SIAMO BELLE E ANCHE BUONE
È quello che direbbero le borse LaMilanesa se potessero parlare. Il marchio fondato da Cinzia Macchi allo stile fun & chic unisce sempre l’impegno per l’ambiente
Fantasie a tutto campo, dettagli sorprendenti, colori accesi. Le borse LaMilanesa sanno come farsi notare, con quel mix di accenti briosi che le caratterizzano fin dal debutto. Ciò che forse non si coglie al primo sguardo è che la bellezza degli abbinamenti e le particolarità dei materiali racchiudono un fascino green. La fondatrice Cinzia Macchi utilizza da sempre materiali di recupero, reinterpretati con l’energia sorridente di chi prende un impegno concreto verso l’ambiente e le persone. I modelli realizzati in crochet sono quelli che l’hanno fatta conoscere al pubblico, ma LaMilanesa è ancora più proiettata verso un’idea di fashion responsabile. «Mi piace dare una seconda possibilità alle cose come alle persone», spiega Cinzia, «per questo propongo dei modelli dove gli scarti tessili o la plastica riciclata diventano statement di stile».
sulla preghiera su TV2000 e avrei voluto chiedere al Papa di cosa sentiva quando recitava il Padre Nostro, ma non sapevo come avvicinarlo. Così gli ho scritto una lettera e l’ho spedita per posta, pensando: se mi risponde significa che deve succedere. Imbuco la lettera la domenica, martedì mentre ero in strada, ancora, mi chiama Papa Francesco. Mi dice che gli piaceva l’idea, io pensavo mi benedisse – che già era tantissimo – e basta. Invece mi ha detto che voleva fare l’intero programma con me. Incredibile».
Come è salvato il suo numero sul cellulare?
«È memorizzato in modo preciso, perché io non cada in scherzi. Ma non con il suo vero nome, ovviamente. Non dirò mai come».
Può raccontare qualcosa del set del nuovo programma?
«Eravamo in Vaticano, Papa Francesco è un atleta da combattimento: era a suo agio. Io ero sicuramente più emozionato».
Il dialogo con lui, nel programma, parte da come Giotto illustra i vizi e le virtù nella Cappella degli Scrovegni di Padova. Che cosa le ha detto il Papa che l’ha sorpresa, da teologo?
«Mi stupisce la sua freschezza, atteggiamento tipico delle persone intelligenti. È capace di parlarti in modo semplicissimo di cose difficilissime. Quando lui spiega la prudenza, che è la virtù che mi manca di più perché per me è sempre stata un freno che tarpava le ali, dice che in realtà la prudenza è saper capire che per essere creativi è necessario sbagliare. Non è il freno, ma le marce».
La cosa più sconvolgente che le ha detto?
«Gli ho confidato un problema: a volte, quando vado in chiesa a pregare la sera, e sono molto stanco, capita di addormentarmi. Lui mi ha sorriso: “Anche io, ogni tanto, prendo sonno mentre prego. Ma il problema”, mi ha spiegato, “non è che tu prenda sonno, il problema è quando ti addormenti e sei fuori dallo sguardo di Dio”. L’umanità della sua teologia è disarmante».
Per girare si è presentato sempre in jeans e sneakers.
«Non volevo mancare di rispetto, perciò ho detto al Papa: un conto è il rapporto tra me e te, un conto è davanti alle telecamere. Avevo portato la tonaca, gliela ho mostrata, se voleva me la sarei messa. Lui mi ha detto subito di no, che la gente mi conosceva così com’ero. Ho anche chiesto se dovevo dargli del “lei”, così lui ha detto di esordire con “Santità”, e poi passare al tu, come facciamo di solito».
Lei che è un prete anticonformista, viene criticato per il piumino o il cellulare?
«C’è un contributo che ogni sacerdote prende che gli permette di vivere, si tratta di circa mille euro al mese. A casa mi hanno insegnato a risparmiare».
Come vive gli impulsi sessuali?
«Da ragazzo ho avuto una fidanzata, ma poi ho scelto la strada che pensavo più felice. Come dicevo prima, può essere che mi innamori ancora, al cuore non si comanda. Credo che il Signore voglia la felicità delle persone, e, come dice Papa Francesco, prima delle regole, che ci devono essere, c’è la persona. L’ho capito stando in carcere, anche: avendo a che fare ogni giorno con il male, e il bene, che a volte si sovrappongono, ho perso ogni moralismo, non so sempre che cosa è giusto e che cosa è sbagliato».
Che cosa pensa dell’omosessualità nella Chiesa?
«Che cosa penso dell’omosessualità in generale, piuttosto. La comunità del carcere è laica, ci sono persone che seguono varie religioni, induisti, buddisti, atei. Poi è variopinta: alcuni soffrono per la loro omosessualità, altri se ne vantano, altri hanno una sessualità confusa. Penso che la risposta più bella è sempre quella di Papa Francesco: chi sono io per giudicare? Bisogna amarsi per come si è, a prescindere dalle sue scelte, dalle tendenze sessuali e dalle passioni. Nel carcere c’è molta più libertà che nel mondo fuori, la gente non si vergogna di raccontarsi per quello che è».
Nel programma c’è anche Carlo Verdone che racconta il suo rapporto tormentato con la fede e di come monsignor Tonini gli abbia spiegato come «telefonare a Dio». A lei Dio come parla?
«Non mi telefona. E ho un rapporto conflittuale con Lui: tante sere dormiamo separati. Quello che so è che tutte le volte che ho chiesto qualcosa non mi ha mai accontentato, tutto è arrivato per caso da posti impensabili e quando meno me lo aspettavo. Quindi Dio ha deluso tutte le mie aspettative, ma ha sorpreso il mio cuore.
Se si fossero realizzati i miei sogni di bambino sarei tristissimo. Ormai chiedo solo che mi tenga una mano sulla testa, come diceva mia nonna. E prego Dio che non renda mai tranquilla la mia vita, amo il tormento».