Un nuovo vivere urbano
Una storica cartiera alle porte sud di Milano diventa Selvanesco 77, un nuovo complesso residenziale che promuove una socialità diversa.
Tra luoghi di aggregazione e passeggiate nella natura
Rinascita. È questa la parola d’ordine dietro il progetto di riqualifica dell’area industriale Selvanesco 77. «L’idea, nata nel 2004, era quella di creare un microcosmo fatto di persone e relazioni», spiega Luigi Marchetti di LMA Architettura, l’architetto che ha ideato il progetto grazie a Sparim, divisione real estate di Sparkasse, la Cassa di Risparmio di Bolzano. «La destinazione residenziale ci ha portato a un frazionamento intelligente in tante piccole unità». Il forte impatto estetico del complesso è determinato dalla tipica architettura industriale del secolo scorso che «è stata mantenuta quasi integralmente: il volume, le finestrature ripetitive, l’uso del ferro e delle capriate, le altezze. Allo stesso tempo, abbiamo previsto una serie di spazi comuni come una piazzetta con una fontana e del verde. In programma ci sono anche una palestra, un ristorante-bar e un centro diagnostico sportivo. Un occhio di riguardo è stato riservato alla sostenibilità, riducendo al minimo i consumi energetici grazie a pacchetti isolanti e serramenti ad hoc». Selvanesco 77, che dista appena 20 minuti dal centro di Milano, diventerà quindi sia un polo abitativo che di aggregazione, trovandosi in un’area che vede anche la presenza del teatro PimOff, di un centro commerciale e del parco agricolo del Ticinello. Il progetto ha anche un’anima artistica e culturale affidata al poeta di strada e artista pubblico Ivan Tresoldi che, con lo studio Artakademy realizzerà In parola, opera unica suddivisa in più parti che ricoprirà con parole e versi alcune delle aree comuni. Spiega Tresoldi: «Si tratta di una forma d’arte al servizio della cosa sociale, affinché le premesse di questa comunità possano essere un po’ diverse dalla gentrificazione che normalmente viene attuata in questi spazi. È un piccolo esempio di nuovo rinascimento, perché non c’è futuro senza memoria».