BILL GATES
Guardare senza paura dentro il futuro
Nel gioco di ruolo dei miliardari tecnologici, dove c’è chi compie spedizioni su Marte e chi sulla Luna, Bill Gates ha sempre scelto per sé una partita magari meno eccitante per i fan ma non proprio di secondo piano: salvare il mondo, o almeno provarci, senza tante smancerie. Il fondatore della Microsoft, insieme alla moglie, con la loro Bill & Melinda Gates Foundation, si dedica da oltre vent’anni a sradicare micidiali malattie, povertà, carestie. È anche uno dei pochissimi ad aver previsto il Covid, ma nell’epoca stregonesca che viviamo, invece che ascoltarlo allora, lo incolpano oggi: di speculare coi vaccini, o addirittura di iniettare il 5G (cosa che a Roma, dove manca ancora la fibra ottica, farebbe peraltro comodo). Lui però va avanti, curando e prevedendo. Adesso nel suo nuovo libro,
Clima. Come evitare un disastro. Le soluzioni di oggi, le sfide di domani (edito in Italia dalla Nave di Teseo), terrorizza ancora una volta l’umanità intera con delle profezie che speriamo fallaci. L’unico modo per evitare la catastrofe, scrive Gates, è che azzeriamo completamente le emissioni di gas serra entro il 2050. È evidente che sarà difficilissimo.
In questo libro lei paragona i morti da pandemia e quelli da climate change: che, scrive, avrebbe gli effetti di un Covid prolungato. Nel 2100 il riscaldamento globale
potrebbe causarne 75 ogni 100 mila abitanti, contro i 14 del Covid. Insomma, non stiamo facendo abbastanza per il clima?
«In realtà sono stati compiuti parecchi progressi su due fronti: sensibilizzazione al problema (grazie soprattutto all’attivismo dei giovani) e definizione di obiettivi ambiziosi per risolverlo (come gli impegni globali presi a Parigi nel 2015). Ciò di cui abbiamo bisogno ora è un piano pratico per raggiungere zero emissioni entro il 2050. Questo è ciò che propongo nel mio libro ed è ciò a cui sto lavorando a Breakthrough Energy (una coalizione fondata da Gates di cui fanno parte un gruppo di multimiliardari impegnati a finanziare imprese emergenti nel settore dell’energia pulita. Ci sono tra gli altri Jeff Bezos, fondatore di Amazon, quello di Alibaba Jack Ma, il principe saudita Al Waleed, ndr). Il mondo deve impiegare il prossimo decennio a mettere in piedi le giuste strutture tecnologiche, politiche e di mercato in modo che le persone possano implementare le opzioni a emissioni zero che già esistono, e inventare e implementare quelle che ancora mancano. Arrivare a zero significa rifare l’intera economia “fisica”: il modo in cui facciamo le cose, produciamo elettricità, coltiviamo, spostiamo prodotti in giro per il pianeta e riscaldiamo e raffreddiamo i nostri edifici. È un’impresa enorme e ci vorranno decenni. Ecco perché il lavoro deve iniziare ora».
Lei aveva previsto la pandemia. In un ormai celebre Ted Talk del 2015 disse che non saremmo stati in grado di gestirne una globale. Che non eravamo organizzati. E che con l’Ebola, il virus che aveva colpito l’Africa due anni prima, eravamo stati fortunati, perché non era arrivato nelle aree urbane, e poi era un virus che dava sintomi così forti da costringere le persone a letto. Al contrario, se si fosse presentato un virus che ci permetteva di portarlo in giro in aereo, saremmo stati fregati. Ma, se come disse lei all’epoca, l’Ebola è stato un fallimento globale, il Covid cos’è? Un altro fallimento globale? O un fallimento europeo? Al momento gli Stati Uniti se la stanno cavando molto meglio.
