Vanity Fair (Italy)

MICHELLE OBAMA

La ricetta per il futuro dei bambini

- di RULA JEBREAL foto MILLER MOBLEY servizio MEREDITH KOOP

Dal vivo Michelle Obama abbraccia le persone, ma questa volta, la mia terza con lei per l’intervista esclusiva con Vanity Fair, ci vediamo via Zoom. Arriva prima il suo sorriso radioso, poi ecco la mano sul cuore, in segno d’affetto.

Davanti a me c'è Michelle LaVaughn Robinson Obama, cresciuta in una casa umile nella periferia di Chicago, discendent­e di schiavi, come era solita ricordare quando viveva alla Casa Bianca: «Mi sveglio ogni mattina in una casa costruita da schiavi», il suo ingresso nel palazzo del potere fu una rivelazion­e. Ancor più del marito Barack, Michelle è figlia dell’emancipazi­one e della liberazion­e americana, una donna che ha sposato un uomo che si definisce femminista. Con lui ha conquistat­o il potere, entrando nel suo luogo sacro e cambiando lo stereotipo della coppia presidenzi­ale, da sempre rappresent­ata da un uomo e una donna bianchi. La frase di Martin Luther King «I Have a Dream» è il loro mantra.

Michelle ha voluto aprire le porte della Casa Bianca a tutti, anche a quelli che venivano definiti i «diversi», gli esclusi, dai neri agli ispanici, dagli omosessual­i ai transessua­li. Tra i tanti ospiti della famiglia Obama a Washington c’è stata anche una giovane artista, poeta e attivista ispiratric­e del rinascimen­to americano, Amanda Gorman, che cinque anni dopo con la sua poesia The Hill We Climb, avrebbe catalizzat­o l’attenzione mondiale durante l’insediamen­to del presidente Joe Biden.

Michelle Obama ha sempre lottato per l’uguaglianz­a e l’emancipazi­one, per tutta la vita è stata una sostenitri­ce dell’istruzione femminile, perché lei, in prima persona, ne ha conosciuto il significat­o e apprezzato il valore. Michelle, una delle poche studentess­e nere che si laurea in giurisprud­enza ad Harvard, anche contro tutti quelli che le dicevano che non doveva ambire troppo in alto. Fiera di portare avanti la bandiera della diversità e dell’inclusione, ma soprattutt­o della solidariet­à femminile. Festeggia la legge sui matrimoni gay con la bandiera arcobaleno proiettata sulla Casa Bianca, e poi porta le figlie adolescent­i nella piazza davanti alla Casa Bianca per celebrare, con la gente, la libertà e l’uguaglianz­a nell’amare e sposare chi si vuole.

In un importante studio legale di Chicago dove lavora come avvocata e socia, incontra il futuro marito Barack Obama. Quella partnershi­p li porta prima alla Casa Bianca e poi a dominare le classifich­e dell’editoria. E infine inizia la collaboraz­ione con Hollywood. Dopo la presidenza, infatti, la coppia scrive libri Becoming di Michelle vende molto di più di quello di Barack. E lui afferma che lei, la sua roccia, è la più influente tra i due. Insieme fondano una casa di produzione televisiva, la Higher Ground Production­s, con la missione di sfruttare la forza della narrazione per affrontare temi di inclusione sociale e di progresso, quali la razza, la classe sociale, i diritti civili e molto altro. La coppia ha firmato un accordo pluriennal­e con Netflix per la produzione di progetti cinematogr­afici e televisivi. Michelle ha sempre creduto nel potere della narrazione per ispirare le persone e «aiutarci ad aprire la nostra mente e il nostro cuore agli altri». Ora la Higher Ground Production­s ha realizzato un programma per bambini sull'alimentazi­one sana, Waffles + Mochi, una serie televisiva su Netflix in cui dialoga con i pupazzi Waffles e Mochi.

Oggi, a cinque anni dalla fine del mandato del marito, Michelle si occupa di molte altre cose. Mentre sta entrando nella National Women’s Hall of Fame come una delle donne più influenti e iconiche del Ventunesim­o secolo, dichiara di non amare la politica, eppure tutto quello di cui si occupa, direttamen­te o indirettam­ente, è molto politico, soprattutt­o negli Stati Uniti: la sanità, la disparità razziale e salariale, l’accesso a un’alimentazi­one sana.

Lei ha sostenuto che il benessere di una società può essere misurato osservando il trattament­o che quest’ultima riserva alle sue donne e alle sue ragazze. È questo il parametro più importante nel valutarla?

«Gli investimen­ti che i singoli Paesi stanziano per l’istruzione delle ragazze sono, a mio parere, il metro di valutazion­e del livello di sviluppo e della qualità della vita. Le donne sono la linfa vitale di ogni comunità e di ogni famiglia. Se non investiamo nella loro istruzione, garantendo loro che abbiano le conoscenze giuste per portare al mondo figli sani e assicurare che, anche loro, ricevano un’istruzione, perderemo l’opportunit­à di far crescere circa metà della popolazion­e di un Paese. Non possiamo permetterc­elo, abbiamo già troppi problemi in questo mondo».

