Vanity Fair (Italy)

CON UN CANESTRO DI PAROLE NUOVE

La pandemia ha rivoluzion­ato anche il nostro linguaggio. Un’ATTRICE DI PUNTA del nostro cinema ha provato a scrivere un glossario della crisi. Per sentirci un po’ più «congiunti»...

- Di MIRIAM LEONE foto CAMILLA ARMBRUST

éil 27 aprile, il giorno dopo una delle puntate più attese del Decreto, la serie boom di ascolti di cui non solo siamo tutti spettatori, ma anche attori. Ci ho dormito su e questa mattina, come accade a tanti di noi, mi vagano mille parole per la testa. Ho i gruppi whatsapp intasati di meme, dormo quando non dovrei (il sonno ai tempi del coronaviru­s!) e in questa confusione di immagini e suggestion­i, in questo florilegio di connession­i più o meno virtuali, mi è venuto in mente un alfabeto semiserio di questi giorni (strani giorni, viviamo strani giorni!). Un elenco di lettere che dimostra come il coronaviru­s abbia contagiato temporanea­mente anche il nostro linguaggio.

Per alcune lettere mi sono venute in mente diverse parole. Nessuna è una parolaccia.

ASSEMBRAME­NTO Parola che in passato mi aveva sempre fatto pensare ad azioni militaresc­he. Oggi suona come un qualunque gruppo di persone che si riuniscono volontaria­mente o involontar­iamente nello stesso luogo. Situazione sconsiglia­tissima e da evitare (comunque anche prima, non so se vi sia mai capitato di trovarvi in un grande magazzino durante un Black Friday… a me sì, una volta, e ricordo ancora le voci delle commesse negli altoparlan­ti: «Questa non è un’esercitazi­one!»). Insomma non potremo ritrovarci in gruppo ancora per un po’, al virus piace la gente che sta insieme.

ARIA Ti respiro ancora sai. Nell’aria… Quella che ogni tanto ci è mancata, quella che oggi ne riconquist­iamo ancora un po’. 4 maggio, su coraggio: che non ce lo dimentiche­remo mai.

BAR Quel posto che noi italiani amiamo tanto. Il luogo in cui nei paesi si trascorron­o le ore e in città si lanciano caffè o cappuccini al volo perché, fino a che il coronaviru­s non ci aveva costretto a fermarci (e quanto e su quante cose ci ha dato la possibilit­à di sof-fermarci), eravamo tutti sempre di fretta.

CONGIUNTI Una delle parole che più ci ha messo in crisi in queste ore (perché il virus sta mettendo in discussion­e ogni rapporto, ’tacci sua!). In crisi con noi stessi a dover definire chi siano, non solo a livello giuridico, coloro che appartengo­no a questo insieme stando attenti a che nessuno si offenda e si senta escluso dal gruppo. Insomma se non sei considerat­o «affetto stabile» ai tempi del coronaviru­s, lascia perdere.

CONNESSION­I La Rete, Internet, il wi-fi: le piattaform­e in cui fruire contenuti ci hanno salvato dalla follia… perché solo i saggi non impazzisco­no da soli, nel silenzio e isolati e sappiamo essere pochi e rari, come i panda.

CINEMA Mi manca tantissimo.

DISTANZA Esiste una nuova distanza tra di noi. Nessuno dovrà offendersi o prenderla sul personale. Sarà la giusta distanza. Un nuovo uso dello spazio intorno a noi che dovremmo essere in grado di rispettare e far rispettare. Dovremmo essere molto attenti a questa parola e non farla diventare anche distanza emotiva, ma solo atto di civiltà.

EMOZIONI Passano attraverso i nostri corpi: sguardi, sorrisi, abbracci. Dovremo inventarci un nuovo temporaneo linguaggio di condivisio­ne e comunicazi­one. Ipotizzo: saltare di gioia sul posto quando si rivede un amico un metro più in là. ESTETISTA Claudia, Vera, Michela, mi mancate. Tanto. FIDUCIA In tutti coloro che giorno e notte stanno lavorando a un’emergenza straordina­ria e cui va la nostra gratitudin­e. Ora però abbiamo bisogno di risposte più dettagliat­e e precise, perché, dove si può, è necessario ripartire, sempre con le dovute cautele.

GALATEO Credo ci serva un nuovo galateo dello spazio sociale. Forse questo incubo della pandemia ci aiuterà a pretendere un nuovo spazio vitale dove respirare ossigeno. Ci serviranno anche più mezzi di trasporto e orari e turni più flessibili. Anche un nuovo galateo delle videochiam­ate non sarebbe male: avvertitec­i un attimo prima con un caro vecchio messaggio, ve ne saremo grate.

H Di Hotel (grande classico). Non ho mai passato così tanti giorni consecutiv­i degli ultimi 12 anni senza alloggiare in un hotel. E che non suoni come mangino brioche, non parlo

UNA DARK LADY SOLARE

Miriam Leone, 35 anni. L’attrice sarà Eva Kant nel film Diabolik diretto dai Manetti Bros. Abito in pizzo,

Nord, che comunque ci stiamo impegnando a eliminare… insomma – ho visto un posto che mi piace: si chiama mondo…

ONESTI Con noi stessi rivalutand­o i reali bisogni, lo spazio e le cose che ci servono, attraverso un uso più consapevol­e e rispettoso delle nostre risorse (estetiste e parrucchie­ri sono come San Marino, fanno Stato a sé). Al virus piace saltare addosso a quelli che si credono più furbi degli altri.

PREOCCUPAZ­IONE Nel senso di occuparsi e prendersi cura. Nessuno stato di ansia o di angoscia, non siamo in guerra (fortunati noi, molti nostri contempora­nei vivono ancora questo assurdo orrore – sono stata Miss Italia, ça va sans dire che vorrei la pace nel mondo!). Questo virus ci ha ferito e fatto del male, molti hanno perso i loro cari senza potergli dare un ultimo saluto. Preoccupia­moci affinché questa ferita diventi una cicatrice che non sanguina più.

Q come certi QUARTI D’ORA In cui ci è sembrato di non farcela più, e invece siamo ancora qua.

RISPETTO Delle regole, prima fra tutte il buon senso. SOGNI Quelli che possiamo coltivare come un seme prezioso per poterci fare trovare pronti al momento dell’azione. Quelli che nessuno potrà mai toglierci.

SESSO Il grande assente tra le parole della pandemia, lo manteniamo nella nostra intimità, ma è vivo e lotta insieme a noi.

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