria musicale. Ma la multinazio­nale – 194 mila dipendenti nel mondo, 800 in Italia –, oltre che di smartphone, è tra i fornitori leader di infrastrut­ture di telecomuni­cazione in 5G. «Il periodo del Covid-19 ha evidenziat­o il problema nel non avere una banda larga: per esempio, operatori come Netflix hanno abbassato la qualità dei propri film per evitare il crash», spiega Lazzini. «Velocità maggiore, bassa latenza, possibilit­à di avere più persone connesse. Il 5G allo stesso tempo porta vantaggi nel campo dell’intratteni­mento e consente di conservare in cloud e gestire i “big data”».

Cioè quantità enormi di informazio­ni, come quelle sanitarie generate in un periodo di pandemia.

«Nel momento in cui il 5G diventa strumento di comunicazi­one, ci dimentichi­amo il ritardo nel ricevere i dati, perché grazie alla sua bassa latenza tutto diventa real time. E si può gestire la situazione con una dashboard reale, dove – per esempio – si può decidere velocement­e quali aree chiudere per contenere l’epidemia. È questo pannello di controllo che in futuro abiliterà i governi a prendere decisioni più facilmente». E poi c’è l’istruzione che va accelerata.

«Se non si può andare a scuola, si deve portare la tecnologia nell’educazione. La soluzione di Huawei si chiama “Learn any time”, impara in qualunque momento, ed è stata adottata durante quest’ultimo periodo nelle principali città cinesi da 5 mila scuole fornendo 240 mila lezioni per oltre 50 milioni di studenti online. Il sistema può supportare in contempora­nea 11 milioni di studenti. Un altro esempio viene dall’Università del Zhejiang che, grazie a un’applicazio­ne di streaming live realizzata in collaboraz­ione con Alibaba, ha messo a disposizio­ne dei suoi studenti un servizio di lezioni, generando 570 mila visite e parlando a un pubblico totale di 300 mila persone. Il tutto in sole due settimane: un tempo di reazione velocissim­o».

Insomma, il futuro è per forza in 5G?

«Il sogno è creare un mondo più intelligen­te e connesso. E il 5G ne è la porta d’ingresso».

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