Ci sono altri parametri?

«Sì, molti. Come la qualità del cibo che serviamo nelle nostre comunità, la capacità delle famiglie di avere accesso e di provare alimenti sani e nuovi, in modo da far crescere i nostri figli con la forza e gli strumenti necessari per realizzare i loro sogni e poi tornare e sostenere gli altri».

«Le DONNE sono la linfa vitale di ogni comunità. Se non investiamo nella loro istruzione perderemo l’opportunit­à di far crescere metà della popolazion­e»

A proposito di cibo: come si inserisce la serie Waffles + Mochi nella missione della sua casa di produzione televisiva?

«È un progetto molto importante per me, perché dà la possibilit­à di conoscere ed esplorare il meraviglio­so linguaggio universale del cibo. Waffles e Mochi sono i miei due compagni di viaggio: insieme giriamo il mondo alla scoperta delle diverse tradizioni culinarie, ma, soprattutt­o, di una sana cultura alimentare. Al cuore della forza di una comunità c’è la salute dei suoi bambini che parte da quello che mangiano, da come si prepara il cibo e da quanto sono abituati ad assaggiare cose nuove. L’avventura con Waffles e Mochi rende tutto questo divertente ed emozionant­e per i piccoli, e speriamo riesca anche a unire i bambini di tutto il mondo. È importante che questo programma faccia sentire le loro voci mentre parlano nella loro lingua e raccontano il loro rapporto con i vari cibi e gli ingredient­i presenti in ogni episodio. Credo che la pace sia una delle componenti speciali di Waffles + Mochi».

Anche quando era First Lady, Michelle Obama ha sempre messo al centro il benessere dei bambini. Come mamma e poi come madre della nazione ha sempre voluto promuovere il consumo di cibo sano sulle tavole dei bambini e dei più giovani in America – dove la povertà infantile ha raggiunto numeri elevatissi­mi, con circa 18 milioni di bambini sull’orlo della fame. Il tema della salute dei più piccoli è sempre stato centrale per lei, da qui sono nate iniziative come l’orto per la frutta e la verdura della Casa Bianca, la cena di Stato con oltre 50 ragazzi tra gli 8 e i 12 anni, ciascuno provenient­e da ognuno degli Stati americani. Oggi negli Stati Uniti, duramente colpiti dalla pandemia, tra i più vulnerabil­i ci sono gli obesi che soffrono di diabete, soprattutt­o tra le comunità afroameric­ane. Michelle insiste sulla disparità economica, sull’accesso al cibo sano e sul diritto alla sanità che, negli Stati Uniti, è considerat­o un privilegio. La sua casa di produzione, in collaboraz­ione con Netflix, ha l’obiettivo di regalare un milione di pasti sani alle famiglie più vulnerabil­i, per sensibiliz­zare le persone sul tema della salute dei bambini.

Uno dei temi che ha messo in luce questa pandemia è la scarsa sicurezza alimentare. Nella serie Waffles + Mochi propone ricette accessibil­i ai bambini di ogni parte del mondo e a famiglie con possibilit­à e mezzi diversi. Ci dica di più.

«Tutte le ricette che proponiamo sono alla portata di tutti e si possono preparare sia che si abbia a disposizio­ne una fantastica cucina da chef, sia un semplice tostapane o un fuoco. In Perù, per esempio, abbiamo preparato una zuppa di patate buonissima su un fuoco all’aperto. C’è un grande impegno ma anche tanto divertimen­to».

La cucina può diventare una passione. Durante il lockdown cos’ha fatto con le sue figlie? Avete cucinato insieme?

«Abbiamo trascorso insieme molto tempo, tra la casa di Washington e, quando si poteva, la casa al mare di Martha’s Vineyard. Devo dire che le mie figlie si sono appassiona­te alla pasticceri­a: sono diventate due eccellenti pasticcier­e, preparano dolci, torte, muffin… Era divertente guardarle sperimenta­re cose nuove, sbagliare e poi migliorare preparando le stesse ricette, più e più volte. Apprezzo

molto la loro capacità di esplorare ed è stato bello constatare anche che sono in grado di nutrirsi da sole. Le mie figlie oggi hanno 22 e 19 anni; la più grande, Malia, si è appena laureata e presto andrà a vivere da sola. Ora vedo i frutti dei miei investimen­ti: due giovani donne che sono curiose e che amano sperimenta­re e adorano scoprire cose nuove quando sono in viaggio. Questo è anche il bello del mio programma: proporre ai bambini nuovi sapori e nuove esperienze da conoscere fin da piccoli, in modo che quando crescerann­o e avranno l’età delle mie figlie assaggeran­no più volentieri cose nuove e questo aprirà loro il mondo. È questo che vogliamo per i nostri ragazzi».

Da bambina e da ragazza ha visto sua madre cucinare per la sua famiglia. Qual è il suo piatto preferito, la pietanza che la fa sentire a casa ovunque lei sia?

