Zitti e ricchi
Taci, c’è uno straricco che ti ascolta. Eh sì, leggendo ogni giorno di cassa integrazione, licenziamenti e crisi economica, tra un «Draghi salvaci tu» e un «dove andremo a finire?» si pensava a uno Stivale ripieno di Qui Quo Qua, invece siamo il Paese dei Paperoni. Per lA’ genzia delle Entrate i milionari sono in netta crescita: 400 mila persone che detengono un patrimonio di almeno un milione di dollari in ricchezza finanziaria, l’1% della popolazione adulta. «L’Italia è la nona nazione al mondo per ricchezza finanziaria, con 5,3 mila miliardi di dollari, pari a 4.900 miliardi di euro». I miliardari, invece, sono la miseria di quaranta, capitanati dalla Nutella di Giovanni Ferrero (24,5 miliardi).
Zitti e ricchi. Questa deve essere la regola del superfortunato creso. Il maxi-denaro, la ricchezza fuori dal comune, soprattutto nei Paesi di cultura cristiana, deve appartenere alla felicità privata. Quando diventa felicità pubblica è la fine, come portarsi dietro una malattia incurabile: parenti e affini battono cassa e tutti i poveri mortali iniziano a gufarti contro. Del resto, permane un incoercibile «senso di colpa» cattolico (e di sinistra) nei confronti dell’opulenza, del Grande Agio:
«È più facile che un cammello entri per la cruna di un ago che un ricco nel regno di Dio» (dal Vangelo secondo Matteo), da una parte; dall’altra, s’avanza Bertolt Brecht: «Cos’è rapinare una banca a paragone del fondare una banca?». Più sbrigativi i fratelli Goncourt: «Ci sono fortune che gridano “Imbecille!” all’uomo onesto». Definitiva, Dorothy Parker: «Se vuoi sapere cosa pensa Dio del denaro, guarda le persone a cui lo ha dato».
La ricchezza, quindi, si trasforma in una vera e propria angoscia da ricchezza. E così i Rockefeller, re del petrolio, pubblicizzano il loro altruismo nella sua classica e un po’ ipocrita accezione filantropica, costruendo il più bel museo di arte contemporanea, il MoMA di New York.
Il problema che la ricchezza pone, il lettore l’avrà già capito, è schizofrenico perché riguarda infatti la cornice in cui il super-Paperone si muove e respira. Che senso ha, infatti, essere ricchi dalla mutanda alla lavanda, se non c’è nessuno che ti vede, ti ammira, ti invidia?
Per esempio: benché producesse automobili non molto chic, Gianni Agnelli è stato un’icona di charme. Il suo segreto? Ostentare disinvoltura e nonchalance soprattutto davanti ai dolori e ai pericoli. Lamentarsi è povertà. E tutti i parvenus osservavano affascinati il Rolex sul polsino e la cravatta sul pullover, e non già i dettagli della 124 o della 850 o della Duna, il veicolo più inguardabile mai prodotto. LA’ vvocato deve quindi mettere su una Juventus acchiappa-scudetti per conquistare la simpatia nazional-popolare.