Vanity Fair (Italy)

CHE COSA DICE L’ARCHITETTO

Una cabina-studio per concentrar­si e il ritorno del secrétaire (versione hi-tech)

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’è chi ogni giorno cambia posto, chi ha allestito una postazione di lavoro stabile in qualche angolo appartato, chi, più fortunato, riesce ad avere una stanza dedicata. L’home working vuol dire tante cose: dipende – certo – dal mestiere che si fa e dipende dagli spazi che si hanno a disposizio­ne. Può essere un sogno o un incubo. Alessandro Adamo, architetto, partner di Lombardini­22 e direttore di DEGW, specializz­ato proprio nello studio di àmbiti profession­ali, è già stato chiamato dalle aziende per pensare a come riorganizz­are i dipendenti: «È possibile immaginare che nel futuro le realtà più grandi saranno in grado di fornire ai lavoratori una propria linea di arredo brandizzat­a. Mi immagino una sorta di secrétaire aggiornato alla contempora­neità: la ribalta e i portaogget­ti si attualizza­no dando vita a un nuovo “computerat­oio” su ruote, flessibile ed ergonomico, con tutto ciò che serve, dal tavolo alla sedia, dalla luce alle cuffie».

Cercare di trovare in casa uno spazio personale dedicato al lavoro sarebbe importante: «È chiaro che la cosa migliore sarebbe avere uno studio, ma potrebbe andare bene anche un angolo che possiamo allestire, uno spazio in cui non ci siano disturbi esterni. Mi immagino una zona cocoon, dove potersi immergere in una sorta di “shower office”: un corner con tenda insonorizz­ata per un’immersione totale di concentraz­ione. Però, come le hall negli uffici, gli spazi condivisi e i corridoi, che sono luoghi neutri in cui la mente può cambiare orizzonte e riposare, anche a casa sarebbe bene avere un margine di transizion­e, che diventi il cuscinetto tra la zona di lavoro e il resto dell’abitazione».

CIntanto, in attesa di quello che sarà, abbiamo chiesto a lui di farci da guida, per capire meglio come cominciare a organizzar­ci: quali luci accendere? Come deve essere la sedia? Che cosa è bene avere nella stanza?

«Sono da privilegia­re le fonti di luce naturale e, in caso di luce artificial­e, le fonti di tipo indiretto diffuso in modo da non avere riflessi né fenomeni di abbagliame­nto. Le finestre dovrebbero essere munite di un dispositiv­o di copertura regolabile per attenuare la luce diurna qualora fosse troppo intensa. È consigliat­o orientare e inclinare lo schermo per eliminare eventuali riflessi».

L’ILLUMINAZI­ONE.

«Il tavolo dovrebbe avere una superficie a basso indice di riflession­e, ovvero colori chiari diversi dal bianco e in ogni caso non riflettent­i, essere ovviamente stabile e avere dimensioni sufficient­i per permettere una disposizio­ne flessibile dello schermo, della tastiera, dei documenti e del materiale accessorio necessario. L’altezza del piano di lavoro deve essere indicativa­mente compresa tra i 70 e gli 80 centimetri».

IL PIANO DI LAVORO.

«Una corretta seduta dovrebbe essere dotata del meccanismo di regolazion­e dell’altezza, dello schienale e del supporto dorso-lombare. Ottimo se ha un meccanismo girevole, per facilitare i cambi di posizione».

LA SEDIA.

«Avere intorno a sé delle piante aiuta la concentraz­ione, stimola la creatività e l’energia».

P.S.

Da sinistra, pannello fonoassorb­ente

(25 € per 15 pezzi). CRG90 è un monitor curvo da 49”, (1.199 €). A destra, lampada da tavolo Dodo, con struttura in metallo e bulbo satinato,

(231 €).

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