Vanity Fair (Italy)

Sentiti forte

- di ANNALISA BETTI

Una nuova primavera è arrivata, ma rispetto allo scorso anno nulla è cambiato: la vivremo alla finestra. L’unico conforto è che siamo più attrezzate. Affidiamoc­i quindi a un arsenale olfattivo che trasmetta buonumore e benessere. Perché L’ARMA VINCENTE RIMANE COMUNQUE IL SORRISO

Altro giro, altra corsa. Anche se di regali, ultimament­e, non se ne vedono tanti. Stiamo affrontand­o, nostro malgrado, la seconda «maledetta primavera».

Siamo stufe, stanche e spaventate. Da più di un anno chiuse tra le mura domestiche dobbiamo destreggia­rci come non mai tra lavoro, famiglia e noi stesse. Vietato mollare, però. Anzi, questo è il momento di rialzare la testa, di far vedere di che pasta siamo fatte e di riprendere in mano la situazione, definitiva­mente. Non è facile, neanche per idea, perché Wonder Woman esiste solo al cinema e ci sono giorni in cui ci sentiamo tutt’altro che una meraviglia. Ma così è.

IL POTERE DELL’OLFATTO

Partiamo dalle piccole cose allora. Tanto per cominciare non sottovalut­iamo il valore del più evocativo dei sensi, quello che parla direttamen­te al nostro cervello. Tramite un profumo, in un attimo, possiamo infatti influenzar­e la nostra volontà e il nostro umore. Pensiamo anche sempliceme­nte a quelle note che ci riportano alla mente i ricordi dell’infanzia, ambientati magari al luna park dove si andava con il papà la domenica mattina, con il profumo dello zucchero filato e delle rotelle di liquirizia che ci facevano scoppiare di gioia. Oppure a quei profumi che sono legati indissolub­ilmente a un luogo o a una persona che usa sempre una fragranza ben precisa.

Allo stesso modo, ci sono scie e accordi che trasmetton­o sensazioni di benessere, buonumore e relax. Per esempio, avete mai notato che in molti negozi c’è nell’aria un profumo piªcevole? Si tratta del marketing olfattivo, un modo tanto semplice quanto efficace per metterci a nostro agio e «rinforzare» la propension­e all’acquisto.

ASCOLTIAMO L’ISTINTO E I SENSI

Quante volte abbiamo detto: «A naso, quella persona (non) mi piace», oppure: «Ci stiamo ancora annusando?». Sono metafore comuni per dire che l’olfatto è uno degli strumenti del nostro istinto atavico e non può essere ingannato. Perciò usiamo questa informazio­ne a nostro vantaggio e scegliamo profumi che sanno «di sole e d’azzurro», come direbbe Giorgia: agrumi succosi, fiori d’arancio e le cosiddette note aldeidate, che comunicano

«Basta sfiorare il filo teso di un profumo che i RICORDI risuonano immediatam­ente» — Diane Ackerman

trasparenz­a e luminosità; o quelli che ci portano altrove, in luoghi da sogno. O ancora quelli psichedeli­ci che trasmetton­o energia e vitalità (pompelmo e yuzu sono meglio di un caffè doppio), o che sembra abbiano le fattezze di una mano rassicuran­te sulla spalla, promessa che andrà tutto bene. Ma stavolta davvero.

Per non sbagliare, puntiamo poi sulla vaniglia, ma quella vera, che non sa di crema pasticcier­a ma è anzi molto aromatica e «adulta»: la varietà Bourbon, la più pregiata, è meglio della dopamina, fidatevi.

Altro input: il profumo giusto non è soltanto quello che si limita a sapere di buono, ma è anche quello che il nostro istinto sceglie in una precisa situazione. E adesso abbiamo bisogno di provare una sensazione di leggerezza spensierat­a, esattament­e quella che trasmetton­o i fiori bianchi, le note agrumate e quelle acquatiche, insieme all’illusione di essere in luoghi un po’ più fiabeschi del solito.

RISCOPRIRE I RITUALI

Non fermiamoci al profumo però: dopo una giornata di smart working, tutto ciò di cui abbiamo bisogno è disconnett­ere il pc, placare ansie e stress e riconnette­rci con noi stesse. Niente di meglio, allora, di un po’ di meritato me time, un po’ di tempo per dimenticar­e i problemi e ritrovare la calma, magari regalandos­i un massaggio distensivo con una crema corpo morbida, profumatis­sima dall’effetto cocoon. Poi basta l’aria che sa di buono grazie a un diffusore e perché no, per dirla con Loretta Goggi, «vino bianco, fiori e vecchie canzoni».

Ed è subito tutta un’altra musica.

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foto FERNANDO GÓMEZ
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