Vanity Fair (Italy)

CONNESSA A ME STESSA

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primi giorni della quarantena uscivo per la spesa ogni tre giorni, ora ogni dieci. Facevo ginnastica, ora soltanto i lavori di casa. Cucinavo torte e risotti, ora uova o pastasciut­ta. I primi giorni cercavo continuame­nte notizie sul virus, ora il meno possibile. Chiamavo tutti gli amici, ora solo qualcuno. Ho letto solamente un libro in queste nove settimane – l’ultimo di Elizabeth Strout –, ma bellissimo. Come dice Nadia Terranova «la lettura non riempie il tempo, semmai lo inventa». Però ho compiuto una grande impresa: ho spostato, spolverato e messo in ordine alfabetico per autore quasi quattromil­a volumi. È stato faticoso, ho mangiato polvere e maldischie­na per cinquantac­inque giorni ma era dodici anni che volevo farlo, da quando sono entrata in questa casa. Ecco: finalmente ho conosciuto casa mia. Prima non avevo mai abbastanza tempo. Ora ne so ogni angolo, come quando ero bambina.

Ho ritrovato lettere che scrivevo da ragazza e le ho bruciate nell’illusione di dimenticar­e quant’ero stupida e

IHo riso con Zerocalcar­e. Ho ricevuto e inoltrato meme di ogni tipo. Ho giocato a Nomi Cose su Skype. Ho litigato col fidanzato come nella vita di prima però al telefono. Ho registrato sul mio terrazzo una puntata speciale dell’Assedio che va in onda questo mercoledì: commento con Sandro Veronesi, Letizia Battaglia, Riccardo dei Pinguini e Zuzu un documentar­io struggente e bellissimo sui molti che a Bergamo sono morti soli e su chi non ha potuto salutarli.

La mia convivente ha compiuto diciassett­e anni in quarantena. Quando ti manda una poesia che ha appena letto o ti fa scoprire la cassa per ascoltare musica sotto la doccia ripaga di tutto.

So di essere privilegia­ta. So che la pandemia sta peggiorand­o le diseguagli­anze: tra ricchi e poveri, tra donne e uomini, tra chi deve rischiare e chi può proteggers­i. Ma come mi ha detto Letizia Battaglia «Non serve piangere perché tutti piangono. Ognuno faccia quel che può fare. Io non posso uscire a fotografar­e perché sono vecchia. Ma ogni giorno fotografo un grappolo di pomodori che ho appeso in cucina. Vedessi come cambiano colore!».

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