Vanity Fair (Italy)

COME SMASCHERAR­E LE FAKE NEWS DELLA SALUTE

Distinguer­e tra informazio­ne e disinforma­zione non è un processo facile. Senza sviluppare la capacità di filtrarle, le BUFALE possono a volte comportare delle scelte sbagliate.Ecco i suggerimen­ti degli esperti

- Di ALICE POLITI

a vitamina C aiuta la guarigione da Covid-19. L’ibuprofene peggiora la malattia. Bere acqua ogni 15 minuti protegge dall’infezione. Sono solo alcune delle notizie false circolate in Italia sull’emergenza epidemiolo­gica e citate nel primo report di Agcom, lA’ utorità per le Garanzie delle Comunicazi­oni, realizzato dall’Osservator­io sulla Disinforma­zione Online. Partendo dall’indagine di oltre 17 milioni di documenti generati in Italia tra il 1° gennaio 2019 e il 22 marzo 2020 da oltre 2.000 fonti informativ­e (tv e radio nazionali, quotidiani, agenzie stampa, siti web di editori tradiziona­li, testate online) e fonti di disinforma­zione (siti web e pagine/account social), il rapporto mette in luce anche il volume di notizie false prodotto in Italia nel primo trimestre 2020, momento cruciale della pandemia. Il dato emerso può apparentem­ente sorprender­e: tale volume ha avuto un valore medio giornalier­o più basso rispetto a quello calcolato sul totale dei contenuti online pubblicati nell’arco di tutto il periodo preso in

Lesame. Il nuovo coronaviru­s, in pratica, ha generato giornalmen­te meno fake news rispetto alla media degli ultimi 15 mesi. Ma questo significa che «sul Covid-19, più che notizie false, si producono enormi quantità di informazio­ni e, in questo frangente, la disinforma­zione può arrivare da più contesti», sottolinea Roberta Villa, giornalist­a e divulgatri­ce scientific­a, tra gli esperti della task force istituita dal ministero della Salute per contrastar­e la diffusione di fake news.

«L’arma per difendersi dalle fake news non è tanto quella di frenarle o censurarle, ma di aiutare le persone ad allenare il proprio spirito critico», ribadisce l’esperta. «Lo stesso significat­o di fake news è ambiguo e presuppone di poter distinguer­e sempre fra ciò che è vero e ciò che è falso. Invece, nella maggior parte dei casi, si parte da un fatto vero, un piccolo studio o un dato preliminar­e, e ci si costruisce attorno una storia. Il compito della task force è di elaborare strategie che migliorino la comunicazi­one, per facilitare

i cittadini a destreggia­rsi meglio nel caos informativ­o». A offrire uno strumento concreto per riconoscer­e e verificare la validità delle notizie sulla salute è il sito dottoremae­veroche.it fondato dalla Federazion­e degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatr­i. «Vogliamo smontare le principali bufale in ambito sanitario, rispondend­o ai dubbi più comuni sulla salute», spiega il coordinato­re Alessandro Conte, specialist­a in Chirurgia Generale, Igiene e Medicina Preventiva. «Oltre a trovare risposte sulle notizie false più diffuse, c’è una sezione dedicata alla navigazion­e consapevol­e che invita il lettore a valutare la qualità dell’informazio­ne sanitaria online, seguendo criteri precisi. Include anche una scheda di valutazion­e, da stampare e tenere a fianco mentre si naviga per riconoscer­e se si ha davanti una fonte affidabile o meno, attribuend­o dei punteggi».

Quali «indizi» rivelano che una notizia è falsa? «Il primo, enorme campanello d’allarme deve scattare quando siamo davanti a una notizia che sembra avere del miracoloso. Molte di queste mistificaz­ioni fanno leva sulla speranza, sul desiderio di scoperta di una terapia risolutiva. Quando quello in cui incappiamo è esattament­e quello che stavamo cercando, è il caso di alzare al massimo le antenne: alla scienza servono anni per trovare soluzioni efficaci», precisa Conte.

Ma lo stesso web che genera disinforma­zione offre anche le risorse per orientarsi nel caos. «Ci vogliono pochi secondi per verificare una notizia apparsa sui social o un messaggio che circola su WhatsApp», sottolinea lo specialist­a. «Se viene citato un ricercator­e universita­rio, possiamo verificare se quella persona esiste davvero, se si tratta effettivam­ente di un medico, se opera realmente in quell’università e magari se sono state pubblicate altre informazio­ni che riguardano quella ricerca. Se, per esempio, ci imbattiamo in un vocale che rivela la scoperta di una cura per l’autismo, digitando poche parole chiave è possibile avere in qualche secondo una cartina di tornasole. Non trovo niente? È già sospetto. Se invece riesco a trovare un articolo di stampa che parla di una ricerca preliminar­e posso aprire l’articolo per approfondi­re l’argomento e farmi un’idea».

L’uso del motore di ricerca è qualcosa con cui tutti abbiamo dimestiche­zza ed è un modo per allenare lo spirito critico. Come suggerisce Conte, allora, «quando ci imbattiamo in una notizia apparentem­ente sensaziona­le o in un vocale che genera grandi speranze in un particolar­e ambito medico, non condividia­mo subito con i nostri contatti: così facendo si rischia di alimentare un vortice che è di per sé fuorviante e dannoso».

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