Vanity Fair (Italy)

IL CULTURISTA

- di Francesco Bonami

Ci sono artisti che nascono troppo tardi e artisti che nascono troppo presto. Troppo presto era nato Alberto Savinio, fratello del ben più famoso e scafato Giorgio De Chirico. Chi vuol capire dal vero quanto geniale fosse Savinio potrà andare quando sarà possibile a vedere la mostra a Palazzo Altemps a Roma. Nel frattempo ve lo dico io. Basta guardare i suoi dipinti con i giocattoli degli anni ’30, quasi un secolo fa. Ma con certa arte parlare di età è disdicevol­e perché l’età non ha nulla a che fare con la loro freschezza o giovinezza di contenuti. La freschezza di Savinio non è nemmeno una questione del soggetto, i giocattoli. È una questione di una immaginazi­one troppo avanti con i suoi tempi. Se uno non conoscesse la data di questi quadri e dovesse tirare a indovinare direbbe che sono stati dipinti attorno alla metà degli anni ’80 da qualcuno che lavorava dentro lo studio di design e architettu­ra Memphis, quello di Ettore Sottsass, Mendini e compagnia bella. Savinio a tutti gli effetti meriterebb­e il titolo di artista «postmodern­o», parolaccia oggi ma molto cool una quarantina di anni fa. Invece il povero Savinio non era per niente «post» ma troppo «pre». In più aveva, come nella canzone dell’Armando di Enzo Jannacci, la sfortuna di avere un fratello più furbo e forse anche un po’ geloso della sua eccezional­e fantasia. De Chirico non ha spinto l’Alberto, come Jannacci fa con l’Armando, giù dalla macchina in corsa ma sicurament­e finché ha potuto lo ha spinto fuori dalla Storia dell’Arte. Ma Savinio, anche se un po’ sbertuccia­to, è rimasto attaccato alla portiera dell’arte e oggi sembra ancora fresco come una rosa, mentre l’arte del fratello gli anni li porta peggio. cool

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