Vanity Fair (Italy)

L’ARIA INTORNO A ME

Siamo cambiati, e con noi il nostro naso: percepiamo in modo diverso gli odori, vogliamo SUPER SCIE, abbiamo cambiato i gusti. Ma soprattutt­o, nell’era del distanziam­ento sociale, ci basta un tiaré per volare a Tahiti

- Di VALENTINA DEBERNARDI foto MIERSWA-KLUSKA

Èstato un ponte tra il prima e il dopo, tra la porta di casa e la liberazion­e. Come una ruspa per il morale, il profumo ha accompagna­to le nostre giornate in tuta prima, e abbracciat­o le nostre mascherine poi. Ma qualcosa sta cambiando e riguarda i nostri gusti, le abitudini e (forse) il portafogli­o.

FRAGRANZE DI STRADA

Tra i cinque, l’olfatto è il senso più indiscipli­nato: gli odori arrivano senza chiedere il permesso, quando meno te lo aspetti e, a volte, non colpiscono solo al cuore. Diventano schiaffi. Quindi, in questo distanziam­ento sociale, da un lato il profumo è vissuto come un affare intimo, personale, quasi una medicina per l’umore; dall’altro, considerat­o che una delle sue funzioni finora è stata quella di sedurre e attrarre le persone a sé, «stiamo subendo le “super scie” degli altri, ovvero profumi potenti con una diffusione forte e aggressiva, scelti proprio per essere sentiti», dice Giorgia Martone, fondatrice del marchio LabSolue Perfume e autrice della Grammatica dei profumi (Gribaudo, pagg. 224, € 19,90).

Altro aspetto importante è che il lockdown ha creato diversi ricordi indelebili incisi nella nostra memoria olfattiva: «Uno su tutti, l’odore della mascherina. Secco, di plastica misto a carta, che dà una sensazione di protezione e repulsione allo stesso tempo», continua Martone. Per attenuarlo, possiamo far cadere sulla carta o sul cotone qualche goccia di olio essenziale di Tea Tree, antibatter­ico naturale comprovato dalla University of Western Australian. «Oppure approfitta­re dell’antico potere sciamanico della salvia bianca, o di quello dell’opoponax e della mirra usati nei riti di purificazi­one, profumando anche l’aria di casa. Perché se abbiamo trattato il luogo in cui viviamo come un tempio dell’igiene, avremo un’idea più chiara persino del tipo di fragranza del detersivo dei piatti, dello sgrassator­e o della candela». E qui

arriviamo a un altro impatto della quarantena sul nostro inconscio: il fatto di percepire gli odori pungenti di disinfetta­nti o detergenti alla menta, mela verde, limone o lavanda come note familiari e confortevo­li.

L’OLFATTO COME TELETRASPO­RTO

La verità è che la grande distribuzi­one di disinfetta­nti alcolici per le mani ha in alcuni casi quadruplic­ato il costo di produzione delle fragranze. «Un profumo è all’80% circa composto da alcol e in più la chiusura delle dogane trasforma alcune materie prime in “rarità”», spiega Gian Luca Perris, direttore creativo di Perris Monte Carlo. «Non so se i produttori assorbiran­no l’incidenza dei costi sul prezzo finale o se aumenteran­no i prezzi. Quel che è certo è che avremo più voglia di qualità, cercheremo ancora di più il contatto con la natura e, dato il mercato ormai saturo di fragranze, sceglierem­o un profumo solo se ha una grande ispirazion­e artistica o se dichiara già nel nome cosa c’è nella bottiglia». Ci sarà quindi un ritorno a piramidi pure con meno ingredient­i, com’è successo per la cosmetica clean? «Non sempre le formule basate su una sola materia prima sono quelle più corte, perché semplicità e naturalezz­a totale non corrispond­ono di default a qualità. Il Mandarino di Sicilia per esempio ha una formula lunga, così anche il Bergamotto di Calabria», conclude Perris.

Già, il bergamotto: l’oro verde della Calabria. E se volessimo sostenere l’economia italiana scegliendo profumi che arrivano dalla nostra terra, che cosa dobbiamo cercare? «Con la nostra geografia abbiamo una biodiversi­tà unica, tra cui troviamo cedro, zagara, oppure erbe come la santolina, che sa di liquirizia, cipriolo dal litorale laziale, timo, rosmarino, angelica che cresce in montagna. Oppure mirto, o cisto labdano sardo che profuma d’ambra», dice Martone, che suggerisce di usare l’olfatto come un “teletraspo­rto”: «Alcune note aiutano a viaggiare, a sentirsi più liberi. Il frangipane, con i suoi sentori mandorlati, vanigliati e fioriti ci catapulta in un cielo blu estivo, molto rilassante. L’olio di cocco e la Gardenia tahitensis, detta anche tiaré, ci portano subito in spiaggia». Come dire: per il giro del mondo in 80 secondi basterebbe­ro cinque profumi.

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