«È certamente vero che il mondo non era pronto a fermare un virus a rapida diffusione come quello che causa il Covid. La comunità globale avrebbe potuto essere preparata meglio e ogni Paese sta affrontando sfide nel gestire questa pandemia. Ma penso che sia importante cercare ciò che ha funzionato bene e poi diffondere quel comportamento virtuoso. Per esempio, il mondo non ha mai inventato e distribuito un vaccino così rapidamente. Di solito questo processo richiede molti anni; in questo caso, è passato circa un anno dal momento in cui gli scienziati hanno identificato il virus fino all’introduzione dei vaccini. Questa è una testimonianza del potere della scienza e dell’innovazione. Gli esperti stanno già cercando modi per accelerare ulteriormente questo processo la prossima volta in cui ce ne sarà bisogno. Ci sarà tempo, dopo la fine di questa crisi, per riflettere su ciò che tutti avrebbero potuto fare meglio. In questo momento, dobbiamo concentrare l’attenzione del mondo su ciò che può essere fatto collettivamente oggi, perché le risposte delle singole nazioni non affronteranno la scala globale e la complessità della crisi. Molti Paesi stanno ora affrontando l’emergere di varianti e nuovi lockdown sono stati imposti in tutta Europa. Nessuno Stato può affrontare da solo questa pandemia. Il Covid, anche in un solo Paese, è una minaccia per tutti. Insieme, possiamo garantire che un vaccino sicuro ed efficace sia accessibile e distribuito equamente a tutti, contribuendo a ridurre la diffusione di nuove varianti. Lavorando insieme, saremo anche meglio preparati per la prossima pandemia. L’Italia detiene la presidenza del G20 quest’anno e a maggio ospiterà il Global Health Summit insieme alla Commissione europea: questo è un momento importante per lavorare come comunità globale per dare vaccini e altri trattamenti e strumenti a tutti, in modo rapido ed equo, per mettere fine alla pandemia».
La sua fondazione, che si occupa della salute a livello globale e soprattutto nei Paesi più poveri, si è velocemente riadattata, concentrandosi sul Covid. Come avete fatto?
«Sebbene la pandemia colpisca tutte le aree di lavoro della fondazione, rimaniamo comunque impegnati nei nostri principali temi di interesse, tra cui la riduzione delle malattie infettive, l’eliminazione della povertà estrema e il miglioramento dell’istruzione pubblica negli Stati Uniti. Abbiamo lavorato a stretto contatto con i nostri partner per continuare a fare progressi in tutte le aree del nostro programma anche in mezzo alla pandemia. Il team contro la malaria, per esempio, ha dovuto ripensare a come distribuire le zanzariere in un momento in cui non è più sicuro organizzare, come si faceva prima, un evento collettivo per la loro consegna. Stiamo poi aiutando i nostri partner a comprendere l’impatto del Covid su donne incinte e bambini, assicurandoci che continuino a ricevere servizi sanitari essenziali in tutto il mondo. Nel campo dell’istruzione stiamo aiutando gli insegnanti ad adattarsi a un mondo in cui il loro computer portatile è la loro classe. La fondazione ha inoltre proseguito il suo lavoro sul cambiamento
«Quello che mi preoccupa delle TEORIE DEL COMPLOTTO è che possono minare la fiducia negli esperti e nei vaccini»
climatico, incentrato sull’aiutare le persone vulnerabili alle condizioni meteorologiche – in particolare gli agricoltori a basso reddito di tutto il mondo – ad adattarsi agli effetti dell’aumento delle temperature (e nel frattempo con Breakthrough Energy stiamo finanziando ricerche per l’eliminazione delle emissioni di gas serra). In altre parole, rimaniamo concentrati sullo stesso obiettivo che abbiamo stabilito quando, più di 20 anni fa, Melinda e io abbiamo avviato la nostra fondazione: assicurarci che ogni persona abbia la possibilità di vivere una vita sana e produttiva».
Prima del Covid, il clima sembrava «la» grande emergenza globale. Pensa che con la pandemia l’attenzione su questo tema diminuirà o al contrario aumenterà?
