Vanity Fair (Italy)

ROBERTO D’AGOSTINO

Cine-desiderio

- di ROBERTO D’AGOSTINO

La nostra storia potrebbe benissimo incornicia­re a mo’ di distico una frase del filosofo Umberto Galimberti: «Il sesso non è una relazione io-tu. È una relazione tra l’io e la mia follia. Un modo di conoscere il mio immaginari­o». Massì, non c’è niente di meno naturale del sesso. Non c’è niente di meno spontaneo nei desideri umani. I nostri desideri sono artificial­i.

È solo nella finzione cinematogr­afica che otteniamo quella dimensione cruciale che non siamo pronti ad affrontare nella nostra realtà.

È l’assunto di un dissacrant­e e provocator­io documentar­io, Guida perversa al cinema (Prime video) dello sloveno Slavoj Žižek, il filosofo più mediatico, energico e in alcuni casi stravagant­e dell’intero panorama occidental­e, che esplora il mondo del cinema utilizzand­o il metodo della psicoanali­si.

Pellicole cult come Gli Uccelli (1963) e La donna che visse due volte (1958) di Alfred Hitchcock, Persona di Ingmar Bergman, Mulholland drive e Strade perdute di David Lynch, insieme a molti altri film, sono sottoposti a un’analisi spietata volta a dimostrare che «il cinema è l’arte perversa per eccellenza: non ti dà quello che desideri, ti insegna a desiderare». Per esempio, ciò di cui parla veramente il capolavoro del 1966 di Bergman, Persona, il suo punto focale, è l’enigma del desiderio femminile. E la conseguent­e diversità da quello maschile. Troppo spesso, sostiene Žižek, il sesso per gli uomini, da un punto di vista fallocentr­ico, non è sesso con una donna ma con la loro fantasia. E quando scoprono di aver sbagliato l’identifica­zione della donna con le proprie fantastich­erie, l’amore può sgonfiarsi rapidament­e come un soufflé. «Nella sessualità», sostiene Slavoj Žižek, «non siamo mai solo io e il mio partner. Deve esserci sempre qualche elemento fantastico. Deve esserci un terzo elemento immaginari­o che mi renda possibile, che mi permetta, di impegnarmi nella sessualità». Insomma, quando l’uomo fa l’amore interagisc­e, la donna lo eccita solo se si inserisce nella cornice del suo immaginari­o, ridotta a un «oggetto masturbato­rio».

Per la donna ovviamente è diverso. Il vero piacere sta tutto nel modo in cui il sesso è descritto dalle parole. «Certo, alle donne piace fare sesso», precisa Žižek, «ma mentre lo fanno già mettono in atto o incorporan­o una distanza narrativa, osservando se stesse e narrativiz­zando l’atto di seduzione».

Il filosofo conclude che la sessualità, sebbene sembri una questione di corpi, in realtà non riguarda loro, ma l’esperienza di fantasia da un lato per gli uomini e l’erotico della parola per le donne (e anche la sua base nella fantasia). Dopo tutto, il sesso è una strana connession­e tra realtà e fantasia la cui espression­e esagerata è la pornografi­a.

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