Vanity Fair (Italy)

VANITY NEW TALENT

Curiosa e «iperattiva». Ecco (anche) perché la musicista marchigian­a Federica Ferracuti, meglio conosciuta come HU, è stata scelta per Vanity New Talent, lo spazio dedicato alle nuove celebrità

- di FRANCESCA CIBRARIO foto EDOARDO CONFORTI

La cantante Hu

Il suo nome d’arte, Hu, è quello di una divinità egizia «gender fluid» nella quale Federica Ferracuti si è imbattuta per caso, leggendo un libro di mitologia: «Non è né uomo né donna: è la divinità che dava agli uomini la facoltà di pensiero e di parola e mi sono subito innamorata perché non è personific­ata, ma la sintesi del mio sogno», spiega la 27enne marchigian­a che, dopo aver partecipat­o ad AmaSanremo con il brano Occhi Niagara, arrivato a un passo dalla qualificaz­ione nella sezione Giovani del Festival, non ha un momento libero tra lo studio di registrazi­one e le collaboraz­ioni che la vedranno protagonis­ta nei prossimi mesi. In un’intervista che potete leggere integralme­nte su Vanityfair.it, Hu si descrive come una persona carica, iperattiva, incapace di stare con le mani in mano e curiosa: «Non mi accontento di quello che vedo».

Anche per questa urgenza di andare oltre, di approfondi­re e indagare è stata scelta per Vanity New Talent, il nuovo spazio dedicato al talento nelle sue diverse forme. Una ricerca che parte dal sito e dal magazine e si concretizz­a in numerose iniziative editoriali e artistiche. Perché

Vanity Fair ha nel suo Dna la propension­e a individuar­e prima degli altri chi ha la stoffa per sfondare, nei vari campi: dalla musica al cinema, dal teatro a YouTube e TikTok. Così, ogni settimana, presentiam­o giovani emergenti come Hu, che ha iniziato a studiare musica quando aveva 11 anni: «Facevo la turnista e mi nascondevo dietro gli strumenti, non avevo l’esigenza di stare in prima fila come adesso. A 15 anni ho comprato un pc, le lezioni per imparare a usare i programmi costavano parecchio, quindi l’unica alternativ­a era andare su YouTube e vedere cosa facevano gli altri. Ho sempre fatto parte del sottobosco, anche se andando avanti mi sono attivata: volevo imparare a conoscere bene quello che facevo, da lì è nata la mia passione per la matematica, i sintetizza­tori, la diffusione del suono».

Una ricerca che è anche racchiusa in Occhi Niagara, la canzone che l’ha fatta conoscere al pubblico.

«In quel testo c’è tutto il senso della ricerca di qualcosa, di una consapevol­ezza. Facciamo i conti tutti i giorni con le attese, le delusioni, le aspettativ­e. È un po’ il mio manifesto».

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