«Grazie a tutti gli attivisti e ai giovani che stanno facendo in modo che il cambiamento climatico rimanga sotto i riflettori, anche qualcosa di terribile come il Covid non può distogliere l’attenzione da esso. È interessante come nel 2008 e nel 2009, mentre l’economia globale è entrata in recessione, i sondaggi hanno mostrato una significativa diminuzione del sostegno all’azione sul cambiamento climatico. Oggi invece, anche con la pandemia, questo interesse è rimasto forte e costante. Questa è un’ottima notizia, perché la pressione dell’opinione pubblica sarà la chiave per guidare un vero progresso verso le emissioni zero».
Ma davvero pensa che i Paesi più ricchi riusciranno a diminuire le loro emissioni fino a zero entro il 2050? Sembra un’impresa impossibile.
«È possibile, ma sarà molto difficile. Chiunque pensi che arrivare a zero sarà facile ha torto, e chi pensa che sia impossibile sbaglia. Tutto quello che ho imparato sul clima e sulla tecnologia mi rende ottimista sul fatto che, se agiamo abbastanza velocemente e vediamo il problema in tutta la sua complessità, possiamo evitare un disastro climatico».
Lei è sempre più al centro
delle teorie complottistiche più disparate. Secondo le quali sarebbe a capo di misteriose organizzazioni per sovvertire l’ordine mondiale, o per speculare sui vaccini, oppure, la più curiosa, iniettare il 5G insieme a questi. Che atteggiamento ha su queste tematiche? Legge queste fake news? Magari anche solo per curiosità, o per farsi una risata…
«Quello che mi preoccupa delle teorie del complotto è che potrebbero minare la fiducia delle persone negli esperti e nei vaccini. Quando si diffondono informazioni errate o fuorvianti, le persone potrebbero non prendere le precauzioni importanti che possono salvare vite umane: indossare mascherine, tenere la distanza sociale, vaccinarsi. Per il resto rimango concentrato sul lavoro di fornire vaccini e altri strumenti salvavita a tutti coloro che ne hanno bisogno».
Uno dei capitoli più sorprendenti del libro è quello che riguarda il nucleare. Ci si aspetterebbe che uno come lei fosse un paladino dell’energia eolica o cose del genere. Invece nel libro è scritto che, alla fine, i grandi incidenti atomici della storia hanno fatto, tutti insieme, meno morti di quelli che i combustibili fossili producono in un solo anno. Scrive anche che il nucleare è «l’unica fonte di energia a zero emissioni in grado di fornire affidabilmente corrente giorno e notte, in qualunque stagione, praticamente ovunque sul pianeta, che abbia dimostrato di funzionare su vasta scala». Siamo pronti quindi a un ritorno al nucleare? È un’idea che ancora fa paura a molti.
«I ricercatori stanno esplorando vari approcci a ciò che è noto come nucleare avanzato, ovvero centrali che sarebbero molto più sicure e produrrebbero molti meno rifiuti rispetto agli impianti odierni.
Sto investendo in una società, TerraPower, che persegue un’idea molto interessante. Attualmente sta lavorando con il governo degli Stati Uniti per costruire un progetto pilota e dimostrare che l’energia nucleare può essere ancora più sicura di quanto non sia già. Penso che questo sarà molto utile per superare le paure della gente».
Tra tutti i magnati tecnologici, lei è sempre stato quello un po’ meno cool. Steve Jobs era quello, invece, super cool, e faceva anche le campagne pubblicitarie in cui c’era l’Apple man, il fighetto creativo, e poi il Microsoft man, quello nerd. Anche oggi, suoi colleghi come Elon Musk o Jeff Bezos vanno su Marte o sulla Luna, cose molto più sfiziose che non salvare il pianeta.
«Ma essere “cool” non è mai stato il mio obiettivo! Sono incredibilmente fortunato ad avere molte risorse da restituire alla società, e sto cercando di farlo nei modi più utili per migliorare la vita delle persone. Nella mia, di vita, ho svolto due lavori straordinari: il primo alla guida di Microsoft e ora, con Melinda, nella nostra fondazione. Mi sveglio ogni giorno pensando a come l’innovazione può aiutare a risolvere grandi problemi e salvare vite umane. È un grande privilegio». ➡ TEMPO DI LETTURA: 10 MINUTI