PREFERISCO IL CAOS
Dopo una lunga attesa, FIONA APPLE è tornata con un album libero, pieno di cambi e disordinato. Come lei
uando metterete su Fetch the Bolt Cutters, il nuovo disco di Fiona Apple, la prima impressione sarà il caos. Intendiamoci, non è un disco musicalmente astruso, la cantautrice ha conservato la stessa abilità con le melodie pop che aveva a 19 anni, quando scrisse Criminal in un’ora, su richiesta dell’etichetta che voleva un pezzo radiofonico. Solo che quella capacità ora non è al servizio di nessuno se non del suo dialogo interiore a più voci: a voi che ascoltate tocca inseguire i cambi di tono, di umore, di scenario. Chi ha avuto una relazione con una persona complicata sappia che questo disco la riproduce nel dettaglio. A fare da filo alla sua musica non c’è più soltanto il pianoforte degli inizi, ma anche le percussioni, che si adattano meglio ai momenti di furia, rabbia o sarcasmo. Fetch the Bolt Cutters si apre con una delle canzoni più sentimentali che abbia mai scritto (I Want You To Love Me). Ci sono pezzi divertenti, come Under the Table, storia di calci sotto il tavolo e commensali sgradevoli, e altri
Qdifficili da ascoltare, come For Her, l’autobiografia della sua storia di sopravvissuta a uno stupro. In Shameika si rivolge alla se stessa ragazzina, dicendosi: ce la puoi fare. Quando uscì Tidal, Fiona Apple aveva 19 anni, era una ragazza con più talento che consapevolezza, come Lorde nel 2013, come Billie Eilish nel 2019. Da allora i dischi sono stati cinque, compreso questo, tutti importanti, nessuno sprecato. Fetch the Bolt Cutters è pieno di echi. Si sentono Kate Bush, Tori Amos, qualcuno ha citato lo spirito di Yoko Ono, donne a cui Fiona ha guardato in questi anni come modello, per potersi togliere i panni della ex ragazza fragile e mettere quelli di artista consapevole, matura, che non deve chiedere a nessuno il permesso per i suoi pensieri complicati. Il titolo del disco è una battuta pronunciata da Gillian Anderson (altra icona) in The Fall, «Prendete le cesoie», un ordine dato a dei poliziotti per far liberare una ragazza torturata. Fiona lo rivolge a se stessa: lasciati andare, cercare di mettere in ordine non serve a niente, meglio il caos.