VANITY NEW TALENT
Curiosa e «iperattiva». Ecco (anche) perché la musicista marchigiana Federica Ferracuti, meglio conosciuta come HU, è stata scelta per Vanity New Talent, lo spazio dedicato alle nuove celebrità
La cantante Hu
Il suo nome d’arte, Hu, è quello di una divinità egizia «gender fluid» nella quale Federica Ferracuti si è imbattuta per caso, leggendo un libro di mitologia: «Non è né uomo né donna: è la divinità che dava agli uomini la facoltà di pensiero e di parola e mi sono subito innamorata perché non è personificata, ma la sintesi del mio sogno», spiega la 27enne marchigiana che, dopo aver partecipato ad AmaSanremo con il brano Occhi Niagara, arrivato a un passo dalla qualificazione nella sezione Giovani del Festival, non ha un momento libero tra lo studio di registrazione e le collaborazioni che la vedranno protagonista nei prossimi mesi. In un’intervista che potete leggere integralmente su Vanityfair.it, Hu si descrive come una persona carica, iperattiva, incapace di stare con le mani in mano e curiosa: «Non mi accontento di quello che vedo».
Anche per questa urgenza di andare oltre, di approfondire e indagare è stata scelta per Vanity New Talent, il nuovo spazio dedicato al talento nelle sue diverse forme. Una ricerca che parte dal sito e dal magazine e si concretizza in numerose iniziative editoriali e artistiche. Perché
Vanity Fair ha nel suo Dna la propensione a individuare prima degli altri chi ha la stoffa per sfondare, nei vari campi: dalla musica al cinema, dal teatro a YouTube e TikTok. Così, ogni settimana, presentiamo giovani emergenti come Hu, che ha iniziato a studiare musica quando aveva 11 anni: «Facevo la turnista e mi nascondevo dietro gli strumenti, non avevo l’esigenza di stare in prima fila come adesso. A 15 anni ho comprato un pc, le lezioni per imparare a usare i programmi costavano parecchio, quindi l’unica alternativa era andare su YouTube e vedere cosa facevano gli altri. Ho sempre fatto parte del sottobosco, anche se andando avanti mi sono attivata: volevo imparare a conoscere bene quello che facevo, da lì è nata la mia passione per la matematica, i sintetizzatori, la diffusione del suono».
Una ricerca che è anche racchiusa in Occhi Niagara, la canzone che l’ha fatta conoscere al pubblico.
«In quel testo c’è tutto il senso della ricerca di qualcosa, di una consapevolezza. Facciamo i conti tutti i giorni con le attese, le delusioni, le aspettative. È un po’ il mio manifesto».