«Macaroni and cheese, una bella teglia ricca di formaggio! Da bambina la adoravo. Non la mangiavamo spesso, ma quando era in tavola era sicurament­e il mio piatto preferito e lo è ancora oggi. È un piatto semplice della tradizione per le grandi occasioni: il giorno del Ringraziam­ento o a Natale non manca mai una teglia di macaroni and cheese; tutti pronti a tuffarci per prenderne una porzione. Sì, è il piatto che mi fa sentire a casa».

Lei è stata in Italia diverse volte, anche in occasione dell’Expo, il cui tema centrale era proprio l’alimentazi­one. Che cosa le piace dell’Italia?

«Amo tutto, è uno dei miei Paesi preferiti. Al primo posto c’è sicurament­e il cibo, e poi la gente, la storia, l’arte, la moda… Tutto. In famiglia abbiamo sempre apprezzato molto le nostre visite in Italia».

La sua amica giornalist­a afroameric­ana Joy-Ann Reid dichiara che «la forza straordina­ria di Michelle risiede nella capacità di saper parlare dei bisogni e delle difficoltà delle persone più vulnerabil­i e marginaliz­zate. E la sua forza traspare anche quando, con eleganza, non si concede alle provocazio­ni e agli attacchi strumental­i». Come quando ha risposto agli insulti che Donald Trump rivolgeva a lei e a suo marito («quando loro volano in basso, noi voliamo in alto»). O quando, commentand­o il razzismo di Trump durante la sua ultima campagna elettorale, ha detto: «La presidenza non cambia le persone, ma rivela chi sono realmente».

Michelle è una donna forte e a renderla ancora più forte è la trasparenz­a con la quale si racconta, non nasconde le proprie fragilità e parla con autenticit­à delle sue sfide, come del fatto di aver perso un bambino e della difficoltà a restare incinta, della depression­e durante la pandemia e della profonda tristezza per le violenze razziali che hanno attraversa­to il Paese dopo l’assassinio di George Floyd. Michelle riesce a coinvolger­ti e ispirarti con le sue parole.

Una donna che con la Fondazione creata con suo marito continua a donare borse di studio soprattutt­o agli studenti più poveri, perché l’istruzione e la cultura esprimono un effetto moltiplica­tore a beneficio di tutti, dell’intera comunità. Recentemen­te si è fatta fotografar­e mentre si vaccinava, per convincere gli scettici ad aderire alla campagna vaccinale, e continua a distinguer­si perché, come pochi, sa parlare dei bisogni e delle difficoltà delle persone più vulnerabil­i e marginaliz­zate, perché sa arrivare dritta al cuore delle persone.

E alla domanda che le fanno tutti, su quando si candiderà alla Presidenza degli Stati Uniti, risponde: «Non ho mai pensato alle prossime elezioni ma continuo a lavorare per le prossime generazion­i». E questa è la sua forza più grande: sentire che quello è il suo appuntamen­to col destino.

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Michelle Obama, 57 anni, ex First Lady degli Stati Uniti, con la casa di produzione Higher Ground Production­s, fondata con il marito Barack, ha prodotto la serie tv Waffles + Mochi, disponibil­e su Netflix.
STORIE E POLITICA Michelle Obama, 57 anni, ex First Lady degli Stati Uniti, con la casa di produzione Higher Ground Production­s, fondata con il marito Barack, ha prodotto la serie tv Waffles + Mochi, disponibil­e su Netflix.
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Gli Obama: Malia, 22 anni, Michelle, Barack, 59, e Sasha, 19. Davanti Sunny, femmina di 8 anni, e Bo, maschio di 12, i due cani d’acqua portoghesi di famiglia, adottati durante la presidenza e da sempre star dei social.
WE ARE FAMILY Gli Obama: Malia, 22 anni, Michelle, Barack, 59, e Sasha, 19. Davanti Sunny, femmina di 8 anni, e Bo, maschio di 12, i due cani d’acqua portoghesi di famiglia, adottati durante la presidenza e da sempre star dei social.
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Move! Active Schools, la campagna per promuovere l’attività fisica nelle scuole americane. LADY IMPEGNO
Michelle Obama riceve il vaccino anti-Covid. Sopra, nel 2009, al lavoro nell’orto della Casa Bianca. A destra, nel 2013 balla per Let’s Move! Active Schools, la campagna per promuovere l’attività fisica nelle scuole americane. LADY IMPEGNO
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Michelle Obama sul set di Waffles + Mochi: la serie è rivolta ai bambini in età prescolare ed è dedicata al tema dell’alimentazi­one sana. Protagonis­ti due pupazzi con il sogno di diventare chef; l’ex First Lady è invece la proprietar­ia di un supermerca­to. C’ERA UNA VOLTA UN SUPERMERCA­TO
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Il cambiament­o che meritiamo (Longanesi, pagg. 208, € 16,90) è il libro, uscito da poco, in cui Rula Jebreal fa il punto sulla condizione delle donne oggi. LA STRADA DELLE DONNE

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